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  • Mercoledì 6 febbraio 2019

Il Papa ha ammesso gli abusi sessuali sulle suore commessi da preti e vescovi

Che sono noti e denunciati già dagli anni Novanta, ma fino ad ora poco considerati dal Vaticano

(GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
(GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Sull’aereo di ritorno dal suo viaggio negli Emirati Arabi Uniti, Papa Francesco ha risposto ad alcune domande dei giornalisti e per la prima volta ha ammesso che ci sono stati sacerdoti e vescovi che hanno abusato sessualmente delle suore (una questione nota fin dagli anni Novanta). Degli abusi sulle religiose all’interno dell’istituzione ecclesiastica aveva parlato proprio la scorsa settimana la rivista mensile Donne Chiesa Mondo dell’Osservatore Romano spiegando che ci sono suore che, dopo una violenza subita da missionari, preti o vescovi, sono rimaste incinte e hanno abortito o partorito figli non riconosciuti. Come i suoi predecessori, fino ad ora Papa Francesco non aveva mai detto niente di significativo a riguardo.

Donne Chiesa Mondo (arrivata all’edizione numero 76) è una rivista diretta da Lucetta Scaraffia, femminista e docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma che si è occupata soprattutto di storia delle donne e di storia religiosa. L’articolo in cui si parla degli abusi sulle suore è stato scritto proprio da lei. Scaraffia ha spiegato che la violenza sulle donne nei contesti ecclesiastici va considerata come un «abuso di potere, abuso che nasce da una interpretazione perversa del ruolo sacerdotale» e dalla evidente mancanza di riconoscimento delle donne all’interno della Chiesa. E mentre per i minori «l’ammissione e la condanna conseguente sono obbligate, dal momento che partono da una trasgressione riconosciuta dal codice penale, per le donne il discorso è più complesso».

«(…) all’interno dell’istituzione ecclesiastica secoli di cultura incentrata sulla donna pericolosa e tentatrice spingono a classificare queste violenze,  anche se denunciate, come trasgressioni sessuali liberamente commesse da ambo le parti. (…) La differenza di potere, la difficoltà di denunciare per il timore — seriamente motivato — di ritorsioni non solo su di sé, ma anche sull’ordine di appartenenza, spiegano il silenzio che per anni ha avvolto questa prepotenza».

Nel suo articolo, Scaraffia fa un esempio: alla fine degli anni Novanta due religiose, suor Maura O’Donohue e suor Marie McDonald, avevano avuto il coraggio di presentare denunce molto precise e inchieste approfondite su alcune gravi situazioni di abuso di genere. Avevano testimoniato violenze sulle suore da parte di preti e missionari in 23 diversi paesi del mondo, soprattutto in Africa. Avevano raccontato ad esempio che gli ecclesiastici ricercavano più le suore che le prostitute «per paura di contrarre l’AIDS»; avevano presentato casi specifici come quello di una ragazza convertita dall’Islam che prima di ottenere le carte per prendere i voti era stata violentata dal prete poi “punito” dal vescovo con due settimane di ritiro; avevano spiegato come per una suora fosse impossibile opporsi a un prete che chiede prestazioni sessuali proprio a causa di una relazione di potere squilibrata e di complicità delle gerarchie. «Il silenzio è calato sulle loro denunce, e si sa bene come il silenzio di fatto contribuisca a dare sicurezza ai violentatori, sempre più sicuri della loro impunità», dice Scaraffia.

Negli anni del #MeToo, della presa di parola collettiva delle donne sulle violenze subite, anche molte religiose hanno ricominciato a denunciare, con maggiore forza e sostegno. L’anno scorso, una suora in India aveva presentato una denuncia formale alla polizia accusando un vescovo (poi arrestato e rilasciato su cauzione) di averla violentata ripetutamente tra il 2014 e il 2016:

«Sanno che hanno il diritto di venire rispettate, sanno che la condizione delle donne, anche nella Chiesa, deve cambiare. E sanno che per realizzare questo cambiamento non basta nominare qualche donna nelle commissioni. Se si continua a chiudere gli occhi davanti a questo scandalo — reso ancora più grave dal fatto che l’abuso sulle donne comporta la procreazione, e quindi è all’origine dello scandalo degli aborti imposti e dei figli non riconosciuti dai sacerdoti — la condizione di oppressione delle donne nella Chiesa non cambierà mai».

Martedì 5 febbraio, durante la conferenza stampa sull’aereo che lo stava riportando a Roma dagli Emirati Arabi Uniti, il Papa ha detto: «È vero. Ci sono sacerdoti e vescovi» che hanno abusato delle religiose. Ha aggiunto che è stato un problema persistente e che il Vaticano sta lavorando sulla questione. Ha detto che alcuni sacerdoti sono stati sospesi e quando gli è stato chiesto se non sia necessario fare di più, lui ha risposto di sì.

Lo scorso anno un’inchiesta di Associated Press aveva rilevato diversi nuovi casi di suore abusate in Europa, Africa, Sud America e Asia: e si raccontava anche come il Vaticano non avesse punito adeguatamente i colpevoli. Durante una recente conferenza in Pakistan su come prevenire gli abusi, suor Rose Pacatte ha consigliato ai leader dei diversi ordini religiosi di non andare a riferire i vari casi al vescovo o al prete, come prima cosa: «Potrebbero essere i violentatori o potrebbero proteggerli», ha scritto in una diapositiva della sua presentazione.

L’anno scorso, Mary Dispenza, una ex suora che lavora con l’associazione The Survivors of Abused by Priests (SNAP) che offre assistenza alle vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero, aveva contribuito a diffondere l’hashtag #nunstoo su Twitter per raccogliere le storie delle persone maltrattate dalle suore: lei stessa ha dichiarato di essere stata vittima di atteggiamenti inappropriati da parte della superiore. Ma erano invece iniziate ad arrivare storie di suore abusate dai preti. Intervistata dal New York Times dopo le dichiarazioni di Papa Francesco, Mary Dispenza ha detto: «Sono molto arrabbiata che le parole del Papa arrivino ora. Sono irritata dal fatto che il Papa non si sia alzato in piedi e non abbia davvero parlato della tragedia e delle azioni che intraprenderà».

Lo scorso novembre, l’Unione Internazionale Superiore Generali (UISG, l’organizzazione mondiale di Superiore generali di Istituti di Religiose cattoliche, approvata canonicamente) aveva denunciato pubblicamente la «cultura del silenzio e della segretezza» della Chiesa intorno alle storie di molestie e di abusi di genere. Qualche settimana fa, Hermann Geissler, Capo Ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede, si è dimesso dopo le accuse di molestie sessuali denunciate da un’ex suora. Geissler era a capo dell’organo che cura i casi di molestie sessuali all’interno della Santa Sede.