Le deputate potranno allattare in aula?

Se ne è discusso alla Camera, e si è fatto qualche passo avanti

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha promesso che alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre chiederà ufficialmente una modifica al regolamento della Camera che permetta alle deputate di allattare in una stanza del palazzo dove sia presente la possibilità di partecipare alle votazioni che avvengono in aula. La proposta è una sorta di mezza vittoria per un gruppo trasversale di deputate e deputati che chiedeva la possibilità di allattare all’interno dell’aula stessa (cosa che invece rimarrà probabilmente vietata).

Per le deputate oggi è possibile allattare alla Camera soltanto in due stanze molto lontane dall’aula, e dove non c’è possibilità di partecipare alle attività parlamentari che sono in corso. Se devono allattare, quindi, oggi le deputate non possono partecipare alle attività parlamentari o votare; e dato che non sono lavoratrici normali – in quanto parlamentari, rappresentanti dirette degli elettori, non possono essere sostituite – sono costrette a rinunciare ad allattare o a partecipare ai lavori. La promessa di Fico è arrivata in seguito all’approvazione di due diversi ordini del giorno che hanno modificato il testo del bilancio della Camera, approvato oggi dall’aula. Gli emendamenti erano stati presentati da due deputate del Movimento 5 Stelle in occasione della settimana dell’allattamento promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma in seguito sono stati modificati dai questori della Camera in accordo con le relatrici.

Il più avanzato dei due ordini del giorno, presentato da Paola Carinelli, chiedeva che le deputate ricevessero il permesso di allattare all’interno dell’aula della Camera durante le votazioni. Fin dall’inizio della seduta i questori della Camera, un gruppo di deputati incaricato di mettere in atto il regolamento, le avevano chiesto di modificare il suo ordine del giorno, in modo che la possibilità di allattare venisse consentita solo in prossimità dell’aula ma non al suo interno.

Carinelli inizialmente ha respinto la richiesta di modifica, sostenendo che il punto fondamentale della sua proposta era proprio consentire alle deputate di allattare in aula, dove le deputate devono essere presenti per esprimere i loro voti. Numerosi deputati e deputate di vari partiti l’hanno appoggiata. Laura Boldrini, di LeU, ha detto che consentire l’allattamento in aula significa «promuovere una pratica sana, che fa bene e, anche, far capire che l’allattamento non è qualcosa di cui vergognarsi. Io penso che sarebbe un bell’esempio per il nostro paese».

Lia Quartapelle del Partito Democratico ha detto che «la discussione che stiamo facendo oggi» ha «un grande significato simbolico: se non c’è spazio, se non troviamo spazio anche alla Camera dei deputati, per rendere meno faticoso per le mamme e per i papà prendersi cura dei loro figli, è un problema». Il dibattito si è svolto in un clima che a tratti è sembrato ostile alle deputate proponenti, e in un’aula popolata in gran maggioranza da uomini. Nicola Fratoianni, deputato di LeU, ha criticato i suoi colleghi che hanno disturbato gli interventi: «Alcuni rumoreggiamenti hanno un vago sapore machista e poco sopportabile».

Diversi deputati di Forza Italia, della Lega e del Movimento 5 Stelle hanno invece criticato la proposta di Carinelli. Nessuno ha detto di trovare sgradevole o poco decoroso l’allattamento, ma sono state usate altre argomentazioni spesso abbastanza involute. Piergiorgio Cortellazzo, di Forza Italia, si è chiesto per esempio se consentire l’allattamento non rischia di portare anche all’introduzione di «un fasciatoio dentro l’aula» (diverse deputate hanno immediatamente risposto che sarebbe un’ottima idea).

Ma l’argomento più utilizzato contro la proposta è che l’aula della Camera sarebbe insalubre o comunque pericolosa per i neonati. Tradotto: le deputate madri di neonati dovrebbero restare a casa, o rinunciare all’allattamento. A queste obiezioni ha risposto tra gli altri la deputata Giuditta Pini del PD: «Sulla insalubrità di questo luogo, specialmente per come ci rapportiamo tra di noi spesso e volentieri, ma anche sulla qualità dell’aria, potremmo anche discutere», ha detto. «Dopodiché, a questo punto non capisco perché ci chiudiamo gli occhi e le orecchie e anche la bocca davanti all’insalubrità dell’aria delle nostre città e davanti all’insalubrità dell’aria anche dei nostri ospedali a volte».

Alla fine Carinelli ha accettato una modifica dell’ordine del giorno che andava incontro a quello che sembrava il maggior timore di molti deputati: trovarsi di fronte in aula una donna che allatta. L’ordine del giorno approvato prevede che vengano attrezzate salette per l’allattamento da cui sia possibile esprimere il proprio voto, “nelle immediate” prossimità dell’aula.

Tra i paesi al mondo dove è consentito l’allattamento nelle aule parlamentari vere e proprie, un articolo del sito Quartz pubblicato lo scorso aprile inseriva Spagna, Argentina, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Quest’ultimo è probabilmente il primo paese ad avere una prima ministra che ha allattato in pubblico il proprio figlio (e lo ha fatto, tra gli altri posti, anche all’Assemblea generale delle Nazioni Unite). Tra i paesi che lo hanno espressamente proibito Quartz segnala il Regno Unito, dove – tra le numerose, arcaiche e bizzarre regole parlamentari – vige ancora il divieto di mangiare e bere.