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  • Domenica 30 settembre 2018

I Mondiali di ciclismo promettono bene

C'è un percorso lungo e difficile, con oltre 60 chilometri in salita, e tra i molti che potrebbero vincere ci sono anche gli italiani Nibali e Moscon

di Gabriele Gargantini

(Gero Breloer/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Gero Breloer/picture-alliance/dpa/AP Images)

Si sta correndo la gara più importante dei Mondiali di ciclismo: quella in linea della categoria “Uomini Elite”. È l’ultima delle 12 gare (maschili e femminili, di squadra, giovanili e a cronometro) dei Mondiali che si stanno svolgendo a Innsbruck, in Austria, e promette bene perché è molto più difficile di quelle di tutti i Mondiali degli ultimi vent’anni. Si correrà infatti su un percorso di 258,5 chilometri, con circa 60 chilometri di salita, per un dislivello totale di 4.670 metri, con una salita finale con un tratto al 28 per cento di pendenza.

Va da sé che i favoriti per la vittoria sono degli “scalatori”, e non è una cosa che ai Mondiali di ciclismo capita spesso. Tra quelli che possono vincere ci sono anche due italiani – Gianni Moscon e Vincenzo Nibali – ma entrambi arrivano da un periodo complicato e non sono quindi i principali favoriti. Per vincere dovranno – insieme al commissario tecnico Davide Cassani – inventarsi qualcosa di particolare. A prescindere dal loro risultato, è probabile che sarà una corsa vivace e imprevedibile, in cui i primi potrebbero arrivare al traguardo uno a uno.

Un paio di cose da sapere sui Mondiali di ciclismo, per cominciare
Si corrono per squadre Nazionali, ogni anno in un paese diverso, con un percorso che a volte è ideale per i “velocisti” (nel 2002 vinse Mario Cipollini) e altre per corridori che se la cavano anche su altri terreni (negli ultimi tre anni ha sempre vinto lo slovacco Peter Sagan). Come sapete, il ciclismo va spesso a maglie, più che a coppe. Chi vince i Mondiali indossa per l’anno successivo la maglia iridata: una grande soddisfazione per chi la indossa ma anche per lo sponsor della squadra per cui corre chi la indossa. La maglia iridata è bianca con i cinque colori della bandiera olimpica, in questo ordine: blu, rosso, nero, giallo e verde; dall’alto verso il basso.

L’ultimo italiano a indossare la maglia iridata nelle corse in linea (ce n’è una anche per le corse a cronometro) è stato Alessandro Ballan, che vinse i Mondiali del 2008 a Varese. Sentire gli ultimi minuti di questa telecronaca è, per un appassionato di ciclismo, qualcosa di simile a sentire “Andiamo a Berlino, Beppe” per un appassionato di calcio.

I Mondiali di Innsbruck, fin qui

I paesi con più medaglie d’oro sono Belgio e Olanda (tre a testa). L’australiano Rohan Dennis ha vinto l’oro nella cronometro individuale categoria Elite; lo svizzero Marc Hirschi; la fortissima olandese Anna van der Breggen è arrivata prima nella corsa in linea della categoria donne Elite. Ma più che di ogni altra cosa si è parlato di Remco Evenepoel, che ha 18 anni e ha vinto l’oro della categoria Juniores sia a cronometro che in linea.

Fino ai 16 anni Evenepoel giocava a calcio ed era stato capitano della nazionale Under17 del Belgio. Poi però ha scelto il ciclismo e ha vinto circa tre quarti delle quasi cinquanta gare a cui ha partecipato: spesso con gran distacco, spesso dimostrandosi oggettivamente molto superiore rispetto a ogni avversario. Dall’anno prossimo correrà per una delle squadre più forti, la Quick-Step, e lo farà passando direttamente dalla categoria Juniores a quella dei professionisti, saltando il passaggio intermedio tra gli Under23. È già fortissimo così, e chi lo segue dice che è difficile capirne i limiti. È uno di quelli per cui la frase “ne sentiremo parlare” sembra proprio essere azzeccata. Intanto gli hanno chiesto, essendo lui belga e forte in bici, se si sente il nuovo Eddy Merckx. Lui ha risposto: «No, sono il nuovo me».

Il percorso della gara di oggi
Cycling Weekly ha scritto che la parola giusta per descrivere la corsa di oggi è «brutale». Si parte da Kufstein poco dopo le 9 e l’arrivo è previsto a Innsbruck tra le 16.30 e le 17.15. C’è un primo tratto di 84 chilometri senza salite particolarmente lunghe; poi i corridori passeranno 142 chilometri facendo per sei volte il giro di un circuito lungo quasi 24 chilometri con una salita di 8 chilometri, con pendenza media del 6 per cento. Non è una pendenza esagerata, ma bisogna farla sei volte. Poi, a trenta chilometri dall’arrivo, inizia un ultimo tratto con la Höttinger Höll, la salita di tre chilometri con pendenza media dell’11,5 per cento e massima del 28 per cento.

Alcuni mesi fa il commissario tecnico Cassani ci era andato in ricognizione con alcuni corridori italiani: guardate quanto muovono le spalle salendo, è in genere segno di grande fatica.

Che corsa sarà
È sempre difficile dirlo e in questo caso lo è ancora di più, visto che si corre per squadre Nazionali: ci sono dinamiche diverse e soprattutto le Nazionali più forti, come l’Italia, avranno otto corridori, mentre le altre solo sei, quattro o uno. Qualcuno – quasi di certo non qualcuno dei favoriti – proverà a partire in fuga subito e vedere che succede. Qualche squadra proverà a non far andare in fuga nessuno, perché ha qualche corridore che può fare la differenza sull’ultima salita. Altre squadre proveranno a rendere la corsa dura tirando sin dai primi chilometri, per far stancare avversari forti su brevi salite ma che soffrono quelle lunghe, specie se ripetute.

È un Mondiale con uno strappo secco che arriva dopo una breve discesa al termine di uno strappo breve ma molto intenso, preceduto però da decine di chilometri di salita. Bisognerà avere esplosività nel finale ma anche grande resistenza per arrivarci con un po’ di energie. E dopo tutte quelle salite ci sono anche tante discese, in alcuni tratti molto tecniche.

È un percorso ideale per le caratteristiche di Vincenzo Nibali: uno che ha vinto tutti e tre i Grandi giri ma anche classiche come il Giro di Lombardia e la Milano-Sanremo. Solo che due mesi fa Nibali si è rotto una vertebra al Tour de France e, dopo aver accelerato i tempi di recupero, non è al massimo della forma. Anche se non al meglio, Nibali è comunque considerato il più forte ciclista italiano e qualcosa proverà a fare quasi sicuramente. In squadra con lui ci saranno Gianluca Brambilla, Dario Cataldo, Damiano Caruso, Alessandro De Marchi, Domenico Pozzovivo, Franco Pellizotti e Gianni Moscon.

Anche Moscon potrebbe dire la sua: è meno scalatore di Nibali, ma può reggere in salita e avere l’esplosività necessaria sullo scatto finale. Anche lui arriva però da un mese complicato: ha avuto cinque settimane di squalifica (finita il 12 settembre) per un atteggiamento considerato violento nei confronti di un altro corridore. Né Moscon né Nibali sono considerati i più in forma al via; ma per vincere a volte serve anche altro. Intanto, in Nazionale sembra esserci un buon clima:

https://www.instagram.com/p/BoMFua5gkuw/?taken-by=d.cassani

I veri favoriti sono i francesi Juliane Alaphilippe e Romain Bardet, lo spagnolo Alejandro Valverde, i britannici Simon e Adam Yates e lo sloveno Primoz Roglic. E alcuni corridori delle nazionali più forti in salita, come Olanda e Colombia. Sagan non è tra i favoriti e questo non è per niente un percorso adatto a lui, perché c’è troppa salita: ma è probabile non voglia stare lì a guardare e basta, mentre qualcun altro si prende la maglia che per tre anni è stata sua. Ma magari parte con la fuga giusta e dietro stanno a guardare e il Mondiale non lo vince nessuno dei favoriti.