Che fine hanno fatto i “navigator”?

Sembra che governo e regioni abbiano trovato un accordo su cosa esattamente dovranno fare le misteriose figure incaricate di aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza

La prima volta che i “navigator” sono entrati nel dibattito pubblico italiano era la fine del 2018. Il capo del Movimento 5 Stelle e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ne parlò durante una puntata della trasmissione Porta a Porta, in cui spiegò che queste figure avrebbero dovuto essere una sorta di “facilitatori”, per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro. Mancano poco più di due settimane all’erogazione dei primi assegni del reddito di cittadinanza, prevista per il 27 aprile, ma il processo per assumere i famosi “navigator” deve ancora cominciare.

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L’idea di introdurre in Italia i “navigator” Di Maio l’ha avuta da Mimmo Parisi, pugliese, nato nel 1966 e trasferitosi negli Stati Uniti, dove è diventato professore ordinario di demografia e statistica alla Mississippi State University. Parisi sostiene di aver studiato a lungo i “big data” e il loro utilizzo per facilitare la ricerca di lavoro. Sulla base della sua esperienza ha creato una piattaforma internet chiamata “Mississippi Works” le cui funzioni e il reale utilizzo però non sono del tutto chiari, ha scritto Linkiesta, che del caso si è occupata a lungo.

Oltre all’utilizzo di siti, app e dati, Parisi propone l’introduzione della figura del “navigator”: persone non particolarmente specializzate nel settore (nei piani del governo dovrebbero essere assunti nei prossimi mesi e inviati sul campo quasi immediatamente) che dovrebbero avere il compito di assistere i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca di un posto di lavoro, svolgendo un ruolo di assistenza personalizzata, quello che chiama Parisi chiama “case management”. Le teorie di Parisi sono piaciute molto a Di Maio che lo ha nominato presidente dell’ANPAL, l’agenzia che dipende dal ministero del Lavoro e che si occupa di politiche attive del lavoro (cioè le iniziative volte a favorire l’inserimento delle persone nel mondo del lavoro).

Inizialmente Di Maio e Parisi avevano parlato di assumere 6 mila navigator, una cifra successivamente ridotta a 3 mila. Il piano però ha incontrato presto una serie di ostacoli. Il principale è che i Centri per l’impiego, che dovrebbero gestire gran parte delle politiche attive del lavoro, sono di competenza regionale (oltre a essere sottofinanziati e molto inefficienti). Le regioni non hanno intenzione di cedere la loro competenza sulle politiche attive allo Stato e per questo si sono rifiutate inizialmente di accettare i “navigator”, che verrebbero assunti dall’ANPAL di Parisi (tanto più che, dovendo esercitare un incarico molto relazionale, il loro lavoro risulterebbe il più visibile, a scapito di quello dei dipendenti regionali). Per le regioni, il ruolo di “tutor” a diretto contatto con le persone deve essere esercitato esclusivamente dai circa 5.600 nuovi dipendenti dei Centri dell’impiego che dovrebbero essere assunti nel prossimo futuro (si parla probabilmente dell’estate inoltrata).

Dopo settimane di trattative, lo scorso marzo le regioni e il governo sono arrivati a un accordo: i “navigator” avrebbero svolto solo funzioni di appoggio, lavorando dietro le quinte come “assistenti tecnici”, mentre il lavoro relazionale con i percettori del reddito sarebbe stato svolto esclusivamente dai dipendenti regionali. Negli ultimi giorni, però, il governo era sembrato ripensarci – e le regioni avevano chiesto altro tempo – ma alla fine un accordo politico è stato raggiunto, anche se non è ancora definitivo, scrive il Sole 24 Ore: i “navigator” manterranno la funzione di appoggio.

Con l’accordo invece i circa 3mila navigator che verranno assunti da Anpal Servizi dovranno solo «supportare» gli operatori dei centri per l’impiego, svolgendo, quindi, una sola «funzione di assistenza tecnica» nel percorso di reinserimento occupazionale in cui viene inserito il beneficiario del reddito di cittadinanza (una volta ottenuta l’erogazione monetaria).

In ogni caso, anche se venisse raggiunto un accordo, ci vorrà probabilmente del tempo prima di vedere i famosi “navigator” al lavoro, indipendentemente da quale sarà il compito che verrà assegnato loro. L’ANPAL per il momento non ha deciso nemmeno in quale edificio tenere l’esame del concorso per i 3 mila posti che saranno assegnati, e per i quali sono attese circa 100 mila domande. Al momento il bando per la scelta della sede è ancora aperto, e c’è tempo fino al 23 aprile per presentare un’offerta. Solo a quel punto sarà pubblicato il bando per l’assunzione dei navigator. Saranno quindi svolte le selezioni, i vincitori andranno formati e solo allora potranno iniziare a svolgere il loro lavoro. Sempre il Sole 24 Ore:

L’accordo, tradotto in un documento di 14 pagine oltre a tabelle, dovrà ora approdare alla prossima Conferenza Stato Regioni (una data possibile è il 17 aprile) per il via libera definitivo. Una volta acceso semaforo verde potrà essere pubblicato il bando di selezione dei navigator da parte di Anpal Servizi. Si cercheranno persone con laurea magistrale (giurisprudenza, economia, scienze politiche, statistica e scienza della formazione); si offrirà loro un contratto di collaborazione di due anni. La retribuzione sarà indicata nel bando, ma dovrebbe essere intorno ai 30mila euro lordi annui. Nonostante la procedura sarà semplificata, per titoli e colloquio, sì prevedono 60mila domande, e la selezione non partirà prima di giugno/luglio.