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  • Lunedì 28 maggio 2018

Italia-Arabia Saudita è la prima partita della nuova Nazionale

Con l’amichevole di stasera inizia la nostra estate senza Mondiali: da dove si riparte?

Roberto Mancini in uno dei suoi primi allenamento al Centro Tecnico Federale di Coverciano (Claudio Villa/Getty Images)
Roberto Mancini in uno dei suoi primi allenamento al Centro Tecnico Federale di Coverciano (Claudio Villa/Getty Images)

Questa sera alle 20.45, nel piccolo stadio di San Gallo, sulla sponda svizzera del lago di Costanza, Roberto Mancini guiderà la Nazionale italiana nell’amichevole contro l’Arabia Saudita, la prima da quando l’ex allenatore di Inter e Manchester City ha assunto l’incarico di commissario tecnico. Si gioca in uno stadio svizzero di seconda fascia perché è lì che l’Arabia Saudita disputerà due delle sue tre amichevoli in preparazione dei Mondiali 2018, a cui si presenterà da seconda qualificata dei gironi asiatici. Per l’Italia, invece, l’amichevole di stasera è l’inizio dell’estate che passerà senza Mondiali – e sarà senza per tutti: giocatori, appassionati e disinteressati, perché se ne accorgeranno anche loro – come non accadeva dal 1958.

L’Italia mancherà dal Mondiale dopo averne vinto uno dodici anni fa e dopo essere uscita ai gironi nelle ultime due edizioni. Per i tempi calcistici di una squadra nazionale è un periodo tutto sommato breve (un bambino di 6 anni può esordire in prima squadra in dodici anni, per dire). Come sia accaduto tutto questo, a dirci il vero, non lo abbiamo ancora compreso del tutto, soprattutto perché quello che è successo tra la sconfitta di Madrid contro la Spagna e gli spareggi di Stoccolma e Milano resta un mistero per molti e importanti aspetti. Un mistero che ieri sera l’ex allenatore della Nazionale Giampiero Ventura ha cercato per la prima volta di spiegare, pur sempre mantenendo una certa riservatezza. Alla trasmissione di Rai 1 Che tempo che fa, Ventura ha detto:

Quando siamo partiti lo scenario era chiaro. C’era una sola squadra pronta a qualificarsi e non eravamo teste di serie. Siamo arrivati alla partita con la Spagna da imbattuti e primi in classifica a pari merito. O li battevamo o andavamo agli spareggi. Abbiamo perso perché erano più forti, sia dal punto di vista tecnico che da quello fisico. Volevamo provare a vincerla, ma ciò che è successo poi è difficile da capire. Un minuto dopo il fischio finale c’è stata una violenza inaudita verso di me, tutti volevano le mie dimissioni.

Eravamo imbattuti, ma ci fu una delegittimazione esterna assolutamente devastante verso di me. In realtà c’era già stata: il progetto iniziale prevedeva la presenza di Marcello Lippi, che avrebbe dovuto fare il direttore tecnico. Eravamo entrati insieme in Nazionale, ma dopo la mia firma non c’era più. È sparito per motivi di regolamento e ho fatto il doppio ruolo per un anno.

Ho sbagliato a non dimettermi nella partita successiva alla Spagna, la vittoria contro Israele. Feci una riflessione seria: dopo 10 minuti lo stadio fischiava la Nazionale. Non ricordo sia mai successo. Quando ho sentito quei fischi, ho capito che qualcosa si era rotto. Come se avessimo già perso. Dopo la partita con la Macedonia mi sono dimesso, dissi che non avrei potuto continuare così. Era giusto prendere un’altra persona, c’erano giocatori appena arrivati. Devastante, ecco com’era il clima. Ma le dimissioni non sono state accettate. Avevo ufficializzato al mio staff che non sarei mai andato ai Mondiali, anche in caso di qualificazione con la Svezia. Per me era impossibile lavorare, chiunque fosse arrivato avrebbe avuto la possibilità di fare un lavoro migliore.

Viste come sono andate le cose negli ultimi anni, si può dire che l’Italia, una delle più nazionali più importanti e vincenti nella storia del calcio, sia ormai ridimensionata a squadra di seconda fascia. Si è dovuti arrivare all’esclusione dai Mondiali per rimettere in discussione l’intera struttura del movimento calcistico nazionale. Il fallimento non ha però causato le immediate dimissioni dei vertici della FIGC, che sono arrivate solo dopo lunghe pressioni, e nemmeno un dibattito costruttivo al momento delle elezioni federali, concluse con un nulla di fatto dopo che i vari organi del calcio nazionale non sono riusciti a trovare un accordo su nulla. È quindi subentrato il CONI, con un commissariamento che in molti auspicavano in quanto soluzione più adatta ed efficace.

I commissari del CONI Roberto Fabbricini e Alessandro Costacurta hanno scelto Roberto Mancini, il migliore allenatore in questo momento tra quelli disponibili a ricoprire l’incarico. La sua nomina è arrivata il 14 maggio anche se era data per certa da alcune settimane, dopo che tutti gli altri candidati principali – Ancelotti, Conte e Allegri – si erano chiamati fuori preferendo continuare a svolgere incarichi con squadre di club. La nuova gestione sotto la guida di Mancini è iniziata con le prime convocazioni in vista delle partite amichevoli contro Arabia Saudita, Francia (1 giugno) e Olanda (4 giugno). Mancini ha convocato per la prima volta cinque nuovi giocatori, ha richiamato dopo anni di assenza Mario Balotelli e Domenico Criscito e ha nominato capitano Leonardo Bonucci.

L’incertezza principale riguarda il modo in cui la Nazionale cercherà di riprendere la scalata verso il posto perso fra le grandi squadre del calcio internazionale. Stando a quello che si è visto negli allenamenti di Coverciano, intanto, stasera l’Italia partirà con Donnarumma in porta, che Mancini ha definito come una delle poche certezze della squadra. La difesa a quattro sarà composta dai terzini Davide Zappacosta, che da un anno gioca al Chelsea, e Domenico Criscito, che Mancini ha allenato allo Zenit nominandolo anche capitano della squadra. Al centro, accanto al capitano Bonucci, giocherà il suo compagno di squadra al Milan Alessio Romagnoli.

Il centrocampo a tre sarà probabilmente composto da Lorenzo Pellegrini della Roma, Jorginho del Napoli e Bryan Cristante dell’Atalanta: i tre migliori centrocampisti a disposizione di Mancini, dopo gli infortuni dei possibili titolari Marco Verratti e Marco Parolo. Mario Balotelli sarà il centravanti titolare, ed è stato anche nominato vice capitano: Mancini lo lanciò ai tempi dell’Inter e lo allenò anche al City, dice che è maturato e che è pronto per avere un posto in squadra, e starà a lui dimostrarlo. Come esterni partiranno probabilmente Lorenzo Insigne, il cui posto in squadra è certo, e Matteo Politano del Sassuolo. È probabile che nel corso della partita Mancini possa inserire almeno due esterni d’attacco fra quelli in panchina: Federico Chiesa, Simone Verdi e Domenico Berardi.

Nella conferenza stampa di domenica Mancini ha detto:«Vorrei vedere gioco, e vorrei vincere. I nostri sono tutti tecnicamente bravi, possono già trovarsi bene, non servono sei mesi. Avremo tuttavia qualche difficoltà stasera, dato che l’Arabia è composta dai blocchi di due club e quindi è affiatata». Nelle tre amichevoli in programma in questi giorni mancheranno De Rossi, non convocato, e poi Bernardeschi, Chiellini, Emerson Palmieri e Ciro Immobile, che come Verratti e Parolo sono infortunati e non al meglio della condizione.

L’Arabia Saudita è allenata dall’argentino Juan Antonio Pizzi, vincitore dell’ultima Coppa America con il Cile, che ha lasciato dopo aver mancato la qualificazione ai Mondiali. L’Arabia Saudita invece l’ha raggiunta, ma con un altro allenatore: l’olandese Bert van Marwijk, finito ad allenare l’Australia. Il livello della squadra araba è fra i più bassi del Mondiale, ma Pizzi ritiene che il livello tecnico medio dei giocatori sia buono. Il suo staff ha scelto di affrontare l’Italia in quanto l’avversaria più forte libera da impegni FIFA, così come ha fatto la Francia, contro cui giocheremo a Nizza venerdì sera.