Raccontare l’apocalisse (parte seconda)

È difficile immaginare le conseguenze del cambiamento climatico: cinema e letteratura ci hanno provato, con risultati altalenanti raccontati in un podcast per gli abbonati del Post

(La prima parte è qui)

A cosa assomiglia la fine del mondo? Per secoli la risposta a questa domanda è stata competenza esclusiva di profeti, visionari e pittori, ma da quando la tecnologia ha dato agli esseri umani il potere necessario a distruggere il pianeta per come lo conosciamo, l’elenco si è allungato fino a includere tutti noi. Qualche decennio fa, raccontare come sarebbe stato il mondo dopo un’apocalisse nucleare e far sì che ogni energia possibile venisse spesa per evitarla è stato il compito che si è assunta un’intera generazione di attivisti, scienziati, politici e scrittori. Oggi chi lotta contro il cambiamento climatico deve affrontare una sfida simile e ancora più complicata: aiutare la nostra società a immaginare come sarebbe il mondo dopo la crisi climatica, e i modi creativi e necessariamente costosi per limitarne i danni. Nel secondo episodio di questo podcast, Davide Maria De Luca conclude la sua storia dell’apocalisse raccontando il nostro immaginario apocalittico degli ultimi 30 anni: dai kolossal di Hollywood, che hanno finito con il divertire più che con lo spaventare, fino alla nuova generazione di inquietanti romanzi climatici ambientati nel futuro.