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  • Lunedì 18 settembre 2017

Il governo di Rouhani sta cercando di togliere potere alle Guardie rivoluzionarie?

Lo sostiene il Financial Times, riferendosi però solo al potere economico: sarebbe comunque uno scossone per l'Iran

Guardie rivoluzionarie iraniane durante una parata militare a Teheran, 21 settembre 2016 (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Guardie rivoluzionarie iraniane durante una parata militare a Teheran, 21 settembre 2016 (AP Photo/Ebrahim Noroozi)

La scorsa settimana il Financial Times ha pubblicato un articolo sull’Iran sostenendo una tesi molto particolare, cioè che il governo iraniano stia da tempo cercando di ridurre il potere delle Guardie rivoluzionarie, probabilmente l’unità di élite più potente dell’esercito iraniano. L’articolo, scritto dalla corrispondente del quotidiano a Teheran, Najmeh Bozorgmehr, è stato ripreso e commentato con interesse da diversi giornalisti ed esperti di Iran. Le Guardie rivoluzionarie, infatti, vengono considerate da sempre molto vicine alla Guida suprema, cioè la carica politica e religiosa più importante del sistema iraniano, che oggi appartiene a uno schieramento politico diverso da quello del presidente e capo del governo. Secondo la ricostruzione di Bozorgmehr, la Guida suprema avrebbe dato il suo appoggio al governo per ridurre il ruolo delle Guardie rivoluzionarie nell’economia, di modo da ridurre la corruzione e favorire la concorrenza tra privati: se la notizia fosse confermata, sarebbe un cambio notevole per l’Iran, la cui economia subirebbe un notevole scossone.

Le Guardie rivoluzionarie sono l’unità dell’esercito iraniano incaricato tra le altre cose di “esportare la rivoluzione” all’estero, dove per rivoluzione si intende quella del 1979, quando in Iran fu cacciato lo scià alleato dell’Occidente e fu instaurato un regime nel quale si imposero presto i religiosi sciiti, al potere ancora oggi. Le Guardie rivoluzionarie cominciarono ad accumulare ricchezze e a partecipare all’economia nazionale fin dalla fine della guerra che l’Iran combatté contro l’Iraq durante gli anni Ottanta, anche se il loro potere economico si espanse durante la presidenza del conservatore Mahmud Ahmadinejad (2005-2013), che a sua volta era stato una Guardia rivoluzionaria.

Negli ultimi anni le Guardie rivoluzionarie sono finite spesso sui giornali internazionali per le loro azioni particolarmente aggressive in altri paesi della regione (Iraq, Siria, Afghanistan e Yemen, tra gli altri), mentre si è parlato molto meno dell’enorme potere economico che detengono in Iran. Non ci sono informazioni precise sulle società iraniane a loro collegate, ma si sa che sono moltissime: per esempio la Sadra Iran Maritime Industrial Company, che costruisce petroliere ed è coinvolta in progetti legati allo sfruttamento del gas e del petrolio, e la Shahid Rajaee Professional Group, una delle società di costruzioni più grandi del paese. Fino a poco tempo fa gli affari delle Guardie rivoluzionarie erano sempre stati sostenuti dalla Guida suprema, che dal 1989 è Ali Khamenei; in cambio Khamenei aveva potuto contare sull’appoggio di questa potente divisione militare. Stando all’articolo di Bozorgmehr, però, da qualche tempo le cose sarebbero cominciate a cambiare e l’ultraconservatore Khamenei avrebbe appoggiato la richiesta del presidente iraniano, il moderato Hassan Rouhani, di ridurre lo strapotere economico delle Guardie rivoluzionarie, per cercare di risollevare l’economia iraniana, duramente colpita da anni di sanzioni internazionali.

Bozorgmehr ha scritto che nel corso dell’ultimo anno le Guardie rivoluzionarie sono state costrette a ristrutturare alcune holding e a trasferire allo stato la proprietà delle società che controllavano. Almeno una decina di soldati e uomini d’affari a loro legati è stata arrestata, mentre altri sono stati forzati a restituire le ricchezze ottenute tramite accordi poco trasparenti. Una fonte del Financial Times ha raccontato che mesi fa un manager di una società affiliata alle Guardie rivoluzionarie è stato arrestato e nella sua casa sono stati trovati e confiscati diversi milioni di dollari.

Secondo Bozorgmehr, gli arresti sarebbero cominciati nei primi mesi del 2016, dopo che Rouhani, da tempo critico verso l’ingombrante ruolo delle Guardie rivoluzionarie nell’economia iraniana, aveva parlato con Khamenei della necessità di ridurre le ricchezze accumulate da questa particolare unità dell’esercito. Un’altra fonte del Financial Times, descritta come interna al regime, ha detto che Rouhani avrebbe parlato con Khamenei del fatto che l’economia dell’Iran era in crisi per gli alti livelli di corruzione provocati dall’azione delle Guardie rivoluzionarie. Khamenei avrebbe così deciso di approvare la proposta del governo, perché «ha sentito la necessità di salvare le Guardie [dalla corruzione]», ha aggiunto la fonte. Lo scorso mese il governo di Rouhani ha aumentato il budget riservato al programma missilistico e alle operazioni militari all’estero, entrambe operazioni gestite dalle Guardie rivoluzionarie: secondo Bozorgmehr, il governo avrebbe fatto queste mosse per placare le proteste delle Guardie, che sostengono che le attività economiche che gestiscono siano fondamentali per finanziare le loro operazioni.

Il governo e l’esercito dell’Iran non hanno confermato la notizia riportata da Bozorgmehr ed è difficile trovare ulteriori conferme di quanto scritto dal Financial Times, vista la chiusura del regime. Quello che è certo, anche prendendo per buono l’articolo di Bozorgmehr, è che il tentativo di ridimensionamento del potere delle Guardie rivoluzionarie da parte del governo sta riguardando solo il settore dell’economia, e non quello politico e militare, dove questa unità continua a mantenere un ruolo centrale.