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  • Domenica 14 aprile 2019

In Libia si continua a combattere

E non si risolve lo stallo tra governo di Tripoli e forze legate al maresciallo Haftar: intanto l'ONU dice che già 16.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case

I combattimenti ad Ain Zara, in Libia. (Stringer/picture-alliance/dpa/AP Images)
I combattimenti ad Ain Zara, in Libia. (Stringer/picture-alliance/dpa/AP Images)

In Libia le persone che hanno dovuto lasciare le loro case a causa dei combattimenti degli ultimi giorni tra il governo di Tripoli – l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, guidato da Fayez al Serraj – e le milizie del maresciallo Khalifa Haftar sono 16.000, e di queste più di 2.000 soltanto nelle ultime 24 ore. Dall’inizio degli ultimi scontri nove civili sono stati uccisi e 22 feriti, mentre i miliziani uccisi sarebbero almeno 75. Lo dicono i dati dell’ONU, mentre le forze di Haftar hanno fatto sapere di voler proseguire l’offensiva su Tripoli, la capitale, e attaccare anche gli importanti porti di Es Sider e Ras Lanuf.

Da qualche giorno i combattimenti sono in una fase di stallo fuori da Tripoli, soprattutto ma non solo nell’area dell’aeroporto, che è stato chiuso. Sabato le forze di Haftar hanno attaccato anche una scuola nella periferia di Tripoli, senza ferire nessuno. Sempre l’ONU fa sapere che si stima che almeno 1.000 persone siano rinchiuse nei centri di detenzione per migranti di Gharyan e Qasr bin Ghashir, vicino al luogo dei combattimenti, spesso senza acqua potabile e in terribili condizioni igienico-sanitarie. Nel frattempo il maresciallo Haftar ha incontrato il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, uno dei suoi maggiori sostenitori.

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Gli scontri attorno a Tripoli tra i combattenti fedeli ad Haftar e quelli fedeli a Serraj vanno avanti dal 4 aprile, e negli ultimi giorni si è discusso molto in Europa di se e come persone vicine ad Haftar avessero “allertato” o chiesto il permesso per un’offensiva ai governi di Italia e Francia, che hanno i maggiori interessi in Libia. Sia il governo italiano (che sostiene Serraj) sia quello francese (che sostiene Haftar) hanno invitato le parti ad accogliere l’appello dell’ONU per un cessate il fuoco, per permettere ai civili e ai feriti di lasciare la città, senza però ottenere granché.

La mancanza di un fronte comune europeo sulla Libia è stata una delle ragioni che ha inasprito lo scontro tra Serraj e Haftar, anche se non l’unica. In particolare Italia e Francia hanno avviato da tempo una specie di competizione sulla Libia, che ha creato non pochi problemi e tensioni: non solo i due governi hanno deciso di appoggiare schieramenti tra loro rivali, ma si sono anche scontrati sui possibili piani da adottare per il futuro del paese, con i francesi favorevoli a tenere subito nuove elezioni e gli italiani contrari.

L’offensiva degli ultimi giorni contro Tripoli ha fatto quindi precipitare una situazione che era già di per sé molto intricata. Lunedì arriverà a Roma il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed Al Thani, per incontrare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. I giornali dicono che potrebbe arrivare anche il vicepresidente del Consiglio presidenziale del governo di Tripoli, Ahmed Maitig.

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