Il governo discute di “Quota 100”

Oggi deve inviare alla Commissione Europea il "Documento programmatico di bilancio" e c'è da decidere se toccare la riforma delle pensioni o lasciarla com'è

(EPA/JULIEN WARNAND)
(EPA/JULIEN WARNAND)

Oggi il governo dovrà fare un nuovo passo imporante verso la definizione della manovra di bilancio per il 2020. Entro la mezzanotte di oggi dovrà completare la scrittura del “Documento programmatico di bilancio” (Dpb) e inviarlo alla Commissione Europea. Si tratta di un testo che contiene l’elenco particolareggiato delle spese che il governo stima per l’anno prossimo e delle entrate che si aspetta. Anche se il documento non conterrà i dettagli delle singole misure, che saranno invece presenti nella legge di bilancio, rappresenta comunque un’indicazione precisa di come e dove il governo intende spendere e dove pensa di trovare le risorse per coprire quelle spese.

Alcuni di questi dettagli erano già stati indicati nella Nadef (un altro documento che contiene generiche indicazioni di entrate e di spesa per gli anni successivi e che viene presentato a settembre), ma il Dpb entrerà più nello specifico. Ed è proprio in questo “specifico” che emergono i contrasti interni alle forze di maggioranza: il principale è cosa fare con “Quota 100“, la riforma delle pensioni fortemente voluta dalla Lega nello scorso governo.

In sostanza, grazie a “Quota 100”, un lavoratore può andare in pensione quando la somma degli anni che ha trascorso al lavoro e la sua età raggiunge 100 (si può andare in pensione a partire da 62 anni e 38 anni di contributi). Chi decide di sfruttare questa “strada alternativa” per arrivare alla pensione accetta una riduzione del suo assegno pensionistico, ma nonostante questo la misura ha un costo significativo per le casse dello stato.

Inizialmente il governo aveva ipotizzato che nei primi tre anni della misura (2019, 2020 e 2021) un milione di persone l’avrebbero utilizzata per una spesa totale di poco più di 20 miliardi di euro. In realtà, la penalizzazione all’assegno è stata scoraggiante per molti e la misura è stata usata solo dal 60 per cento degli aventi diritto. Il risultato è che dei 4 miliardi di euro che si pensava di dover spendere per il 2019, ne sono stati risparmiati 1,5. L’anno prossimo si prevedeva di spendere 8,3 miliardi, ma probabilmente la spesa reale sarà poco più della metà.

Questi circa 5 miliardi rimanenti di spesa prevista per “Quota 100” interessano anche altre forze politiche della maggioranza, con idee diverse su cosa farci. Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, si è schierato in prima fila per chiedere l’abolizione completa di “Quota 100”. Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera del partito, ha detto che si tratta di una «ipoteca sulle nuove generazioni». Il PD invece è scettico sull’abolizione (a cui sono fermamente contrari i sindacati, già piuttosto arrabbiati con il governo che ha messo pochissimi soldi negli aumenti di stipendio per i dipendenti statali) e propone piuttosto una sua “rimodulazione”, i cui dettagli però non sono al momento chiari.

Il Movimento 5 Stelle invece è del tutto contrario a qualsiasi intervento e sembra molto probabile che alla fine riesca a spuntarla: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto oggi che Quota 100 non si farà e Italia Viva ha fatto sapere che su questa decisione «non farà le barricate». Non solo infatti toccare le pensioni è sempre politicamente complicato (negli ultimi anni lo ha fatto solo il governo tecnico di Mario Monti e in una situazione emergenziale), ma sembra che nemmeno Italia Viva abbia davvero la volontà di iniziare una battaglia politica su questo tema. Le sue richieste, al momento, appaiono più che altro un tentativo di posizionamento e di ottenere visibilità in un momento politicamente concitato (i governi Renzi spesero per i pensionati più o meno le stesse cifre stanziate per “Quota 100”, principalmente tramite le molteplici salvaguardie dei cosiddetti “esodati”).

Rimangono le altre voci di spesa e di entrata. A quanto pare, saranno confermati i circa 2,7 miliardi di euro di tagli al cuneo fiscale destinati ai lavoratori, una cifra che nel 2021 dovrebbe salire a 6 miliardi. Il prossimo anno questo taglio potrebbe tradursi in un aumento in busta paga di circa 40 euro al mese per i lavoratori con i redditi più bassi (ma questi dettagli li sapremo con certezza solo in fase di discussione della legge di bilancio). Il Movimento 5 Stelle chiede con insistenza che venga fatto un taglio a vantaggio anche degli imprenditori, ma per il momento sembra che il PD la spunterà con le sue richieste di aiutare solo i lavoratori, almeno per il prossimo anno.

Dal lato delle entrate, il governo è intenzionato a confermare il recupero di 7,2 miliardi di euro aggiuntivi dalla lotta all’evasione, una cifra ritenuta molto difficile da recuperare anche con gli strumenti di cui si è parlato in queste settimane (soprattutto incentivi all’utilizzo di moneta elettronica, comprese le “lotterie” di scontrini). Rimangono ancora molti dubbi invece su come il governo intenda agire sulle detrazioni fiscali, una giungla formata da centinaia di deroghe alla disciplina fiscale concesse nel corso degli anni a varie categorie per le ragioni più disparate.

– Leggi anche: L’evasione fiscale spiegata bene

Da sempre i governi parlano di riordinare questo settore, con l’obiettivo principale di recuperare risorse. Questo però significa, di fatto, alzare le tasse e quindi sono in molti nella maggioranza a non vedere di buon occhio questa iniziativa. I giornali scrivono che per ridurre questo problema il governo sta pensando di agire sulle detrazioni dannose per l’ambiente (rischiando però di causare un aumento nei prezzi dei carburanti e del riscaldamento) e su quelle ottenute da chi dichiara redditi superiori ai 100 mila euro (il rischio in questo caso è quello di raccogliere troppe poche risorse).

Infine, l’ultimo capitolo che andrà precisato nel Dpb è la “spending review”, ossia a quanto ammonteranno i tagli di spesa. Il governo ha scritto nella Nadef di settembre che intende recuperare nel 2020 almeno 1,8 miliardi di euro dai tagli e questa cifra sarà probabilmente confermata nel Dpb e verrà aggiunto anche qualche dettaglio su chi esattamente subirà i tagli.