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  • Martedì 17 luglio 2018

Oggi il Tour de France inizia davvero

Profili altimetrici, pendenze e cose da sapere su tutte le salite dei prossimi giorni, oggi che c'è la prima delle tre tappe alpine

(PHILIPPE LOPEZ/AFP/Getty Images)
(PHILIPPE LOPEZ/AFP/Getty Images)

La prima delle tre settimane del Tour de France è finita domenica, con la tappa con arrivo a Roubaix: la città in cui, se si arriva in bici, si passa prima sul pavé. In questi giorni sono successe molte cose, ma gran parte dei ciclisti che una settimana fa dicevano di voler vincere il Tour o comunque arrivare sul podio sono ancora nella condizione di poterci provare. Da oggi e fino al 28 luglio ci saranno le tappe davvero decisive del Tour, quelle in cui i corridori affronteranno la maggior parte delle 26 salite previste nell’intero percorso, arrivando fino ai 2.215 metri d’altezza del Col du Portet, passando da cime storiche come l’Alpe d’Huez, il Colombier e il Tourmalet e facendo, più semplicemente, molti faticosi su e giù tra Alpi e Pirenei.

Prima di profili altimetrici, pendenze e cose da sapere sulle tappe che stanno per arrivare, due parole sulla classifica generale, che in questi giorni è stata determinata soprattutto da cadute, forature, problemi sul pavé e distacchi nella cronometro a squadre. La Maglia gialla del primo in classifica ce l’ha oggi il belga Greg Van Avermaet, che però la perderà di certo nei prossimi giorni. Tra quelli che possono puntare alla Maglia gialla finale quello messo meglio è Geraint Thomas, che è secondo a 43 secondi. Dietro di lui, con un ritardo da Van Avermaet che sta tra il minuto e i tre minuti, ci sono tutti gli altri favoriti ancora in gara: Chris Froome, Vincenzo Nibali, Nairo Quintana, Tom Dumoulin e Romain Bardet, tra gli altri. Insomma, fatta eccezione per Richie Porte, che si è ritirato nella tappa di Roubaix, tutti i favoriti continuano a esserlo. Qualcuno è messo meglio ed è sembrato in forma – e tra loro c’è Nibali – mentre qualcun altro ha avuto un po’ più di problemi, ma è ancora tutto aperto: e basta dare un occhio all’altimetria delle prossime tappe per capire che c’è tutto il tempo perché chi ora ha due minuti di ritardo possa trovarsi ad averne tre di vantaggio.

La 10ª, il 17 luglio: Annecy > Le Grand-Bornand (158 km)
È la prima vera tappa di montagna, dopo un giorno di riposo. Frase che gli esperti di ciclismo conoscono a menadito: “dopo un giorno di riposo non si sa mai cosa può succedere”, perché qualcuno si riposa, si rimette in sesto e riparte più in forma di prima, mentre qualcun altro invece “rompe il ritmo” e si ritrova più lento di prima. Ci sono cinque salite e l’arrivo è dopo una decina di chilometri di discesa e circa cinque chilometri di pianura. La Montée du plateau des Glières, a circa 100 chilometri dall’arrivo, è lunga poco più di 6 chilometri ma ha una pendenza media oltre l’11 per cento e un paio di chilometri in sterrato: come il Colle delle Finestre, la salita su cui Froome ha vinto il suo Giro d’Italia. La Montée du plateau des Glières è una salita inedita per il Tour; la più famosa salita di giornata è il Col de la Colombière, la cui vetta è a 15 chilometri dall’arrivo.

Qualcuno – magari non tra i tre-quattro veri favoriti – potrebbe provare ad attaccare e staccarsi già da lontanissimo; altri potrebbero provarci negli ultimi chilometri dell’ultima salita, per poi provare a mantenere e consolidare un eventuale vantaggio in discesa. Un’altra frase fatta del caso è: “non scopriremo chi vincerà il Tour, ma capiremo chi potrebbe non vincerlo”. Le prime vere montagne fanno sempre qualche danno: c’è sempre qualcuno che palesa all’improvviso una condizione fisica peggiore di quella prevista.

L’11ª tappa, il 18 luglio: Albertville > La Rosière Espace San Bernardo (108 km)
Seconda tappa delle tre alpine, questa volta con arrivo in salita dopo altre due salite. Le prime due salite hanno tratti con pendenze oltre il 10 per cento e sono Hors Categorie, cioè così difficili da essere “fuori categoria”; l’ultima è lunga ma più regolare e “pedalabile” (è una definizione relativa). Il percorso è praticamente identico a quello della penultima tappa del Giro del Delfinato, una sorta di prova generale del Tour de France: quel giorno andarono molto bene Geraint Thomas, Romain Bardet, Adam Yates e Daniel Martin, che in questo Tour ha vinto l’arrivo sul Mur de Bretagne, uno strappo di un paio di chilometri. È una tappa breve: vuol dire che i corridori pedaleranno forte fin da subito, magari cercando di fare selezione già nelle prime due salite.

La 12ª, il 19 luglio: Bourg-Saint-Maurice Les Arcs > Alpe d’Huez (175 km)
Questa terza e ultima tappa alpina ha un dislivello complessivo di oltre 5mila metri e arriva su una salita storica: l’Alpe d’Huez, probabilmente la più famosa salita del Tour, da cui la corsa non passa dal 2015. Prima si passerà anche da Madeleine e Croix de Fer: altri due pezzi di storia del ciclismo. I 21 tornanti dell’Alpe d’Huez sono noti per le vittorie di Bernard Hinault, Gianni Bugno, Joop Zoetemelk e, soprattutto, Marco Pantani. Non è la salita più difficile di questo Tour, ma è una salita sulla quale chiunque faccia il corridore sogna di vincere. E i corridori ci arriveranno dopo i 25 chilometri di salita del Col de la Madeleine e i 29 del Col de la Croix de Fer. Dopo questa tappa una buona metà di quelli che ora puntano alla Maglia gialla finale potrebbe dover fare nuovi e ridotti piani, dato il pesante ritardo che potrebbe aver accumulato.

La 14ª tappa, il 21 luglio: Saint-Paul-Trois-Châteaux › Mende (188 km)
Non ci sono grandi salite e non si sale quasi mai oltre i mille metri. L’ultima salita è lunga solo tre chilometri ma ha pendenze ripide, che permetteranno di fare selezione. E prima di quella salita ci saranno molti chilometri su-e-giù, senza quasi mai pianura. Quasi di certo non sarà la tappa decisiva di questo Tour, ma sarà di sabato: se siete a casa e non sapete che fare del vostro pomeriggio varrà la pena buttarci un occhio.

La 16ª, il 24 luglio: Carcassonne › Bagnères-de-Luchon (218 km)
Arriva dopo il terzo e ultimo giorno di riposo di questo Tour, è lunga ed è la prima tappa sui Pirenei, con un rapido sconfinamento in Spagna. I primi due terzi di tappa sono pianeggianti, ma poi arrivano il Col de Portet-d’Aspet, il Col de Menté, e il Col du Portillon, prima di dieci chilometri di discesa. Delle tappe dopo il giorno di riposo abbiamo già detto; in più questa è lunga ed è la prima della terza settimana: più che le strade a fare la differenza potrebbero essere le energie sempre più scarse.

La 17ª, il 25 luglio: Bagnères-de-Luchon › Saint-Lary-Soulan (65 km)
C’è il Col du Portet – la salita più difficile, perché è ripida e arriva oltre i duemila metri – e perché è lunga 65 chilometri. È lunga cioè meno della metà di quella che già sarebbe considerata una tappa corta. Dalla partenza all’arrivo passeranno giusto un paio d’ore, tutte tra salite e discese. Molti si aspettano attacchi sin dai primi chilometri e un ritmo altissimo per tutta la corsa. Alcuni corridori potrebbero trovarsi molto a loro agio in uno sforzo più breve del solito; altri potrebbero pagare la cosa. In più ci sarà una partenza in griglia, con i corridori nei primi posti in classifica che inizieranno la corsa un po’ prima degli altri: pronti-via e potrebbe essere subito sfida tra i migliori in classifica. Sarà di mercoledì, se dovesse servirvi chiedere ferie o fingere un malanno.

La 19ª, il 27 luglio: Lourdes › Laruns (200 km)
L’ultima tappa di montagna, sui Pirenei. Partenza da Lourdes, poi 6 montagne tra cui Col d’Aspin, Col du Tourmalet e Col d’Aubisque: tre grandi pezzi di storia del ciclismo. L’arrivo sarà sul Col d’Aubisque. Qualcuno potrebbe provare a ribaltare la corsa, come fece Nibali al Giro del 2016 o Froome al Giro del 2018. Ci sono quasi cinquemila metri di dislivello. È una tappa difficile tanto quanto quella con l’Alpe d’Huez, e arriva appena prima della fine. Potrebbe essere una tappa bellissima, decisiva, in cui qualcuno ribalta la corsa e vince il Tour. Ma potrebbe anche essere una tappa che arriva dopo che tutto è stato deciso nelle tante montagne precedenti. Di certo se qualche scalatore ci arriverà con ancora un po’ di energie proverà a usarle, perché è l’ultima salita prima della fine.

La 20ª, il 28 luglio: Saint-Pée-sur-Nivelle › Espelette (31 chilometri)
È una cronometro individuale lunga 31 chilometri, con un po’ di saliscendi. I non-scalatori o i corridori forti a cronometro (come Froome o Dumoulin) avranno quest’ultima carta da giocarsi per provare a guadagnare secondi sugli altri. Ma in una cronometro alla fine di un grande Giro essere specialisti conta tanto quanto avere ancora un po’ di forza nelle gambe. Poi, il 20 luglio, passerella finale con arrivo a Parigi.