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  • Lunedì 29 gennaio 2018

La FIGC non avrà un presidente: verrà commissariata dal CONI

Lega Dilettanti e Associazione Calciatori hanno votato scheda bianca, nessuno dei due candidati al ballottaggio ha avuto la maggioranza per essere eletto

Damiano Tommasi, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina durante l'assemblea elettiva (LaPresse)
Damiano Tommasi, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina durante l'assemblea elettiva (LaPresse)

L’assemblea elettiva della Federazione Italiana Giuoco Calcio — la FIGC, l’organo che gestisce il calcio italiano — non è riuscita a eleggere il suo nuovo presidente e successore di Carlo Tavecchio, che si era dimesso dopo la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di calcio in Russia. I due candidati arrivati al ballottaggio finale dopo tre votazioni nulle, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina, non sono riusciti ad ottenere la maggioranza semplice dei voti validamente espressi: i delegati dell’Associazione Calciatori e della Lega Nazionale Dilettanti hanno deciso infatti di votare in blocco scheda bianca, seguiti da altri delegati provenienti da altre associazioni calcistiche.

Durante le operazioni di voto del quarto e ultimo turno, Cosimo Sibilia – candidato della Serie D – ha spiegato che la sua associazione ha scelto di votare scheda bianca dopo che Gravina, candidato della Lega Pro, non ha risposto al suo invito a diventare il nuovo presidente federale con i voti della Lega Dilettanti: un invito fatto per evitare il commissariamento. I rappresentanti dei calciatori, invece, hanno deciso di votare scheda bianca subito dopo la conclusione del terzo turno delle votazioni, non trovando nessun tipo di accordo con gli altri candidati.

Si è verificata quindi una condizione di ineleggibilità che porterà al commissariamento della FIGC da parte del CONI, come auspicato dallo stesso presidente del Comitato Olimpico Italiano Giovanni Malagò nelle scorse settimane. Il mancato esito dell’assemblea elettiva rispecchia il modo in cui si è arrivati a queste elezioni e la situazione precaria delle associazioni calcistiche italiane. Le divisioni fra leghe, club e associazioni sono ancora marcate, in special modo quella all’interno della Lega Serie A. Nei giorni precedenti alle elezioni, il presidente del CONI aveva detto che la presenza di un unico candidato era “una condizione indispensabile per il nuovo corso della FIGC”, dato che nessuno dei tre candidati era in grado di garantire la maggioranza nel Consiglio Federale. Ma di candidati se ne sono presentati tre. Nelle prossime ore il CONI dovrà dunque riunirsi per nominare il commissario della FIGC.

Cosimo Sibilia cerca di calmare i delegati prima del ballottaggio finale (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

L’assemblea elettiva è iniziata alle 11.30. La prima votazione si è conclusa poco prima delle 15: Cosimo Sibilia ha ottenuto 259 voti, Gabriele Gravina 188 e Damiano Tommasi ne ha ottenuti 113. Come ampiamente previsto nessuno ha ottenuto i tre quarti dei voti necessari per essere eletti al primo turno. Si è proceduti quindi al secondo turno, la cui soglia per l’elezione corrispondeva ai due terzi dei voti. Nello spoglio delle 16 però nessun candidato è riuscito a superare i numeri richiesti: Sibilia ha ottenuto 206 voti, Gravina 185 e Tommasi 113. Nemmeno alla terza votazione, in cui bastava la maggioranza semplice dei votanti, si è arrivati alla elezione di uno dei tre candidati. Al ballottaggio finale tra i due candidati più votati, Sibilia e Gravina, le scheda bianche sono arrivate al 59 per cento.

I candidati: Tommasi, Gravina e Sibilia

I tre candidati in corsa alla elezioni di oggi erano Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (cioè una specie di sindacato dei calciatori); Gabriele Gravina, presidente della Serie C, e Cosimo Sibilia, presidente della Serie D.

Damiano Tommasi è stato il primo a presentare la propria candidatura e probabilmente è il più noto fra i candidati. È veronese, ha 43 anni ed è stato un buon calciatore professionista, di ruolo centrocampista, dal 1993 al 2015, la maggior parte dei quali passati alla Roma. Nel 2011 è stato eletto presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Nonostante sia il più conosciuto, era lo sfavorito fra i tre candidati, soprattutto a causa dei suoi cattivi rapporti con i presidenti di Serie A (che lo vedono appunto come un “sindacalista”).

Gravina ha 64 anni, è pugliese ed è a capo della Lega Pro – la Serie C – dal dicembre del 2015. È attivo nel mondo del calcio dagli anni Ottanta: è stato presidente del Castel di Sangro, capo delegazione della Nazionale italiana Under-21 tra il 2004 e il 2008 ed è docente di management, organizzazione e gestione degli eventi sportivi all’Università degli Studi di Teramo. Gravina partiva ancora più indietro rispetto a Tommasi, dato che contava solo sull’appoggio della propria lega, la Serie C, che conta il 17 per cento. La sua permanenza tra i candidati era stata messa in dubbio, ma poi le sue quotazioni sono salite grazie ai voti dell’Associazione Allenatori. A sostegno di Gravina c’erano anche alcuni presidenti di Serie B e Serie A, fra cui il presidente del Torino Urbano Cairo.

Gabriele Gravina (LaPresse)

Il presidente dei Dilettanti Cosimo Sibilia ha 58 anni, è di Avellino ed è il figlio di Antonio Sibilia, storico presidente dell’Avellino Calcio. Dal 1994 è un politico di Forza Italia, per cui è tuttora senatore. È stato presidente dell’Avellino, come il padre, e della provincia irpina. È tra i dirigenti della Lega Nazionale Dilettanti dal 1994 e lo scorso gennaio ne è diventato il presidente. Da marzo a oggi è stato inoltre vicepresidente della FIGC sotto la presidenza di Carlo Tavecchio. I dilettanti, di cui Sibilia è presidente, erano la fetta più grossa fra leghe e associazioni calcistiche: valevano il 34 per cento dei voti. Sibilia aveva poi il sostegno del presidente della Lazio Claudio Lotito, la persona più influente tra i club di Serie A e B.