La sfilata di Dior a Marrakesh

Nel palazzo cinquecentesco di El Badi, attorno a una piscina illuminata da torce e falò

La sfilata Dior Cruise 2020, Marrakesh, Marocco, 29 aprile 2019
(Pascal Le Segretain/Getty Images for Dior)
La sfilata Dior Cruise 2020, Marrakesh, Marocco, 29 aprile 2019 (Pascal Le Segretain/Getty Images for Dior)

L’azienda di moda francese Christian Dior ha presentato lunedì sera a Marrakesh, in Marocco, la sua collezione cruise per il 2020. Si tratta di una collezione intermedia tra quelle di prêt-à-porter (l’autunno/inverno e la primavera/estate), nata per l’abbigliamento da vacanza e diventata nel tempo una proposta per la mezza stagione che soddisfa il desiderio di novità dei clienti. Ma è anche un’occasione per le grandi aziende di moda di far parlare di sé attraverso ambientazioni scenografiche e insolite, come una necropoli romana per Gucci o un transatlantico per Chanel. La direttrice creativa di Dior Maria Grazia Chiuri ha scelto in questo caso palazzo El Badi, fatto costruire da un sultano nel 1578: ha più di 350 stanze e una piscina lunga 90 metri e larga 20; le modelle hanno sfilato seguendone il bordo, alla luce di torce e falò.

Chiuri non si è soltanto ispirata allo stile locale, ma ha collaborato con molti artisti e artigiani per reinventare lo stile tipico di Dior: dall’artista afroamericana Mickalene Thomas, alla marca sudafricana Pathé’O, che ha realizzato una camicia ispirata a Nelson Mandela, ai motivi tradizionali delle stampe wax, nate in Europa su ispirazione dei tessuti indonesiani e poi commercializzate in Africa occidentale. Chiuri si è servita della consulenza dell’antropologa Anne Grosfilley, una delle maggiori esperte di questo tipo di tessuti al mondo e autrice di un libro a tema recentemente pubblicato dall’Ippocampo, che ha definito la collezione «Una celebrazione della diversità delle culture africane, ma non una collezione africana: piuttosto una collezione sulla connessione di culture diverse che valorizza l’artigianato africano». La sfilata è stata aperta da una citazione dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun che propone lo stesso spirito: «la cultura ci insegna a vivere insieme, ci insegna che non siamo soli al mondo, che gli altri hanno tradizioni diverse e diversi modi di vivere che sono validi quanto i nostri».

La collezione è anche dedicata allo storico legame dell’azienda Dior con il Marocco: dal fondatore Christian Dior, che nel 1951 inventò un abito di tulle leggero chiamato Maroc, a Yves Saint Laurent, che visse lunghi periodi a Marrakesh, a John Galliano, a Dior dal 1997 al 2011, che disegnò abiti ispirati allo stile del Paese.

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