Si può davvero isolare un’intera grande città?

È molto complicato e potrebbe essere tardi, soprattutto per un posto da 11 milioni di abitanti come Wuhan, dove è stato identificato il nuovo coronavirus

Un operatore spruzza disinfettante all'ingresso della stazione ferroviaria Hankou di Wuhan, chiusa al pubblico (Chinatopix via AP)
Un operatore spruzza disinfettante all'ingresso della stazione ferroviaria Hankou di Wuhan, chiusa al pubblico (Chinatopix via AP)

Da più di un giorno la città cinese di Wuhan, dove è stato scoperto il primo caso da nuovo coronavirus (2019-nCoV), è posta sotto isolamento insieme a diversi altri centri abitati nella provincia di Hubei, della quale Wuhan è capoluogo. Il governo della Cina confida in questo modo di ridurre il rischio di nuovi contagi nel paese, ma gli esperti sono scettici sull’efficacia delle limitazioni, considerate le tempistiche, le grandi dimensioni della città e le caratteristiche della sua estesa area metropolitana.

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Con 11 milioni di abitanti, Wuhan è la settima città per dimensione in Cina ed è tra le 50 città più popolate al mondo secondo le Nazioni Unite. L’area urbana si estende per 1.500 chilometri quadrati, che diventano 8.500 se si considera l’intera superficie metropolitana, che comprende sobborghi e città più piccole collegate alla periferia del capoluogo. Per avere un termine di paragone: la città di Roma, di gran lunga la più grande e popolata in Italia, è grande 1.287 chilometri quadrati e ha meno di tre milioni di residenti.

Verso Wuhan confluiscono almeno 20 grandi collegamenti stradali da alcune delle più grandi città cinesi, cui si aggiunge una miriade di strade più piccole che dalla periferia portano al centro. Isolare completamente la città richiederebbe uno sforzo senza precedenti, con la mobilitazione di decine di migliaia di persone, tra agenti e soldati, per controllare ogni via di accesso.

Il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Cina, Gauden Galea, ha ammesso ad Associated Press che il piano delle autorità cinesi lo lascia perplesso: “Per quanto ne so, provare a isolare un’intera città di 11 milioni di persone è una novità per la scienza. In questa fase non sappiamo dire se possa o non possa funzionare”.

L’OMS ha comunque lodato gli sforzi portati avanti dalla Cina per contenere il rischio di nuovi contagi da 2019-nCoV, che hanno finora comportato la morte di 26 persone su 830 casi confermati di persone infettate dal virus.

A Wuhan sono stati chiusi gli aeroporti e le stazioni ferroviarie, luoghi che in questi giorni sarebbero dovuti essere super affollati in vista dei festeggiamenti per il Capodanno cinese, una delle feste più sentite in Cina e che di solito comporta lo spostamento di milioni di persone, di ritorno nei loro luoghi di origine per trascorrere la festa con amici e parenti. La sospensione dei voli e dei viaggi ferroviari ha ridotto sensibilmente gli spostamenti da e verso Wuhan, ma sostenere che non si possa né uscire né entrare in città è eccessivo. Sui social network cinesi è stata segnalata la presenza di qualche posto di blocco sulle strade principali, ma molte vie secondarie rimangono percorribili.

Un uomo spruzza del disinfettante in un giardino di Wuhan il 23 gennaio (Getty Images)

Le autorità cinesi confidano comunque nella collaborazione della popolazione e negli annunci sui blocchi, che dovrebbero fare da deterrente. Il piano di isolamento è stato esteso nelle ultime ore a una decina di città, con limitazioni agli spostamenti che nel complesso interesseranno almeno 20 milioni di persone. Ma oltre alla fattibilità dell’isolamento, in molti si chiedono se queste soluzioni abbiano davvero senso o se non sia troppo tardi per applicarle.

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A Wuhan la presenza del nuovo coronavirus era stata identificata con certezza alla fine del 2019, ma solamente il 20 gennaio scorso le autorità cinesi hanno confermato di essere a conoscenza di alcuni casi di contagio da essere umano a essere umano. Il virus infettava probabilmente alcuni animali (non è ancora chiaro di che specie) ed è poi passato agli esseri umani. Grazie ai campioni raccolti, ora i ricercatori ne stanno studiando le caratteristiche per capire se 2019-nCoV sia mutato diventando più contagioso.

Una donna che porta a spasso il suo cane a Wuhan il 23 gennaio (Getty Images)

Nei 20 giorni dalla scoperta alle analisi che hanno permesso di confermare la trasmissione tra esseri umani, a Wuhan e nel resto della Cina non erano applicate particolari precauzioni. Questo significa che in città sono arrivate e partite decine di migliaia di persone, che potevano avere già contratto il virus, senza presentare ancora i sintomi della malattia.

Un coronavirus può impiegare fino a una settimana, dal momento del contagio, per causare i sintomi e per rendere contagiosa una persona. È anche per questo motivo che si sono già registrati casi fuori dalla Cina, da persone provenienti da Wuhan, comunque identificate per tempo e probabilmente prima che potessero causare nuovi contagi.

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I punti critici per la diffusione del virus a livello internazionale sono gli aeroporti, ed è per questo che tutti i principali scali internazionali effettuano controlli sulle persone provenienti dalle aree della Cina dove sono stati registrati più casi da nuovo coronavirus. I controlli stanno funzionando e per ora hanno permesso di evitare la diffusione del virus, mentre la situazione resta più problematica in Cina, dove – seppure con numeri ancora contenuti – continuano ad aumentare i casi segnalati.

Centinaia di contagi hanno interessato la provincia di Hubei, ma nelle ultime ore sono state segnalate decine di casi a Pechino e nella provincia del Guangdong, senza contare Hong Kong che ha segnalato 38 casi sospetti. Anche se Wuhan ora è isolata nei limiti del possibile, la diffusione del nuovo coronavirus potrebbe ormai essere tale da rendere meno efficace l’isolamento.