La polizia della Papua Nuova Guinea è entrata oggi in un centro di detenzione per richiedenti asilo gestito dal governo australiano, sull’isola di Manus, ordinando alle persone che si trovavano al suo interno di lasciare la struttura e accettare di essere trasferiti altrove. Secondo le testimonianze raccolte da diversi giornali internazionali, i poliziotti avrebbero arrestato e poi rilasciato alcuni richiedenti asilo, avrebbero distrutto i loro effetti personali e sequestrato i cellulari, per evitare che venisse raccontato quello che stava succedendo. Behrouz Boochani, richiedente asilo curdo e giornalista che scrive spesso per alcuni giornali internazionali, ha scritto: «Hanno distrutto tutto. Strutture, cisterne, letti e tutto quello che possediamo. Sono stati molto aggressivi e hanno buttato le nostre cose nei bidoni dell’immondizia. I rifugiati in silenzio li guardavano spaventati».
Secondo gli avvocati di alcuni rifugiati e richiedenti asilo sentiti dal New York Times, decine di persone sono state fatte allontanare dalla struttura: sono state caricate su tre minibus e probabilmente portate in un altro centro gestito dal governo australiano. Il primo ministro australiano, Malcolm Turnbull, ha detto che il suo governo non si farà intimidire dalle proteste e dalle pressioni, e non cambierà politica riguardo all’immigrazione e all’accoglienza dei richiedenti asilo.
L’intervento della polizia è stato deciso per sgomberare definitivamente il centro, che era stato chiuso dalle autorità australiane lo scorso 31 ottobre dopo una sentenza della Corte Suprema del paese: da allora la struttura è priva di cibo, elettricità e acqua corrente e le condizioni igieniche sono molto scarse.
I rifugiati e richiedenti asilo che si trovano ancora al suo interno si rifiutano di essere trasferiti nella struttura della vicina città di Lorengau, per motivi di sicurezza: già in passato gli abitanti di Lorengau avevano attaccato i migranti e avevano detto di non volerli lì. Inoltre, sostengono i richiedenti asilo e l’agenzia dell’ONU che si occupa di rifugiati, il nuovo centro di detenzione non sarebbe pronto: non avrebbe dispositivi di sicurezza adeguati e mancherebbero i servizi essenziali. Le foto e i video circolati nelle ultime settimane hanno mostrato tutte le mancanze della struttura: bagni senza acqua, edifici ancora in costruzione, e così via.
Il centro di detenzione sull’isola di Manus, che si trova a nord-est dell’isola di Nuova Guinea, è stato usato dall’Australia a partire dal 2012 grazie a un accordo con il governo della Papua Nuova Guinea. Il governo australiano aveva deciso di far risiedere i migranti soccorsi in mare su isole appartenenti ad altri paesi (anche a Nauru, uno stato indipendente) di modo da dissuadere i migranti dal cercare di raggiungere l’Australia. Questa politica era stata molto contestata a livello internazionale, perché prevede il respingimento di tutti i migranti che provano a raggiungere l’isola. Gli uomini che si trovano tuttora nel centro di detenzione provengono soprattutto dal Medio Oriente e dai paesi del sud-est asiatico: a tutti loro è stata offerta la possibilità di chiedere un permesso di soggiorno permanente in Papua Nuova Guinea o di essere ricollocati a Nauru (nell’altro centro di detenzione australiano) o in Cambogia, ma nessuno finora ha accettato queste proposte.
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