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  • Mercoledì 2 ottobre 2019

La nuova offerta di Boris Johnson su Brexit

Sarà presentata oggi all'Unione Europea, ma intanto il primo ministro britannico ha detto che se non verrà accettata l'unica alternativa sarà il "no deal"

(Stefan Rousseau - Pool/Getty Images)
(Stefan Rousseau - Pool/Getty Images)

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha presentato oggi al congresso del suo partito, il Partito Conservatore, una nuova proposta su Brexit da sottoporre all’Unione Europea. La proposta, di cui i giornali avevano già dato ampie anticipazioni, sarà inviata a tutti i paesi membri, che poi dovranno decidere se accettarla oppure no. Johnson ha lasciato intendere che quella presentata oggi è una specie di “offerta finale”, anche se non ha usato direttamente questa espressione: ha però detto che se l’Unione Europea dovesse rifiutarla, l’unica alternativa sarà il “no deal”, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza accordo, che potrebbe già avvenire il 31 ottobre.

La proposta di Johnson è finalizzata a rimuovere il punto più controverso e discusso dell’accordo su Brexit raggiunto dal governo dell’ex prima ministra britannica Theresa May e bocciato tre volte dal Parlamento britannico: il cosiddetto “backstop“.

Il “backstop” è un meccanismo di emergenza che si attiverebbe solo nel caso in cui alla fine del periodo di transizione Regno Unito e Unione Europea non saranno riusciti a firmare nuovi trattati in grado di garantire un confine non rigido tra Irlanda e Irlanda del Nord. Il periodo di transizione inizierebbe dopo l’approvazione dell’accordo su Brexit, cioè quello di cui si discute da due anni. Il “backstop” prevede che il Regno Unito rimanga nell’unione doganale a tempo indefinito, a meno che le due parti si accordino per una sua uscita. Prevede inoltre regole speciali per l’Irlanda del Nord, che sarà più integrata nel “mercato unico europeo” rispetto al resto del Regno Unito: in altre parole, per quanto riguarda le merci, è come se il confine tra UE e Regno Unito venisse spostato dalla linea che corre tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda al tratto di mare che separa l’Irlanda e la Gran Bretagna.

Nella proposta di Johnson è stato di fatto eliminato il “backstop”, anche se sono rimasti alcuni punti contenuti nel vecchio accordo.

Anzitutto in una prima fase l’Irlanda del Nord continuerebbe a rimanere dentro il mercato unico, quindi a rispettare le regole dell’Unione Europea sullo scambio di beni. In questo modo si escluderebbe la necessità di introdurre dazi e controlli aggiuntivi lungo il confine tra l’Irlanda e la stessa Irlanda del Nord, come già era stato pensato dal governo May per evitare di violare gli Accordi del venerdì santo, che misero fine al conflitto in Irlanda del Nord tra separatisti e unionisti. Queste nuove regole dovrebbero comunque essere approvate dal Parlamento nordirlandese, che avrebbe la possibilità di revocarle o mantenerle con una nuova votazione ogni quattro anni.

La possibilità data dal governo britannico all’Irlanda del Nord di decidere del proprio futuro sembra essere stata introdotta per convincere della proposta anche il partito degli unionisti nordirlandesi (DUP), che al Parlamento di Londra sostiene il governo Conservatore di Johnson.

Nella proposta di Johnson, però, l’Irlanda del Nord dovrebbe uscire categoricamente dall’unione doganale insieme al resto del Regno Unito alla fine del periodo di transizione (il “backstop” serviva proprio ad evitare che questo succedesse senza avere trovato prima il modo di evitare la creazione di un confine rigido tra Irlanda e Irlanda del Nord). Una misura del genere provocherebbe la reintroduzione di controlli al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, una cosa su cui l’Unione Europea finora è sempre stata contraria. Secondo Johnson la situazione potrebbe essere risolta introducendo nuove tecnologie per i controlli di frontiera, ma non si sa ancora nel dettaglio di cosa si tratterebbe.

Sugli altri aspetti dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la nuova proposta di Johnson dovrebbe ricalcare il precedente accordo raggiunto dal governo May, dice l’Independent. Sono previste le regole per garantire diritti ai cittadini europei nel Regno Unito ed è previsto il pagamento di circa 39 miliardi di sterline all’Unione Europea per le spese già decise prima di Brexit.

Se la proposta verrà ritenuta accettabile dall’Unione Europea, resterà meno di un mese di tempo per trasformarla in un testo legalmente valido che possa regolare i rapporti futuri con il Regno Unito. Inizieranno quindi nuove intense trattative tra Regno Unito e Unione Europea, il cui momento più importante potrebbe essere la riunione del Consiglio Europeo del 17 ottobre.

Se la proposta invece non dovesse essere considerata sufficiente dall’Unione Europea, Johnson si troverebbe di nuovo di fronte a una scelta difficile da fare: chiedere un ulteriore rinvio di Brexit, come lo obbliga una legge approvata a inizio settembre ma verso cui il primo ministro è profondamente contrario, oppure far accadere Brexit il 31 ottobre, rischiando così di violare la legge e andare incontro a conseguenze legali rilevanti.