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  • Mercoledì 24 luglio 2019

Boris Johnson è ufficialmente il nuovo primo ministro del Regno Unito

Il nuovo leader del Partito Conservatore ha incontrato la Regina e ora comincerà a nominare i membri del suo governo

Boris Johnson e la regina Elisabetta II. (Buckingham Palace)
Boris Johnson e la regina Elisabetta II. (Buckingham Palace)

Boris Johnson, ex sindaco di Londra ed ex ministro degli Esteri britannico, è diventato ufficialmente il nuovo primo ministro del Regno Unito, dopo avere incontrato la Regina Elisabetta II a Buckingham Palace. Johnson è poi arrivato al numero 10 di Downing Street, la residenza ufficiale del primo ministro britannico a Londra, e ha fatto il suo primo discorso da capo del governo. In serata inizierà a nominare i ministri del suo governo.

Johnson era stato eletto capo del Partito conservatore dopo un processo durato settimane e iniziato con le dimissioni di Theresa May, il 7 giugno. Considerato che nel Regno Unito il primo ministro è il leader del partito di maggioranza, e attualmente il partito di maggioranza sono i Conservatori, con quella votazione Johnson si è anche assicurato l’incarico di capo del governo, che è diventato effettivo oggi dopo l’incontro con la Regina. Poco prima Theresa May aveva fatto il suo ultimo discorso da prima ministra a Downing Street, accompagnata dal marito Philip: aveva detto che essere capo del governo britannico era stato un «grande onore» e aveva aggiunto: «Questo è un paese di aspirazioni e opportunità, e spero che ogni giovane ragazza che ha visto una donna fare la prima ministra sappia ora che non ci sono limiti in quello che può raggiungere».

La prima ministra britannica Theresa May insieme al marito Philip di fronte al numero 10 di Downing Street, a Londra, il 24 luglio (Jeff J Mitchell/Getty Images)

Johnson è uno dei politici più eccentrici e imprevedibili d’Europa e nessuno sa bene cosa aspettarsi da lui. Di certo si sa che ha una posizione molto decisa su Brexit.

Negli ultimi anni Johnson è stato un grande sostenitore di Brexit, arrivando anche a non escludere l’ipotesi del “no deal”, cioè del “nessun accordo” tra Unione Europea e Regno Unito: secondo Johnson e diversi altri euroscettici radicali del Partito Conservatore britannico, il “no deal” si potrà verificare se l’Unione Europea non si dimostrerà disposta a rinegoziare l’accordo su Brexit concluso con il governo precedente di Theresa May, e ritenuto insoddisfacente (Johnson ha ripetuto questo concetto durante il suo primo discorso da capo del governo a Downing Street). I politici europei che lo conoscono dalle sue precedenti esperienze a Bruxelles, prima da giornalista e poi da ministro degli Esteri, sanno che le tecniche di negoziazione di Johnson sono diverse da quelle di May: più aggressive e meno attente alle regole della diplomazia.

L’imprevedibilità di Johnson e le sue particolari tecniche di negoziazione potrebbero avere conseguenze importanti sui rapporti tra Regno Unito e Unione Europea in relazione a Brexit, perché potrebbero rendere credibili minacce che finora con May avevano funzionato poco, come quella di un “no deal”. In generale, preoccupano anche i rapporti di amicizia che Johnson ha già mostrato di avere con Trump, in un periodo in cui le relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea sono ai ferri corti per molte ragioni, tra cui il tema del nucleare iraniano.