72 giorni, 73 giorni, 74 giorni…
Cosa ci si aspetta che accada questa settimana tra Lega e Movimento 5 Stelle, dopo il nuovo rinvio di ieri
A oltre due mesi dalle elezioni politiche del 4 marzo, la formazione di un nuovo governo è ancora bloccata, e ieri Movimento 5 Stelle e Lega hanno chiesto al presidente della Repubblica altri giorni per trattare. Il presidente ha acconsentito e quindi nei prossimi giorni ci saranno nuove trattative che, salvo incidenti di percorso, potrebbero durare tutta la settimana. L’accordo eventualmente raggiunto dovrebbe essere sottoposto al voto di iscritti ed elettori dei due partiti nel corso del fine settimana. Se sarà approvato – sono votazioni interne e non molto trasparenti, toccherà fidarsi delle comunicazioni di partito – la prossima settimana potrebbe finalmente nascere un nuovo governo: ma osservatori e protagonisti di questa fase politica sono sempre più scettici.
Ieri, dopo un’altra ennesima settimana di intense discussioni, sembrava che l’accordo fosse vicino, ma all’ultimo momento è diventato chiaro che i due partiti non erano ancora riusciti a trovare una mediazione né sul nome del presidente del Consiglio né sul programma di governo, quello che chiamano “contratto” e che a sorpresa è diventato uno dei principali temi di divisioni tra le due formazioni, secondo quanto raccontano i giornali. I problemi principali sarebbero la gestione dell’immigrazione, sulla quale il Movimento ha alcune proposte mentre la Lega, come ha detto Salvini all’uscita dal colloquio con il presidente della Repubblica, vorrebbe avere «mano libera».
Altri problemi riguardano come conciliare le rispettive e costose promesse elettorali, come la grande riduzione delle imposte voluta dalla Lega (possibilmente tramite introduzione di una flat tax o di una misura simile) e l’introduzione di nuovi sussidi per i più poveri (come quello che il Movimento 5 Stelle chiama impropriamente “reddito di cittadinanza”). Il Movimento, inoltre, sarebbe favorevole a un atteggiamento più prudente sui conti pubblici, mentre la Lega sarebbe più incline ad aumentare la spesa pubblica senza farsi troppi problemi.
Claudio Borghi arrivando al tavolo tecnico sul programma: punto principale di divisione con i 5 stelle sono i vincoli europei di bilancio, noi vogliamo essere aggressivi sui numeri per liberare risorse
— Marco Di Fonzo (@marcodifonzo) May 15, 2018
Per questa ragione, quando ieri le delegazioni dei due partiti sono state ricevute al Quirinale, sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini hanno chiesto al presidente della Repubblica qualche altro giorno per trattare. Dopo l’incontro il presidente Mattarella ha diffuso alle agenzie di stampa una nota informale dicendo che non si oppone “alla nascita di un governo politico” e che concede ai due partiti il “tempo necessario” a raggiungere un accordo.
Sembra difficile, però, che le trattative proseguano oltre la prossima settimana. Sono passati più di 70 giorni dalle elezioni e in molti, anche all’interno di Lega e Movimento 5 Stelle, hanno iniziato a criticare la lentezza con cui procedono le trattative e i numerosi fallimenti nel raggiungere l’accordo di queste settimane. La Lega, in particolare, ha ricevuto molte pressioni per interrompere definitivamente le trattative. Il partito di Salvini si trova infatti in una situazione particolare: sta trattando per formare un governo con il Movimento 5 Stelle ma è e vuole restare alleata di Forza Italia e Fratelli d’Italia, due partiti che saranno esclusi dalla futura maggioranza e che, per ovvie ragioni, sono molto critici con questo tentativo.
Anche per queste ragioni la Lega ha annunciato che un eventuale accordo di governo con il Movimento 5 Stelle sarà sottoposto il prossimo fine settimana al “voto nei gazebo”, un’espressione con cui si intende che gli elettori del centrodestra, non solo quelli della Lega, saranno interpellati nel corso di consultazioni aperte per sapere se approvano l’alleanza oppure no. Il fatto che la consultazione sia stata per il momento fissata durante il weekend fa pensare che le trattative non proseguiranno oltre questa settimana. Anche il Movimento 5 Stelle sottoporrà un eventuale accordo al voto dei suoi iscritti sulla piattaforma online del partito, “Rousseau”.
Se dovesse fallire ogni tentativo di accordo, spetterebbe al presidente della Repubblica Mattarella decidere cosa fare. Potrebbe decidere di portare avanti il suo piano di nominare un “governo neutrale”, con lo scopo di durare fino a dicembre e approvare una legge di stabilità che scongiuri l’aumento dell’IVA e delle accise previsto per il 2019. Questo governo, però, difficilmente otterrà la fiducia del Parlamento – Lega e M5S hanno già detto che non intendono votarlo – e quindi si troverebbe immediatamente a operare in una situazione di forte difficoltà. È quindi possibile che Mattarella decida di passare direttamente allo scioglimento delle camere e al voto anticipato, anche se questo vorrebbe dire mantenere ancora in carica il governo Gentiloni – che secondo il presidente ha esaurito il suo corso – e averlo in carica anche per la fase iniziale della successiva legislatura, che peraltro potrebbe essere incerta quanto questa. Il periodo più probabile per le elezioni, in questo caso, è considerato l’inizio dell’autunno, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.