Cosa successe a Berlino il 9 novembre 1989

Ci fu una conferenza stampa, e poi venne giù tutto, metaforicamente e letteralmente

di Giulia Crippa

Günter Schabowski alla conferenza stampa del 9 novembre 1989 (dpa/picture-alliance/dpa/AP Images)
Günter Schabowski alla conferenza stampa del 9 novembre 1989 (dpa/picture-alliance/dpa/AP Images)

Appena passate le 18 del 9 novembre del 1989, Gerhaud Lauter, un giovane funzionario del Ministero degli Interni della Germania dell’Est, sta tornando a casa dal suo ufficio a Berlino. Il compito di Lauter quel giorno è stato quello di redigere la proposta del Consiglio dei ministri per un allentamento delle restrizioni sui viaggi all’estero, e di assicurarsi che le copie venissero inviate a tutti i ministeri statali in modo da dar loro possibilità di obiettare. Quella sera Lauter si dirige a casa convinto di aver completato il suo lavoro e che i politici abbiano gestito la situazione. Ma non ha preso in considerazione il fatto che la maggior parte dei ministri si trovasse fino a poco tempo prima ancora in riunione del Comitato Centrale del partito di Unità Socialista della Repubblica Democratica Tedesca (RDT), e che il termine ultimo per obiettare fosse ormai scaduto.

Il funzionario Günther Schabowski è arrivato in ritardo alla riunione, e gli è stato consegnato il testo del provvedimento compresa la parte riguardante le nuove norme sui viaggi all’estero. Mezz’ora dopo lo attende una conferenza stampa internazionale.

Sono cambiate molte cose dal 1961, quando la RDT aveva avviato la costruzione del muro, il sistema di fortificazioni che impediva la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest, appartenente alla Repubblica Federale di Germania, e il territorio circostante della Repubblica Democratica Tedesca. Quasi 30 anni dopo, il 24 ottobre del 1989, Erich Honecker, segretario generale del Comitato Centrale del partito socialista e organizzatore principale della costruzione del muro – ovvero colui che in questa funzione deteneva anche la responsabilità sull’ordine di sparare lungo il confine – si è dimesso e l’intero blocco comunista europeo sta vacillando.

Alle 18 del 9 novembre 1989, all’International Press Centre di Berlino Est, comincia la conferenza stampa internazionale a cui partecipa Schabowski, molto seguita perché siamo nei giorni delle più vivaci richieste di apertura dei passaggi verso Ovest dall’Europa comunista. Dopo quasi un’ora dall’inizio, il funzionario del partito socialista accoglie una domanda sui viaggi all’estero, rivolta dal giornalista italiano Riccardo Ehrman. Schabowski gli risponde in diretta mondiale che tutte le norme per i viaggi all’estero che vietavano il transito tra Est e Ovest, sono revocate con effetto immediato. In realtà la volontà del Partito Socialista era stata di far entrare in vigore le nuove regole solo a partire dal giorno successivo, per dare tempo all’esercito e alle polizie di organizzarsi e gestire un passaggio misurato e controllato. Schabowski sosterrà in seguito di aver effettivamente letto il documento in macchina prima della conferenza, ma altre ricostruzioni lo negheranno.

Subito dopo l’annuncio di Schabowski, molti giornalisti si affrettano a prendere il telefono, prima che la polizia segreta possa bloccare le loro chiamate e la diffusione della notizia. Un giornalista in sala grida: “Vale anche per Berlino Ovest?” e Schabowski, guardando le sue carte conferma di sì. Daniel Johnson, giornalista del Telegraph, allora si alza e chiede: “Cosa accadrà al Muro di Berlino adesso?”. Schabowski lo fissa e dopo una pausa dice: “Cosa succederà al Muro di Berlino? Il dibattito su questa questione volgerà in una direzione positiva se la Germania Federale e la NATO concorderanno e attueranno misure di disarmo in modo simile a quello adottato dalla Germania Est e da altri paesi socialisti. Grazie mille”. Alle 19,04 Schabowski termina la conferenza senza rispondere chiaramente alla domanda: sarà successivamente espulso dal partito.

In seguito all’annuncio in diretta mondiale, decine di migliaia di persone si precipitano verso i checkpoint più vicini, dove le guardie di frontiera cercano inutilmente di convincere la gente a ripresentarsi il giorno dopo. Si contano ventimila persone in fila davanti ad un solo checkpoint. Temendo che la situazione possa sfuggire di mano e nella confusione degli ordini e delle informazioni, le guardie decidono di aprire i punti di accesso e consentire l’attraversamento del muro. Un’ondata di persone si rovescia così da Est a Ovest. La notizia raggiunge il Bundestag, la Camera Bassa del Parlamento tedesco nell’allora capitale Bonn, riunita in sessione. I parlamentari si alzano in piedi e cantano l’inno nazionale mentre migliaia di tedeschi dell’Est raggiungono il centro di Berlino Ovest. Tra le 23,30 e la mezzanotte, le barriere sono aperte presso tutti i checkpoint.

Cosa successe dopo
Nei giorni seguenti, ormai in assenza di qualunque controllo o repressione molte persone accorrono al muro per abbatterlo con martelli e picconi e staccarne dei souvenir: queste persone vengono chiamate mauerspechte, in tedesco letteralmente “picchi del muro”. Più di 2 milioni di persone provenienti dalla Germania Est si dirigono a Berlino Ovest per partecipare alla celebrazione che verrà descritta come “la più grande festa di strada nella storia del mondo”. Ma la maggior parte del muro è ancora in piedi. Ci vorranno quasi due anni per rimuovere tutte le fortificazioni di confine intorno a Berlino e quattro anni per abbatterle lungo l’ex confine tra Est e Ovest tedesco. La demolizione sistematica comincia nel 1990. Il 18 marzo di quell’anno ci sono le prime e uniche libere elezioni della storia della Repubblica Democratica Tedesca il cui principale mandato è quello di eleggere chi negozierà la fine stessa dello Stato che rappresenta.

Il 12 settembre la Repubblica Federale di Germania e la Repubblica Democratica Tedesca insieme alle Quattro Potenze che occuparono la Germania alla fine della seconda guerra mondiale in Europa (Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica) discutono a Mosca il trattato sul futuro della Germania. Le Quattro Potenze rinunciano ai diritti già posseduti sulla Germania, inclusi quelli relativi alla città di Berlino e tutte le truppe sovietiche dovranno lasciare la Germania entro la fine del 1994. Nel 2011 l’UNESCO inserirà il testo del trattato che sancisce la fine della divisione tedesca tra le memorie del mondo.
La Germania viene ufficialmente riunificata il 3 ottobre 1990, nel cosiddetto “Giorno della riunificazione”, quando i cinque Stati federati già esistenti nel territorio della RDT, ma aboliti e trasformati in province, aderiscono formalmente alla Repubblica Federale Tedesca.

Questo e gli altri articoli della sezione La fine del Muro di Berlino sono un progetto del corso di giornalismo 2019 del Post alla scuola Belleville, progettato e completato dagli studenti del corso.