Le ultime sul nuovo coronavirus in Italia

I casi individuati sono una sessantina, fra cui uno a Milano e uno a Torino: le cose da sapere, in ordine

(AP Photo/Luca Bruno)
(AP Photo/Luca Bruno)

Da giovedì 20 febbraio sono stati individuate in Italia circa una sessantina di persone che hanno contratto il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2), che finora ha contagiato 77mila persone in diversi paesi del mondo causando circa 2.300 morti, quasi tutti in Cina, dove ha avuto origine l’epidemia. In Italia è stata confermata ufficialmente la morte di due persone: un 78enne che abitava in provincia di Padova e una donna di 77 anni trovata morta nella sua abitazione in Lombardia (che aveva il coronavirus ma anche altre malattie che potrebbero averne causato la morte).

Per ora sono stati individuati una cinquantina di casi in Lombardia – la stima ufficiale non è aggiornata da stamattina – fra cui uno a Milano, 12 in Veneto e 1 in Piemonte. Il caso in Piemonte e quelli in Lombardia sono legati, ma al momento non sembra ci sia alcun collegamento con i casi in Veneto.

L’Italia è di gran lunga il paese europeo col maggior numero di contagiati: secondo un elenco costantemente aggiornato dall’agenzia stampa olandese BNO News, il secondo paese più colpito è la Germania con 16 casi.

Nel pomeriggio il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana aveva spiegato che tutti i casi trovati nella sua regione erano «riferibili al territorio della prima infezione», cioè la provincia di Lodi, che secondo l’assessore alla Sanità regionale Giulio Gallera si trova «al centro di un focolaio di epidemia».

Fra i casi in Lombardia, trentacinque contagiati sono stati individuati a Codogno, dove si era presentato l’uomo 38enne a cui per primo era stato diagnosticato il nuovo coronavirus, e in particolare nell’ospedale locale: Gallera ha specificato che hanno contratto il virus diversi medici e dipendenti della struttura. Sono stati trovati anche due medici che abitano a Pieve Porto Morone, in provincia di Pavia, uno dei quali aveva lavorato a Codogno. Altri due casi sono stati individuati a Cremona e a Pizzighettone. L’unica persona contagiata a Milano è un 78enne che vive a Sesto San Giovanni, alla periferia nord della città, che da una settimana è ricoverato all’ospedale San Raffaele.

Il contagio in Piemonte è stato confermato nel corso di una conferenza stampa dal presidente della Regione Alberto Cirio: la persona contagiata è un 40enne di Torino, ricoverato all’ospedale Amedeo di Savoia. Dalle prime informazioni ha avuto contatti con almeno un caso registrato in Lombardia.

Abbiamo meno informazioni sui contagiati individuati in Veneto: quando ancora erano nove, il presidente della regione Luca Zaia aveva fatto sapere che erano tutti legati all’uomo morto in provincia di Padova. Poco dopo si è saputo che è risultato positivo al nuovo coronavirus anche un uomo di 67 che abita a Mira, in provincia di Venezia. Non è chiaro chi siano gli altri due contagiati.

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La prima persona morta era stata individuata in Veneto nella serata di venerdì: era un uomo di 78 anni che era stato ricoverato a Schiavonia, in provincia di Padova. Secondo informazioni ottenute da SkyTG24, prima di contrarre il nuovo coronavirus l’uomo aveva già diversi problemi di salute. Anche la donna di 77 anni trovata morta in Lombardia era malata da tempo.

Per 250 persone entrate in diretto contatto con i contagiati è stata prevista una quarantena in strutture militari e civili, mentre in dieci paesi del Lodigiano – Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano – la regione ha emesso un’ordinanza che vieta quasi tutte le attività all’aperto, e al contempo ha consigliato agli abitanti di non uscire di casa (parliamo di circa 50mila persone). Sono state chiuse anche le stazioni ferroviarie a Codogno, Maleo e Casalpusterlengo, mentre il Comune di Milano ha sospeso alcuni dipendenti che abitano nel Lodigiano.

Il 38enne in cui per primo era stato individuato il coronavirus si era presentato la prima volta al pronto soccorso di Codogno il 18 febbraio con la febbre, ma era stato rimandato a casa. Era tornato in ospedale il giorno dopo: lo avevano ricoverato e, quando la situazione si era aggravata, la moglie aveva detto ai medici che nei primi giorni di febbraio l’uomo aveva cenato con un collega che era appena tornato dalla Cina.

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Sul collega in questione non si hanno molte informazioni: parlando con MilanoToday, l’uomo ha fatto sapere di essere risultato negativo ai test, e che nelle scorse settimane non è mai stato male. Fra le possibili ipotesi c’è quella che il suo corpo abbia immediatamente sviluppato degli anticorpi, oppure che il virus lo abbia contagiato in maniera asintomatica per un breve periodo. Al momento, comunque, non esiste la certezza che sia stato proprio lui a contagiare il 38enne individuato per primo.

Non è ancora chiaro, invece, come siano stati contagiati i due uomini in Veneto, entrambi residenti a Vo’ Euganeo, un piccolo paese in provincia di Padova. Secondo il governatore del Veneto Luca Zaia nessuno dei due era andato di recente in Cina né aveva avuto contatti – per quello che si sa ad oggi – con persone tornate dalla Cina.