Tutti fanno i soldi con il logo della NASA (tranne la NASA)

Lo Spazio va di moda e sempre più aziende vendono magliette, giacche e scarpe con il simbolo dell'agenzia spaziale statunitense

Una scena dal film First Man - Il primo Uomo
Una scena dal film First Man - Il primo Uomo

La “corsa allo Spazio” è terminata da un pezzo e forse diventare astronauti non è più il primo desiderio dei bambini, ma l’idea di esplorare l’universo in una navicella ha ancora un certo fascino. Negli ultimi anni è stato alimentato da nuove missioni (come quelle verso Mercurio o verso il Sole), nuove scoperte (come il Pianeta X, l’esoluna e l’acqua liquida su Marte), nuove speranze per chi non fa l’astronauta – come il viaggio spaziale organizzato da Elon Musk – oltre che dall’arte, dai libri e dal cinema, dove gli eroi spaziali sono stati interpretati da attori come Matt Damon, Sandra Bullock, George Clooney, Matthew McConaughey, Bruce Willis e per ultimo Ryan Gosling nel ruolo di Neil Armstrong in First Man – Il primo uomo, da poco uscito nelle sale.

Già questo basterebbe a spiegare la proliferazione di gadget e vestiti dedicati alla più grande e famosa agenzia spaziale al mondo, la NASA, che proprio quest’anno compie 60 anni. Le magliette col suo logo – ufficiali o meno – non sono indossate solo da nerd e appassionati di stelle ma anche da chi non sa esattamente a cosa serva la Soyuz ma desidera un oggetto con stampato sopra il celebre logo a sfondo blu disegnato nel 1959 o la scritta tondeggiante (il worm logotype, il logotipo vermoso, dicono gli americani) inventata nel 1975. Per questo molte aziende di moda, che siano catene economiche o marchi di lusso, stanno cercando di approfittarne, proponendo i loro prodotti con sopra il sigillo dell’agenzia spaziale.

Quartz fa notare che, volendo, potreste uscire ricoperti di loghi NASA da capo a piedi. Basta comprare pantaloni tecnici disegnati dallo stilista newyorkese Heron Preston (costano 891 euro), una maglietta di Asos, TopShop o Urban Outfitter (le fa sia a maniche corte che lunghe), una giacca da 825 euro di Coach e un portachiavi da 150. Ovviamente ci sono anche le scarpe, appena messe in vendita da Vans per i 60 anni della NASA: la linea “Space Voyager” ripropone vecchi modelli di successo con sopra il logo dell’agenzia. Dovesse piovere, da Vans trovate anche il parka (a 99,99 euro su Zalando).

Quest’abbondanza è tecnicamente possibile perché quello della NASA è un logo governativo, che può essere usato dalle aziende senza versare niente all’agenzia per i diritti di copyright. Chiunque, ha spiegato il direttore delle comunicazioni Stuart Vevers, può presentare la richiesta per usarlo: «Noi la prendiamo in considerazione e ci assicuriamo che la nostra identità sia usata correttamente, lavorando con chi si occupa del merchandising e con gli stilisti». L’unica restrizione è che il logo della NASA sia usato per scopi decorativi e non sovrapposto o ravvicinato agli altri marchi dell’azienda produttrice, che dovranno comparire nei posti solitamente riservati ai loghi, come le etichette o le suole delle scarpe.

È un successo che ha anche a che fare con un atteggiamento nostalgico verso marchi e linee del passato, come mostra per esempio il ritorno di FILA, con la nuova mania dei loghi e con un rinnovato gusto per l’esotico e l’evasione della realtà. Ci circondiamo di cactus, fenicotteri (finti) e palme per immaginare avventure, vacanze e mondi ovattati: perché non affidarsi allora a quanto di più lontano dalla noia quotidiana, un misterioso viaggio interstellare?