La Lega è stata sopravvalutata?

I suoi risultati in Trentino Alto-Adige sono stati ottimi, ma hanno suscitato dubbi su quanto sia verosimile il 30 per cento nazionale che gli attribuiscono i sondaggi

(ANSA/DANIELE MOSNA)
(ANSA/DANIELE MOSNA)

Tra domenica notte e lunedì è terminato lo scrutinio delle elezioni provinciali a Trento e Bolzano. Il risultato è stata una vittoria per il centrodestra e una grave sconfitta per autonomisti e centrosinistra: è stato un risultato storico per le due province ma anche un voto interessante a livello nazionale, visto che è stato il primo da quando si è insediato il nuovo governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle. I risultati ci dicono qualcosa in particolare della Lega e della grande crescita di consensi che secondo i sondaggi avrebbe avuto dal giorno delle elezioni di marzo a oggi.

Com’è andata la Lega?
Per gli equilibri politici nazionali, il risultato più atteso da queste elezioni era quello della Lega. Rispetto alle precedenti elezioni regionali, il partito guidato da Matteo Salvini ha ottenuto un recupero impressionante: a Trento ha quadruplicato i suoi voti e a Bolzano li ha quintuplicati. Ma il confronto con le elezioni provinciali del 2013 rischia di essere fuorviante: all’epoca si votò poco dopo lo scandalo sui rimborsi truccati che aveva portato alle dimissioni del fondatore del partito Umberto Bossi. In quel periodo la Lega ottenne il minimo storico in tutte le elezioni alle quali partecipò.

Un confronto più interessante è quello tra i risultati reali ottenuti domenica dalla Lega e le aspettative che si erano formate nelle scorse settimane. Secondo tutti i principali istituti di sondaggi, da quando è stato formato il governo il partito di Matteo Salvini è riuscito quasi a raddoppiare i suoi consensi, passando dal 17 per cento raccolto alle elezioni politiche del 4 marzo a più del 30 per cento. Secondo alcuni sondaggi, al 30 per cento nazionale dovrebbe corrispondere quasi il 50 per cento dei voti nel Nord Est: la zona di massima concentrazione di voti per la Lega e in cui di solito viene inserito anche il Trentino-Alto Adige.

A Trento e Bolzano, però, la Lega – pur ottenendo buoni risultati – non ha preso così tanti voti da confermare i sondaggi al di là di ogni ragionevole dubbio. In entrambe le province il partito di Salvini è rimasto sostanzialmente stabile. In provincia di Trento ha raccolto il 27 per cento dei voti, lo stesso risultato delle politiche di marzo.

A Bolzano ha ottenuto l’11,1 per cento, una leggera crescita rispetto al 9,6 per cento delle elezioni politiche. Questo non toglie che abbia ottenuto comunque risultati importanti, come ad esempio la fortissima crescita nella città di Bolzano, dove la Lega è diventata il primo partito con il 27,8 per cento dei voti, un forte incremento rispetto al 15,7 per cento delle politiche. Ma comunque lontano da quello che servirebbe per superare il 30 per cento su base nazionale, visto che la Lega è molto più forte al Nord che al Sud.

In altre parole, dalle elezioni in Trentino-Alto Adige non sembra si possa concludere che, se si votasse oggi a livello nazionale, la Lega si avvicinerebbe davvero a raddoppiare i suoi voti rispetto a marzo. Lorenzo Pregliasco, direttore di Quorum e YouTrend, ha scritto che questi risultati farebbero pensare che la Lega sia più vicina a un 25 per cento a livello nazionale che al 30 per cento di cui parlano la maggior parte dei sondaggi.

Anche queste conclusioni, comunque, devono essere trattate con prudenza: e non solo per la scarsa affidabilità dei sondaggisti italiani, che anche alle ultime elezioni politiche hanno compiuto degli errori. Le elezioni locali sono diverse da quelle nazionali, e in particolare le elezioni in provincia di Trento e Bolzano, dove sono presenti forti partiti autonomisti e liste civiche, sono ancora più peculiari. Per avere ulteriori elementi bisognerà attendere le prossime elezioni in Abruzzo e Basilicata (che si terranno probabilmente all’inizio dell’anno prossimo) e poi le elezioni europee del prossimo maggio.

Il voto locale
Le conseguenze più importanti e immediate del voto di domenica saranno comunque quelle locali, che segnano una svolta importante per entrambe le province autonome di Trento e Bolzano. Nella provincia di Trento, infatti, per la prima volta dopo vent’anni gli autonomisti non saranno al governo. Le elezioni sono state vinte da Maurizio Fugatti, candidato del centrodestra sostenuto da Lega, Forza Italia e numerose liste civiche.

Fugatti ha ottenuto il 46,6 per cento dei voti, arrivando quasi a doppiare il candidato del centrosinistra Giorgio Tonini, che ha ottenuto il 25,4 per cento. Il centrosinistra è stato penalizzato dalla rottura della storica alleanza tra PD e autonomisti del PATT, che correndo da soli guidati dal presidente della provincia uscente Ugo Rossi hanno raccolto intorno al 12,4 per cento.

Nella provincia autonoma di Bolzano gli autonomisti della SVP sono riusciti a rimanere sopra la soglia del 40 per cento, ma hanno ottenuto il risultato peggiore degli ultimi anni, 41,9 per cento. Ai tradizionali alleati della SVP però è andata anche peggio. Il PD ha raccolto solo il 3,8 per cento dei voti, eleggendo così un unico consigliere provinciale: non abbastanza per garantire alla SVP la maggioranza di cui ha bisogno per governare. L’alleanza di centrosinistra che ha governato Bolzano per gli ultimi 20 anni quindi non è più sufficiente e l’SVP dovrà trovare nuovi alleati.

Un possibile partner di coalizione sarà proprio la Lega che ha ottenuto l’11,1 per cento, un incremento di quasi cinque volte rispetto al 2013, quando alleata con Forza Italia raccolse solo il 2,5 per cento dei voti. Il presidente uscente della provincia Arno Kompatscher e altri dirigenti della SVP sono però sembrati prudenti su questa possibile alleanza, dicendo che parleranno con tutte le forze politiche e che, in ogni caso, i loro alleati dovranno essere “europeisti”.