Ma cos’è, poi, un “decreto milleproroghe”?

È la controversa norma approvata ogni anno che serve a rimandare scadenze e termini, e dentro cui finisce puntualmente di tutto: quest'anno anche la legge sui vaccini a scuola

Una panoramica dell'aula della Camera dei Deputati durante la seduta di oggi (ANSA/ ETTORE FERRARI)
Una panoramica dell'aula della Camera dei Deputati durante la seduta di oggi (ANSA/ ETTORE FERRARI)

Oggi la Camera ha votato la fiducia al governo sulla conversione in legge del cosiddetto “decreto milleproroghe”, che era stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso luglio. Il decreto milleproroghe è una norma – approvata per prassi ogni anno – il cui scopo principale è rinviare scadenze di legge vicine al termine, e che di solito finisce con il contenere un po’ di tutto. Quest’anno, per esempio, contiene tra le altre cose una disposizione che di fatto elimina per l’anno scolastico in corso il divieto di iscrizione all’asilo e alla scuola dell’infanzia per i bambini non vaccinati.

Il primo “decreto milleproroghe” fu approvato nel 2005, durante il secondo governo Berlusconi, con lo scopo di rimandare l’entrata in vigore di alcune disposizioni e di allungare una serie di termini e altre scadenze che sarebbero giunte a compimento alla fine dell’anno. Da allora è diventato una specie di tradizione, anche col cambiamento dei governi, e una sua nuova versione viene approvata ogni anno.

L’utilità del decreto sta nel fatto che in un colpo solo risolve parecchi problemi diversi, permettendo di prorogare per legge una serie di termini che altrimenti dovrebbero essere trattati e risolti separatamente. In quanto decreto legge, poi, le sue misure entrano subito in vigore, non appena viene approvato dal Consiglio dei ministri. Si può quindi approvare rapidamente alla fine dell’anno, senza il rischio di lungaggini parlamentari che magari ne spingerebbero l’approvazione oltre la scadenza dei termini che si vogliono prorogare.

In quanto decreto legge, il “milleproroghe” deve essere confermato da un voto delle camere entro 60 giorni dalla sua approvazione dal Consiglio dei ministri. Questo ha portato a un altro fenomeno diventato tipico della storia del “milleproroghe”: nel corso del passaggio parlamentare e della sua conversione in legge, il decreto viene riempito di un ulteriore carico di micro-norme e disposizioni che interessano a questo o quel parlamentare o gruppo politico.

Il risultato di solito è un testo estremamente eterogeneo, che contiene disposizioni sulla più svariata serie di argomenti che si possa immaginare, al punto che nel 2012 era dovuta intervenire la Corte Costituzionale annullando alcune disposizioni contenute nel milleproroghe del 2010 a causa della manifesta “estraneità alla materia e alle finalità del medesimo decreto”.  L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva preso particolarmente a cuore l’argomento e per due volte, nel 2011 e poi di nuovo nel 2012, scrisse formalmente al Parlamento e al capo di governo (nel primo caso Silvio Berlusconi, nel secondo Mario Monti) invitandoli a limitare la tendenza a infilare norme di ogni tipo nel corso del processo di conversione in legge.

Tra le norme contenute nel decreto che oggi è stato convertito in legge c’è la proroga dell’operazione “Strade sicure”, che prevede l’utilizzo di militari per il pattugliamento delle strade, e dei contratti a termine per i circa mille dipendenti delle province. Altre disposizioni sono state invece inserite durante la discussione della conversione in legge avvenuta in Senato lo scorso agosto. La norma che elimina le sanzioni previste dalla legge Lorenzin e permette di iscrivere a scuola anche bambini non vaccinati è tra queste, così come la cancellazione del fondo per le periferie da 1,6 miliardi di euro che era stata approvata dal governo precedente.