Cosa successe davvero nel 1917

L'apprezzato film di guerra di Sam Mendes non racconta una storia vera, ma è comunque molto fedele al contesto storico in cui è ambientato

Il nuovo film di Sam Mendes, il thriller di guerra 1917, sta diventando sempre più il favorito per la vittoria dell’Oscar per il miglior film, ed è stato anche il film più visto in Italia nell’ultima settimana. È ambientato in un preciso giorno della Prima guerra mondiale e racconta la storia di due caporali britannici ai quali viene affidato un importantissimo messaggio che, se consegnato, potrebbe salvare la vita a 1.600 soldati di un altro battaglione, che altrimenti rischiano di finire in un’imboscata dei tedeschi. Il film non è propriamente ispirato a una storia vera, ma parte dall’esperienza personale del nonno del regista – Alfred H. Mendes – per raccontare una storia certamente verosimile, inserita in un contesto ricreato e raccontato con notevole precisione.

La storia di 1917 non è davvero successa e i suoi protagonisti non sono davvero esistiti, ma sarebbe potuta succedere e sarebbero potuti esistere.

Il film di Mendes inizia il 6 aprile 1917 da qualche parte nel nord della Francia, sul fronte lungo il quale si stanno affrontando i soldati britannici e quelli tedeschi. Il 6 aprile 1917 è anche il giorno in cui gli Stati Uniti entrarono in quella guerra al fianco dei britannici, un fatto di cui però non viene fatta menzione nel film e che è di per sé irrilevante per la storia che racconta.

La data è però importante per capire come mai è anche solo immaginabile che i due protagonisti, i caporali William Schofield e Tom Blake, possano provare a superare la trincea in cui si trovano e avventurarsi oltre senza essere uccisi dopo pochi secondi. Come viene sommariamente spiegato loro, i tedeschi hanno lasciato la trincea in cui si trovavano: qualcuno sa che è solo un ripiegamento verso una serie di trincee più attrezzate e sicure; qualcun altro pensa invece, sbagliando, che si stiano ritirando.

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In effetti, nella primavera del 1917 i tedeschi ripiegarono lungo la linea Hindenburg, un vasto sistema di trincee nel nord-ovest della Francia, come parte di quella che è nota come Operazione Alberico. Fu un’operazione che i tedeschi avevano pianificato a lungo durante l’inverno e che confuse non poco lo stato maggiore britannico. Doran Cart, curatore del museo statunitense dedicato alla Prima guerra mondiale, ha spiegato a Smithsonian Magazine che fu un indietreggiamento che aveva lo scopo di «consolidare le forze in previsione di una possibile futura azione offensiva». I tedeschi, ha spiegato Cart, «non si stavano davvero ritirando; si stavano spostando verso una miglior posizione difensiva», riducendo la lunghezza e potenziando l’efficacia della loro linea del fronte. Una posizione che sarebbero riusciti a mantenere fino al 29 settembre 1918.

Lo spostamento effettivo verso la nuova linea, preparata per mesi, fu fatto soprattutto di notte, senza che la maggior parte dei britannici sospettasse alcunché. Capitò quindi che, almeno all’inizio, molti soldati britannici si trovarono di fronte a una trincea vuota, senza saperlo e senza avere modo di verificare, senza rischiare la vita, che fosse effettivamente così.

«Le truppe britanniche», ha detto Mendes a Vanity Fair, «si svegliarono un mattino e i tedeschi erano semplicemente spariti. Fu un periodo di tremenda incertezza: i tedeschi si erano arresi, o solo spostati, o erano solo lì in attesa?». Sempre Mendes ha spiegato, in questo caso in una lunga e dettagliata intervista a Deadline, che «tutte le ricerche fatte in seguito mostrano che c’era grande disaccordo» e che, dal suo punto di vista, era una situazione «drammaticamente perfetta, in cui può capitare che un generale dica che il nemico se ne è andato, che la strada è libera e che si deve procedere; mentre circa 200 metri più in là, un altro generale dice che non è affatto così, che i suoi soldati ci hanno provato la notte prima e sono morti».

Cart ha parlato della primavera del 1917 come di un periodo in cui, specie lungo il fronte occidentale, la situazione era «davvero fluida», seppur, nella pratica, gli eserciti fossero ancora statici, come per gran parte di quella guerra. Una situazione fluida in cui le poche informazioni disponibili, che arrivavano soprattutto dalle comunque pericolose ricognizioni aeree, circolavano poco e male. Nell’aprile del 1917, quindi, era davvero possibile che un battaglione sapesse cose che un altro non sapeva e che far passare un messaggio da uno all’altro potesse essere molto problematico. C’erano telefoni e telegrafi, ma le linee erano spesso interrotte e le comunicazioni spesso impossibili.

Per complicare le cose agli inglesi, durante il loro ripiegamento i tedeschi lasciarono lungo la strada cecchini, esplosivi e trappole di vario tipo, così che fosse difficile superare la cosiddetta “terra di nessuno” (quella tra due trincee) e che, una volta arrivati alla vecchia trincea tedesca, i britannici non trovassero niente di utile. Anche nelle terre tra la loro vecchia trincea e il nuovo sistema difensivo, i tedeschi fecero in modo di ostacolare in più possibile l’avanzata del nemico. Distrussero ponti, bloccarono strade, uccisero animali, e, dove possibile, fecero letteralmente terra bruciata.

I tedeschi fecero anche in modo di non lasciare persone abili al combattimento sulla strada, con il rischio che potessero finire tra le file britanniche. Smithsonian Magazine cita, a questo proposito, le parole del generale tedesco Erich Ludendorff, il quale avrebbe in seguito spiegato che «da una parte era conveniente lasciare al nemico poche forze fresche che avrebbero potuto arruolare o far lavorare; d’altra parte, invece, volevamo obbligarlo a provvedere a sfamare quante più bocche possibile».

Tornando a 1917, la battaglia che i due devono evitare non è una battaglia realmente avvenuta (così come, di nuovo, non è vero il messaggio di cui sono portatori). Diversi articoli di analisi del film e dei suoi riferimenti storici citano però, come possibile fonte di ispirazione, la battaglia di Poelcappelle, che fu combattuta nel novembre 1917 e che fece parte della più grande battaglia di Passchendaele, anche nota come terza battaglia di Ypres.

Tra i soldati che combatterono a Poelcappelle – nell’attuale provincia delle Fiandre occidentali, in Belgio – ci fu anche Alfred H. Mendes, nonno di Sam, regista di 1917. Alfred H. Mendes era nato a Trinidad, nei Caraibi, ed aveva iniziato a combattere sul fronte occidentale nel 1916, a 19 anni. Il sito History vs. Hollywood spiega che, secondo la sua biografia, nella sola battaglia di Poelcappelle 158 dei 484 membri del suo battaglione furono uccisi, feriti o risultarono dispersi. Mendes tornò nel Regno Unito nel 1918, rimandato a casa dopo aver inalato accidentalmente un gas tossico usato dai tedeschi. Diversi decenni dopo raccontò al nipote Sam alcune storie di quando era in guerra, compresa una di quando gli furono assegnati certi messaggi da portare lungo il fronte. Su cosa gli raccontò di preciso il nonno, Mendes è sempre stato piuttosto vago e ha parlato solo di una generale ispirazione.