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  • Giovedì 22 novembre 2018

Cosa succederà con Brexit da qui al 29 marzo

Domenica ci sarà il Consiglio straordinario dei capi di stato e di governo: e poi?

(DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images)
(DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images)

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è fissata per il 29 marzo 2019: per essere applicati, i termini fra le due parti dovranno essere negoziati entro gennaio, ed è per questo che nelle ultime settimane siamo entrati nella fase finale delle trattative.

La scorsa settimana la prima ministra del Regno Unito ha annunciato il raggiungimento di un accordo con l’Unione Europea per Brexit, avvicinandosi alla conclusione di negoziati complicatissimi durati un anno e mezzo. L’accordo non è ancora definitivo, e per il momento è stato approvato soltanto dal governo britannico. Per renderlo ufficiale manca ancora la ratifica dei 27 capi di stato e di governo dei paesi membri, il voto del Parlamento europeo e soprattutto di quello britannico.

Da qui a marzo, quindi, deve succedere un mucchio di cose: il Financial Times ha messo insieme le tappe che mancano da qui all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, con o senza accordo.

Fra 21 e 23 novembre

Theresa May andrà a Bruxelles per discutere degli ultimi dettagli con il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. Regno Unito e Unione Europea devono ancora scrivere una dichiarazione politica sulle loro future relazioni (soprattutto quelle commerciali). Una volta pubblicata la dichiarazione, si aprirà la strada per un incontro straordinario del Consiglio europeo – l’organo informale che raduna tutti i capi di stato e di governo dell’UE – per confermare l’accordo.

In ballo ci sono ancora alcuni dettagli del trattato di separazione da definire, tra cui quello sulla durata del “periodo di transizione” post Brexit. Durante questo periodo nel Regno Unito continueranno a rimanere in vigore tutte le regole europee, anche se il paese non avrà più voce in capitolo per modificarle (non avrà infatti più rappresentanti nelle istituzioni europee né europarlamentari). Al momento il periodo di transizione dovrebbe durare fino al 31 dicembre del 2020, durante il quale i negoziatori proseguiranno i loro colloqui per risolvere le numerosissime questioni che rimangono da decidere, come il tipo di relazione che avranno in futuro l’Unione Europea e il Regno Unito.

25 novembre

L’Unione Europea ha convocato un Consiglio europeo straordinario in cui i 27 leader dei rimanenti paesi dell’UE dovranno approvare formalmente l’accordo sull’uscita del Regno Unito e la dichiarazione politica sulla futura relazione. Perché si raggiunga un accordo serve la maggioranza qualificata dei voti, che si misura tenendo conto della popolazione dei singoli stati: per garantire la legittimità dell’accordo, però, è possibile che i 27 leader decidano di trovare un accordo all’unanimità.

Dicembre

Una volta ricevuta l’approvazione del Consiglio europeo, l’accordo dovrà passare alla Camera dei comuni, la camera bassa del Parlamento britannico. Sulla carta sarà l’ostacolo più difficile per May, che dovrà convincere un’ottantina di deputati che oggi sono considerati contrari. Per effetto di una precedente decisione del Parlamento britannico, il voto dovrà tenersi prima che l’accordo venga ratificato definitivamente dal Parlamento Europeo.

Gennaio-febbraio 2019

Se la Camera dei Comuni approverà l’accordo su Brexit, il governo potrà preparare i disegni di legge per rendere effettivi gli accordi raggiunti con l’UE, tra cui la regolamentazione dei diritti dei cittadini europei che vivono nel territorio britannico, gli accordi finanziari e i dettagli del periodo di transizione. Sarà una fase molto delicata in cui il governo dovrà probabilmente scontrarsi con il Parlamento per fare approvare tutti i dettagli previsti dal trattato di separazione, sostiene il Financial Times.

Entro il 29 marzo 2019

Il trattato su Brexit dovrà essere approvato dal Parlamento Europeo durante una sessione plenaria: nei primi tre mesi del 2019 ce ne saranno cinque, ma è ancora presto per capire quale sarà quella buona.

29 marzo 2019

È il giorno in cui Brexit entrerà in vigore e sarà un giorno storico, pieno di dichiarazioni e “ultime volte” simboliche. Ce lo ricorderemo per anni.

A partire dal 30 marzo 2019

Una volta formalizzata Brexit, inizieranno le discussioni commerciali tra Unione Europea e Regno Unito: per le leggi europee, infatti, fintanto che il Regno Unito rimane un membro dell’UE, non è possibile discutere nuovi accordi commerciali. Il 30 marzo inizierà anche il periodo di transizione – che al momento dovrebbe essere di 21 mesi – durante il quale alcuni degli obblighi del Regno Unito come membro dell’Unione rimarranno ancora in vigore, come l’appartenenza al mercato comune e all’unione doganale. Il Regno Unito, però, non avrà più diritto di voto in alcuna istituzione europea.

31 dicembre 2020

Finirà il periodo di transizione, anche se come abbiamo scritto è possibile che la data cambi. I negoziatori europei dubitano che verrà raggiunto un accordo commerciale entro la fine del 2020 e Michel Barnier, il capo dei negoziatori per l’Unione Europea, ha già suggerito di estendere il periodo di transizione fino al 31 dicembre 2022.

31 dicembre 2022?

Il trattato di separazione provvisorio spiega molto chiaramente che nel caso in cui il periodo di transizione finisca senza che sia stato raggiunto un compromesso per evitare un confine chiuso tra l’Irlanda del Nord – che è parte del Regno Unito – e lo stato d’Irlanda, entrerà in vigore automaticamente il cosiddetto “backstop”. In questo modo il Regno Unito continuerà a rimanere nell’unione doganale. I sostenitori della “hard Brexit”, cioè di un accordo che preveda meno legami con l’UE, sono contrari al “backstop” perché ritengono che metterà a rischio l’integrità territoriale del Regno Unito e aumenterà il potere delle istituzioni europee sulle decisioni di politica interna del paese, come le tasse, gli aiuti di stato, il lavoro e la regolamentazione ambientale. Secondo loro il “backstop” non garantisce una data certa dell’uscita: cosa succederà esattamente con l’Irlanda, lo capiremo solo fra molti mesi.

Dopo il 2022

In molti credono che ci vorranno anni per mettere in funzione il piano di “massima facilitazione” propagandato da alcuni dei sostenitori più accaniti di Brexit, che dovrebbe appoggiarsi su tecnologie avanzate per accelerare gli attraversamenti doganali. Molto probabilmente il Regno Unito non sarà completamente indipendente dall’Unione Europea fino alla metà del prossimo decennio, e qualcuno teorizza che non lo sarà mai davvero.