Il “decreto sicurezza bis” è legge

È stato approvato al Senato, dove il governo aveva posto la fiducia: si occupa principalmente di immigrazione e ordine pubblico

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini e la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, oggi al Senato. (ANSA/ANGELO CARCONI)
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini e la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, oggi al Senato. (ANSA/ANGELO CARCONI)

Lunedì sera il Senato ha approvato con 160 voti favorevoli, 57 contrari e 21 astenuti il cosiddetto “decreto sicurezza bis”, su cui il governo aveva posto la questione di fiducia e che è ora diventato legge. Il decreto è stato voluto dal leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini ed era entrato in vigore a giugno, dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri: ha a che fare principalmente con l’arrivo di immigrati in Italia e con questioni di ordine pubblico, come il primo “decreto sicurezza”. Era stato approvato dalla Camera a fine luglio.

Hanno votato a favore Lega e Movimento 5 Stelle, i partiti di maggioranza, mentre si è astenuto il partito di destra Fratelli d’Italia, e Forza Italia non ha partecipato al voto pur rimanendo in aula. Ha votato contro il Partito Democratico, che ha protestato in aula all’annuncio della decisione del governo di porre la questione di fiducia, uno strumento usato tradizionalmente dai governi per compattare la maggioranza ed evitarsi grattacapi da parte dell’opposizione, perché fa cadere gli emendamenti presentati alla legge.

Tra le altre cose, il “decreto sicurezza bis” prevede lo stanziamento di nuovi fondi per l’assunzione di personale amministrativo per gli uffici giudiziari, l’introduzione di multe molto onerose – da 150mila euro a un milione di euro – per i capitani di imbarcazioni che arrivino in Italia nonostante indicazioni contrarie da parte delle capitanerie di porto e l’inasprimento delle pene per chi aggredisce agenti di polizia. Inoltre stabilisce che il ministro dell’Interno, e non quello delle Infrastrutture, possa limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nelle acque territoriali per motivi di ordine e sicurezza o per presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quest’ultimo punto era stato al centro di diversi scontri tra Salvini, che lo rivendicava come suo potere, e Danilo Toninelli, il ministro delle Infrastrutture a cui spetta la competenza sui porti.

Oltre all’immigrazione, la legge si occupa anche di ordine pubblico, prevedendo pene per chi usa «razzi, fuochi artificiali, petardi» e «mazze, bastoni» per creare pericolo ad altri o a cose durante manifestazioni pubbliche. La legge vieta anche l’utilizzo di caschi o di altri strumenti per nascondere la propria identità, e inasprisce le pene per alcuni reati collegati alle manifestazioni pubbliche, come la violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.

Il decreto è stato molto criticato, non solo da associazioni e cittadini ma anche dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio – la cui procura si era occupata anche del caso di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 arrestata e poi liberata – che in audizione alla Camera aveva detto che non offre strumenti contro i cosiddetti “sbarchi fantasma”, cioè gli arrivi di migranti su piccole imbarcazioni. Alcuni esperti hanno poi messo in discussione il carattere emergenziale delle misure del decreto, condizione teoricamente necessaria per ricorrere a tale decreto, visto che gli sbarchi sono in drastico calo rispetto agli scorsi anni. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), poi, il decreto va contro importanti leggi internazionali tra cui la Convenzione di Ginevra, nell’articolo che vieta i respingimenti collettivi di richiedenti asilo. Anche all’interno della maggioranza di governo il decreto non era stato pienamente apprezzato, e alcuni esponenti del M5S si erano espressi contro.