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  • Giovedì 24 ottobre 2019

Boris Johnson chiederà le elezioni anticipate

Per il 12 dicembre, data entro la quale secondo i suoi piani il Parlamento dovrebbe approvare l'accordo su Brexit: ma – indovinate? – non è affatto detto che vada così

(AP Photo/Matt Dunham)
(AP Photo/Matt Dunham)

Giovedì sera il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto che chiederà al Parlamento di convocare le elezioni anticipate per il 12 dicembre, e che proverà a fare approvare il suo accordo su Brexit prima dello scioglimento della Camera dei Comuni. Questa proposta dipende però dalla concessione di un rinvio di Brexit, chiesto da Johnson la settimana scorsa e sul quale ci si aspetta una decisione da parte dell’Unione Europea domani: è ampiamente previsto, però, che sarà concesso, e che Brexit sarà spostata a gennaio. Soprattutto, però, dipende dall’approvazione del Parlamento della mozione per organizzare nuove elezioni, tutt’altro che scontata.

Il piano di Johnson, in pratica, è (cronologicamente): ottenere il rinvio di Brexit, venerdì; far approvare al Parlamento le elezioni anticipate, lunedì prossimo; far approvare dal Parlamento il suo accordo su Brexit (già approvato in parte, ma non totalmente), entro il 6 novembre. A questo punto, il Parlamento sarebbe sciolto e Johnson farebbe campagna elettorale puntando a legittimare il suo mandato e soprattutto compattando la maggioranza, sulla quale i Conservatori non possono più contare ormai da tempo. Gli ultimi sondaggi danno i Conservatori nettamente in vantaggio rispetto ai Laburisti. Se vincesse le elezioni, come spera, Johnson conta di poter procedere con la ratifica di Brexit tra dicembre e gennaio, in tempo per la nuova scadenza prevista.

La storia di Brexit, però, insegna che i piani raramente vanno come previsto: e il piano di Johnson ha un bel po’ di variabili. La prima è la nuova concessione del rinvio della data di Brexit, sulla quale però sembra ci sia abbastanza sicurezza. La seconda è che lunedì il Parlamento approvi la proposta di andare alle elezioni anticipate: Johnson ha bisogno dei due terzi della Camera dei Comuni, e quindi dei voti dei Laburisti. Per questo ha inviato una lettera al loro leader Jeremy Corbyn, la cui posizione ufficiale espressa nei giorni scorsi è che accetterà nuove elezioni.

Ma molti parlamentari Laburisti stanno provando a dissuaderlo, e il Guardian ha parlato con alcuni membri del partito secondo i quali fino a metà dei parlamentari potrebbe essere contraria. La speranza di un pezzo dei Laburisti è che si possa ancora organizzare un secondo referendum per annullare Brexit, mentre altri più semplicemente temono di perdere voti, cosa peraltro indicata come probabile dai sondaggi. In tutto questo, potrebbero esserci anche dei Conservatori contrari alle elezioni prima della vera uscita dall’Unione Europea. Già due volte, nei pochi mesi in cui è stato primo ministro, Boris Johnson ha provato senza successo a chiedere nuove elezioni al Parlamento.