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  • Venerdì 20 luglio 2018

La caduta di Nibali al Tour de France

Il miglior ciclista italiano si è rotto una vertebra e si è ritirato per colpa di uno spettatore, e se ne parla molto

Vincenzo Nibali, il miglior ciclista italiano degli ultimi anni, si è ritirato dal Tour de France dopo che nella tappa di ieri è caduto sull’ultima salita e si è fratturato una vertebra. Nibali è caduto a circa quattro chilometri dal traguardo della 12ª tappa con arrivo sull’Alpe d’Huez, una delle più importanti salite del ciclismo mondiale. Durante la diretta e nelle ore successive, era sembrato che Nibali fosse caduto perché toccato da una moto della polizia francese. Nella serata del 19 luglio si è però capito, grazie a un paio di video, che Nibali è caduto per colpa di un tifoso: quasi di certo perché il tifoso si è sporto troppo per fare una fotografia e la tracolla della sua macchina fotografica si è impigliata nella bici di Nibali.

La caduta è avvenuta nel momento cruciale di una delle tappe più attese del più importante evento del ciclismo su strada, e ha messo fuori gioco uno dei corridori più forti e attesi della competizione: la vicenda quindi è molto discussa, merita chiarezza – un articolo di Repubblica ancora inizia con «giù per colpa di una moto della gendarmeria» – ed è utile per mettere in ordine qualche considerazione sul comportamento da avere quando si va a seguire importanti gare di ciclismo.

La caduta
Nibali è caduto quando in testa erano rimasti solo i 6-7 migliori corridori, quelli che avevano dimostrato di poter ambire alla Maglia gialla, simbolo del primato in classifica generale. Pochi chilometri dopo aver iniziato la salita dell’Alpe D’Huez – che ha 21 tornanti ed è lunga 15 chilometri – Nibali aveva provato un attacco e sembrava pedalare con facilità. È caduto mentre stava seguendo, riuscendoci, un allungo di Chris Froome. La caduta è avvenuta appena prima che incominciasse la parte finale, tutta transennata. Ai bordi della strada c’erano quindi molte persone che, come spesso capita, avevano ristretto di molto la parte percorribile dai corridori. In più alcune persone avevano acceso dei fumogeni, che evidentemente creano grandi problemi a occhi e polmoni dei corridori, peraltro nel loro momento di massimo sforzo.

Alcune ore dopo l’arrivo della tappa sono stati diffusi online alcuni video, piuttosto confusi perché girati da persone lungo il percorso, che spiegano in parte quello che è successo. Non ci sono invece immagini girate dall’elicottero (e comunque per via dei fumogeni non si vedrebbe niente) o da una delle moto con a bordo un cameraman: erano troppo avanti o troppo indietro.

In questo primo video si vede il passaggio di Steven Kruijswijk – in fuga per molti chilometri, raggiunto poco dopo – seguito da diverse moto. Il secondo corridore a passare è il francese Romain Bardet; poco dopo si vede passare Froome. Poco dietro si vede Nibali che cade e Geraint Thomas, in maglia gialla, riuscire a evitarlo e restare in sella alla sua bici. Il video dà anche l’idea della confusione: moto, musica, sirene, fumogeni, spettatori che “rubano” strada ai ciclisti; uno spettatore che – chissà perché – passa dal lato sinistro al lato destro della strada, proprio mentre sta passando la corsa.

Un altro video, girato più vicino al posto della caduta, inizia con il passaggio di Bardet e mostra la caduta di Nibali, che viene tirato su da alcuni tifosi (poi ne parliamo) e rimonta in sella. Si vede una moto accanto a Nibali, ma non lo tocca.

Isolando i fotogrammi del video precedente si vede che Nibali, probabilmente a bordo strada perché gran parte della carreggiata disponibile era occupata dalla moto, cade per colpa della tracolla di uno spettatore.

Le fasi prima e dopo la caduta si possono rivedere su RaiPlay: sono 2 ore e 23 minuti dopo l’inizio del video.

La tappa, dopo la caduta
Durante le dirette – trasmesse sia su Eurosport che sulla Rai – non si è capito bene cosa stesse succedendo, perché non c’erano immagini della caduta. Si è visto solo che Nibali si è rialzato e ha ripreso a pedalare, con alcune decine di secondi di ritardo dai migliori. A un certo punto è anche successo che i quattro rimasti in testa – Froome, Thomas, Bardet e Tom Dumoulin – abbiano molto diminuito la loro velocità, mettendosi uno accanto all’altro. Il modo in cui hanno rallentato e il fatto che abbiano rallentato molto, per diversi secondi, fa pensare però che lo abbiano fatto per aspettare Nibali e permettergli di rientrare, una delle tante regole non scritte del ciclismo. I corridori in corsa hanno radioline con le quali parlano e ascoltano quanto detto loro dai direttori sportivi che, nelle auto al seguito della corsa, ascoltano le notizie e vedono quello che succede.

Quando Nibali era quasi rientrato sui corridori in testa (a cui nel frattempo si era aggiunto lo spagnolo Mikel Landa), Bardet ha attaccato. Gli altri hanno quindi dovuto provare a seguirlo. Nelle ore dopo la corsa molti hanno criticato (e anche insultato) Bardet per aver “rotto la tregua”. Lui ha spiegato, prima in inglese poi in un italiano non proprio perfetto, che era un momento concitato, la sua radiolina non funzionava e non sapeva di Nibali. In effetti era diversi metri davanti a lui ed è probabile che, in mezzo a quel casino, fosse difficile capire bene ogni cosa. «A quelli che pensano che ho attaccato Vincenzo Nibali quando è caduto: la mia visione dello sport non è quella», ha scritto.

La gara è finita con la vittoria di Thomas, che è in maglia gialla da alcuni giorni ed è compagno di squadra di Froome. Nibali, con una vertebra fratturata (ma ancora non lo sapeva) ha fatto gli ultimi chilometri al ritmo dei migliori ed è arrivato a soli 13 secondi da Thomas. A fine gara la Bahrain Merida, la sua squadra, ha chiesto alla giuria del Tour che gli venissero restituiti almeno i 13 secondi di ritardo da Thomas, visto come li aveva persi. La giuria ha detto di no, che la caduta era da considerarsi “incidente di gara”.

Dopo la tappa
Dopo l’arrivo, Nibali ha detto: «Bardet era con qualche secondo di vantaggio, c’erano le moto in mezzo e si stringeva molto la strada. Quando ha accelerato Froome l’ho seguito, poi c’è stato il restringimento e sono andato giù. Peccato, ci credevo e la gamba girava bene, avevo buone sensazioni. Il primo attacco lo avevo portato solo per vedere eventuali reazioni degli altri. Sono cose che possono accadere quando c’è tanta gente e il restringimento della strada». Secondo il sito VeloNews, dopo l’arrivo Nibali avrebbe anche risposto “non so nemmeno chi sono” a chi gli chiedeva come si sentiva. È stato visitato in clinica mobile e poi portato all’ospedale di Grenoble, per delle lastre. Gli è stata diagnosticata una frattura composta della decima vertebra: una cosa dolorosa e che rende difficoltosa la respirazione anche stando seduti su un divano, figuratevi sull’Alpe d’Huez all’arrivo del Tour de France.

Tutto quello che si è detto dopo
Come abbiamo detto, all’inizio la colpa della caduta di Nibali è stata data – dai giornalisti e dai tifosi sui social network – a una delle moto della gendarmeria, la polizia francese. Non è così: la moto è una di quelle che deve per forza di cose seguire la corsa, per garantirne la sicurezza, e chi la guidava aveva gli stessi problemi dei corridori in termini di strada ristretta e poca visibilità. La colpa è stata poi data all’organizzazione del Tour, accusata di non aver fatto transennare l’intera salita: anche in altre corse, in altri paesi, non tutti i chilometri finali di salita sono transennati. Il problema è che poche salite hanno così tanto pubblico come l’Alpe d’Huez. Non c’è una risposta giusta o sbagliata a questa questione. Un Grande Giro percorre circa tremila chilometri di strada e nel caso del Tour de France si stima che a vederlo dal vivo siano almeno 10 milioni di persone. Anche mettendo delle transenne, bisognerebbe garantire che le persone non le superino. È facile per alcuni chilometri, più difficile quando diventano molti di più. Servono moto e auto che, per svariati motivi, seguano la corsa e più la corsa è caotica più aumentano i rischi di incidenti.

In passato è successo anche che un corridore finisse contro il filo spinato per colpa di un’auto della tv francese.

Al Giro d’Italia del 2017 una moto della polizia si fermò improvvisamente e dal lato sbagliato della strada: fece cadere diversi corridori, tra cui Thomas.

In Italia, sul monte Zoncolan, alpini e volontari garantiscono una specie di transenna umana, per controllare che lungo tutta la salita i corridori abbiano strada sufficiente per poter passare.

L’assenza di transenne non è un problema quando gli spettatori stanno al loro posto. Anzi: la loro presenza, anche a pochi metri dei corridori, fa parte delle cose che rendono il ciclismo bello, diverso (non si paga il biglietto per vederlo, eccetera) e fotogenico. Il fatto è che a volte, per certe persone, le gare ciclistiche diventano solo un pretesto per farsi notare, anche a costo di rovinare la gara.

I fumogeni e le persone che anziché tifare e incitare sono lungo il percorso per fare altro sono un problema del ciclismo. Oltre alla caduta di Nibali, ieri è successo anche che un tifoso corresse accanto a Bardet per farsi un video (forse un selfie) con lui; e che uno gli si sdraiasse davanti, riducendo ancora di più la parte di strada percorribile, per fargli una foto. C’è anche stato un tifoso che è corso verso Froome per dargli una spinta: non una di quelle in avanti – comunque fastidiose e da evitare – ma proprio una spinta per farlo cadere.

In generale, negli ultimi anni sono aumentati i tifosi che, vestiti in modo sempre più strambo, si mettono lungo le salite per farsi vedere in tv. Se dovesse capitarvi di vedere  una tappa dal bordo della strada, sappiate che i corridori si incitano (anche con addosso vestiti strani, se si vuole) con la voce e con gli applausi. Non bisogna toccarli, non bisogna tirare loro acqua addosso: se la vogliono, la prendono, e se la versano dove e come preferiscono.

Cosa ha detto Nibali, dopo tutto
In un video di sei minuti, girato a Grenoble dopo le lastre, Nibali risponde ad alcune domande, dice di aver apprezzato il «gesto di fair play» dei rivali, spiega la dinamica dell’incidente e aggiunge che non sa chi è la persona che l’ha tirato in piedi e rimesso in sella. Ma ha detto che anche quella non è una cosa da fare. Se la frattura fosse stata diversa e più grave, rialzare di forza un corridore appena caduto avrebbe potuto fare, come dice Nibali, «più male che bene».

Nibali è considerato uno dei favoriti per i Mondiali di ciclismo che si correranno a fine settembre in Austria, su un percorso di 259 chilometri con tantissima salita. Bisognerà ora valutare i tempi del suo recupero. Lui ha detto che ora dovrà portare il busto per un po’ di giorni e poi, quando sarà passato il dolore, riprenderà ad allenarsi.