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  • Lunedì 5 febbraio 2018

Ci sono nuove agitazioni alle Maldive

Il presidente Abdulla Yameen ha dichiarato lo stato di emergenza dopo essersi rifiutato di scarcerare dei prigionieri politici, come ordinato dalla Corte Suprema

(AP Photo/Mohamed Sharuhaan)
(AP Photo/Mohamed Sharuhaan)

Il governo delle Maldive, un piccolo paese tropicale nell’Oceano Indiano, ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi 15 giorni in seguito alla più grave crisi politica da quando è uscito dalla trentennale dittatura di Maumoon Abdul Gayoom, nel 2008.

I problemi erano iniziati due giorni fa, quando la Corte Suprema del paese aveva ordinato al governo di scarcerare 12 parlamentari dell’opposizione accusati di corruzione e terrorismo. Ieri il governo del presidente Abdulla Yameen si è rifiutato di farlo attraverso il procuratore generale, che ha anche schierato l’esercito per impedire che il Parlamento potesse riunirsi, citando il timore che la Corte Suprema stesse per deporlo. Fra le altre cose, la proclamazione dello stato di emergenza sospende i poteri della Corte Suprema.

Mohamed Nasheed, primo capo di stato del paese eletto democraticamente ed esiliato in circostanze poco chiare nel 2012, ha accusato il governo di Yameen di avere compiuto «l’equivalente di un colpo di stato».

Abdulla Yameen è il presidente delle Maldive dal 2013. È il fratellastro di Maumoon Abdul Gayoom, il dittatore che ha governato il paese per più di trent’anni fino al 2008, anno in cui fu eletto Mohamed Nasheed. Nasheed venne deposto nel 2012: ci fu una serie di manovre parlamentari contro il suo governo, l’esercito occupò strade e piazze e Nasheed fu costretto a dimettersi. Nel 2015 poi fu condannato con l’accusa di terrorismo: una sentenza ingiusta secondo la comunità internazionale, che aveva garantito a Nasheed l’asilo politico nel Regno Unito.

Da quando Yameen è diventato presidente ha spesso usato l’accusa di terrorismo per incriminare i suoi avversari politici, oltre a limitare la libertà di parola e l’indipendenza del sistema giudiziario, e secondo gli osservatori internazionali il paese rischia di tornare a essere una dittatura. Dopo la sentenza di sabato della Corte Suprema, l’ONU e gli Stati Uniti avevano chiesto a Yameen di scarcerare i parlamentari dell’opposizione, senza successo. Yameen probabilmente teme anche di perdere la maggioranza nel Parlamento, cosa che avverrebbe se i parlamentari attualmente in carcere tornassero ad occupare il loro seggio.