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  • Mercoledì 4 aprile 2018

In Giappone si parla finalmente delle persone sterilizzate a forza

In base a una legge rimasta in vigore dal 1948 al 1996 e grazie a una causa intentata da una donna contro il governo giapponese

Gli avvocati della donna che ha fatto causa al governo giapponese per essere stata sterilizzata forzatamente nel 1972 insieme ad altre persone fuori dal tribunale di Sendai, nella provincia di Miyagi, il 30 gennaio 2018 (AP Images/Kyodo)
Gli avvocati della donna che ha fatto causa al governo giapponese per essere stata sterilizzata forzatamente nel 1972 insieme ad altre persone fuori dal tribunale di Sendai, nella provincia di Miyagi, il 30 gennaio 2018 (AP Images/Kyodo)

In Giappone tra il 1948 e il 1996 rimase in vigore una legge che prevedeva la sterilizzazione forzata delle persone sospettate di avere una malattia o un ritardo mentale. Circa 25mila persone furono sterilizzate sulla base di quella che era chiamata “legge di protezione eugenetica”: 16.500 di loro non avevano dato il consenso alla procedura e nel 70 per cento dei casi i pazienti erano donne o bambine, anche di soli nove o dieci anni.

A gennaio una delle donne coinvolte ha fatto causa al governo giapponese per ottenere un risarcimento. I suoi avvocati hanno sostenuto che la legge di protezione eugenetica violasse la Costituzione giapponese, dato che toglieva ad alcuni cittadini il diritto alla ricerca della felicità. È la prima causa intentata al governo sulla questione – una seconda, intentata da un uomo di circa settant’anni, è arrivata a febbraio – e molte altre persone che subirono la sterilizzazione forzata sperano che porterà alle pubbliche scuse dello stato.

La donna che ha fatto causa al governo ha 61 anni e fu sterilizzata nel 1972, quando ne aveva 15. La procedura di sterilizzazione le fu imposta perché le fu diagnosticata una «debolezza mentale ereditaria», anche se la sua famiglia contesta questa diagnosi: ritiene che subì un danno cerebrale per un eccesso di anestetico somministratole all’età di un anno, quando fu sottoposta a un’operazione chirurgica per correggere una deformazione del palato. A causa della sterilizzazione, per anni la donna ha sofferto di dolori al ventre e non ha potuto sposarsi perché gli uomini con cui aveva intrecciato delle relazioni non volevano legarsi a chi non poteva avere figli.

Per proteggere la privacy della donna, il suo nome non è stato reso pubblico. La donna ha chiesto al governo 11 milioni di yen, cioè circa 84mila euro. La prima parte del processo si è tenuta al tribunale di Sendai, nel nord dell’isola Honshu, il 28 marzo. Gli avvocati che rappresentano il governo si sono opposti alle richieste: dicono che la sterilizzazione subita dalla donna era legale, nel 1972.

L’obiettivo della legge era «prevenire la nascita di persone inferiori grazie alla protezione eugenetica e proteggere la vita e la salute delle madri allo stesso tempo», diceva il testo della norma. Inizialmente solo le persone che si riteneva avessero un disturbo mentale ereditario venivano contemplate dalla legge, poi successive modifiche inclusero anche quelle i cui disturbi non erano ereditari.

Yasutaka Ichinokawa, docente di sociologia dell’Università di Tokyo, ha spiegato al Guardian che le persone da sterilizzare venivano scelte dagli psichiatri, in alcuni casi dagli infermieri che lavoravano nelle cliniche per persone con disabilità mentali e dagli assistenti sociali. La metà degli anni Cinquanta fu il periodo in cui le sterilizzazioni forzate furono più frequenti: ci fu un anno in cui ne vennero effettuate 1.362. Con gli anni e con i cambiamenti nell’opinione pubblica, il numero delle sterilizzazioni diminuì. In particolare negli anni Ottanta aumentò la considerazione delle persone con disabilità, soprattutto dopo un caso di omicidio di due pazienti di un ospedale psichiatrico nel 1984, che attirò l’attenzione internazionale sul modo in cui il Giappone si prendeva cura delle persone disabili o con malattie mentali. Già alla fine degli anni Ottanta, le sterilizzazioni fatte in base della legge di protezione eugenetica era scese a meno di cinque l’anno.

C’è però chi pensa che nella società giapponese esistano ancora dei problemi di discriminazione nei confronti delle persone disabili o con disturbi mentali. Nel luglio del 2016, 19 persone ospitate in una casa di cura per persone con disabilità furono accoltellate a morte da un ex impiegato che pensava che i disabili dovessero subire l’eutanasia. Nello stesso anno la commissione delle Nazioni Unite che si occupa delle discriminazioni contro le donne aveva invitato il governo giapponese a sostenere le persone che erano state sterilizzate forzatamente fornendo servizi di riabilitazione e risarcimenti, invito che finora non è stato accolto. Il mese scorso, comunque, il governo giapponese ha iniziato a collaborare con le autorità provinciali per valutare le possibilità di risarcimento.