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  • Venerdì 17 novembre 2017

In Zimbabwe si aspetta che succeda qualcosa

Il presidente Robert Mugabe è ancora agli arresti domiciliari, dopo l'intervento dell'esercito: si sta negoziando una transizione di poteri, ma per ora non si sa nulla di più

Un mezzo militare ad Harare, la capitale dello Zimbabwe (AP Photo)
Un mezzo militare ad Harare, la capitale dello Zimbabwe (AP Photo)

In Zimbabwe sono passati due giorni dall’intervento dell’esercito contro il presidente Robert Mugabe, uno dei capi di stato al potere da più tempo in tutto il mondo, e ancora non si sa bene cosa sia successo e come verrà risolta la crisi.

Nella notte tra martedì e mercoledì Mugabe (93 anni) e sua moglie Grace (41 anni) erano stati presi in custodia ad Harare, la capitale dello Zimbabwe, su ordine del capo dell’esercito, Constantino Chiwenga: l’obiettivo dell’intervento, a quanto se ne sa, era quello di evitare che alla morte del presidente il potere passasse a Grace Mugabe, e di favorire una transizione pacifica. Negli ultimi due giorni si sono tenuti diversi negoziati a porte chiuse tra Mugabe, esercito e rappresentanti del governo sudafricano e della Chiesa cattolica, ma finora non è stato annunciato alcun accordo. Venerdì mattina, ha scritto Reuters, Mugabe ha fatto la sua prima apparizione pubblica dall’intervento dell’esercito, presentandosi a una cerimonia all’Università di Harare. Intanto la capitale continua a essere presidiata da mezzi militari e l’impressione è Mugabe non abbia più il controllo del paese.

Mugabe è un personaggio molto controverso: negli anni Ottanta fu primo ministro dello Zimbabwe, poi nel 1987 divenne presidente e instaurò un duro regime autoritario criticato più volte da altri capi stato e di governo e da molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Da due giorni si sa molto poco sia di lui che di sua moglie. Reuters ha scritto che ieri è stato inaspettatamente portato alla State House, la sua residenza, dove ha incontrato i mediatori sudafricani e il capo dell’esercito: in una foto diffusa dai media statali lo si vede per esempio mentre stringe la mano, sorridendo, al capo dell’esercito, Chiwenga. Nelle immagini invece non compare mai la moglie Grace, che secondo alcune indiscrezioni avrebbe lasciato il paese: potrebbe trovarsi in Namibia, ma non ci sono certezze al riguardo.

I militari hanno negato che in Zimbabwe sia in corso un colpo di stato, ma allo stesso tempo è evidente che Mugabe non è più a capo del paese. Il New York Times ha scritto che Mugabe potrebbe annunciare la rinuncia al suo incarico durante il congresso del suo partito, ZANU-PF, che si terrà a dicembre, ma anche questo non è certo. Secondo alcune fonti citate da Reuters, Mugabe starebbe resistendo alle pressioni dei mediatori e dell’esercito e avrebbe proposto di rimanere al potere fino alla fine naturale del suo mandato, il prossimo anno. Il suo successore potrebbe essere Emmerson Mnangagwa, che per decenni era stato uno stretto alleato di Mugabe, e poi vicepresidente del paese, prima che venisse estromesso dallo stesso presidente. Da una settimana Mnangagwa si trova in Sudafrica, e non è chiaro se sia tornato in Zimbabwe dopo l’intervento dell’esercito.

È la prima volta che l’esercito interviene in modo così diretto e incisivo nella politica dello Zimbabwe da quando è al potere Mugabe. In quasi 40 anni i militari avevano sempre sostenuto il presidente e le sue politiche, consentendogli di fatto di instaurare il regime durato finora.