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  • Mercoledì 16 agosto 2017

I reati calano, ma la paura resta

Gli ultimi dati confermano che i reati continuano a diminuire ma gli italiani rimangono molto spaventati: secondo una nuova ricerca c'entra la tv

Durante la tradizionale conferenza stampa di Ferragosto, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha detto che i reati nei primi sette mesi del 2017 sono calati rispetto al 2016. In particolare sono stati commessi meno omicidi, ma sono diminuiti anche i furti, uno dei pochi reati che erano aumentati negli anni della crisi. Nonostante questi dati positivi, la percezione della criminalità degli italiani rimane tra le più alte d’Europa. Secondo una recente ricerca, una di questa differenza tra realtà e percezione potrebbe essere causata dai media italiani, che dedicano moltissimo spazio alla criminalità e molto poco invece all’economia.

Criminalità nei telegiornali

Lo stesso Minniti, nel corso della conferenza stampa, ha sottolineato questo problema di percezione. «Il nostro compito è avvicinare questi numeri al sentimento dell’opinione pubblica», ha detto Minniti: «Perché le politiche di sicurezza si misurano soprattutto con il sentimento percepito dai cittadini». I dati reali, però, non lasciano spazio a molti dubbi: l’Italia è un paese piuttosto tranquillo per la media europea e la situazione continua a migliorare.

Nei primi sette mesi del 2017, i reati denunciati alle forze di polizia sono calati del 12 per cento. Gli omicidi sono calati del 15 per cento, passando da 245 a 208 e segnando un nuovo record storico: non c’erano mai stati così pochi omicidi dall’unità d’Italia, cioè da quando abbiamo statistiche valide per tutto il paese. È sceso, ma non in maniera sensibile, anche il numero degli omicidi di donne, che si svolgono in gran parte all’interno delle famiglie (quella familiare, secondo i criminologi, è un tipo di violenza le cui dinamiche si muovono molto più lentamente rispetto a quelle del resto della criminalità).

Sono calate anche rapine e furti, due reati che – in controtendenza rispetto agli omicidi – aumentano spesso negli anni di crisi economica. Le rapine sono passate da 19 mila a poco meno di 17 mila. I furti sono passati da 783 mila a 702 mila. Bisognerà aspettare ulteriori dati per valutare l’andamento di specifici tipi di furti, come quelli in appartamento, che nell’ultimo decennio erano quasi raddoppiati. Sono diminuiti gli incidenti stradali ma sono aumentati, anche se di poco, quelli con esito mortale, passati da 869 a 893.

Nonostante questi numeri incoraggianti, la percezione della criminalità rimane alta tra gli italiani. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza, pubblicato lo scorso febbraio, la criminalità è la terza preoccupazione degli italiani, dopo i pericoli globali come terrorismo e disastri naturali, e dopo le incertezze economiche.

In particolare il 29 per cento degli italiani teme di subire un furto in casa, una percentuale aumentata del 6 per cento rispetto al 2007 (come abbiamo visto sopra, in questo spazio di tempo i furti in casa sono effettivamente quasi raddoppiati). L’Osservatorio scrive che spesso la percezione della sicurezza è influenzata dalla presenza di stranieri nel nostro paese: all’aumento di questi ultimi, diminuisce la percezione di sicurezza. Secondo Eurobarometro, un sondaggio realizzato ciclicamente dalla Commissione Europea, gli italiani sono tra gli europei più preoccupati dall’immigrazione.

Negli ultimi anni, però, la correlazione tra i due fenomeni sembra essersi attenuata.

Da un lato, si ridimensiona il dato sui fenomeni criminali, dall’altro cresce il timore verso gli immigrati. Nell’ultima indagine, la percezione della criminalità, pur rimanendo su valori tutt’altro che trascurabili – anche se ben lontani da quelli registrati nel 2007 – fa segnare una lieve attenuazione. Il 78% degli intervistati continua a ritenere che la criminalità in Italia sia cresciuta rispetto a cinque anni fa, tuttavia fa osservare 3 punti in meno del 2016 e 10 rispetto al 2007.

Un capitolo del rapporto si occupa di analizzare il legame tra questi timori dell’opinione pubblica e il modo che hanno i media di raccontarli. In particolare, dall’analisi dei principali telegiornali italiani ed europei emerge che nel nostro paese la televisione si occupa di criminalità il doppio rispetto a Germania e Francia e un terzo in più del Regno Unito. Soltanto la Spagna ci ha superato, nel corso del 2017, nella quantità di spazio dedicata ai crimini. Per l’Italia è un fenomeno che dura da molto tempo: «La componente dell’insicurezza derivante dalla rappresentazione della criminalità è un dato strutturale che caratterizzata l’informazione televisiva italiana. Negli anni presi in esame la criminalità è mediamente la seconda/terza voce dell’agenda tematica complessiva dei notiziari».

A questa grande attenzione verso i crimini corrisponde una scarsissima attenzione per quella che è spesso considerata dagli italiani la loro prima preoccupazione, cioè l’insicurezza economica.

«Il 2017, però, conferma una discrasia, già emersa negli anni precedenti, rispetto a un tipo specifico di insicurezza – quella economica – sentita come rilevante dai cittadini ma non
tematizzata nel racconto dei media. Nonostante i cittadini italiani mettano tra le principali preoccupazioni la perdita del lavoro (quasi 5 italiani su 10) e il futuro dei figli (7 su 10), di questi timori, nell’informazione televisiva di prima serata, non vi è traccia. Le “sole” notizie relative alla crisi economica e del lavoro riguardano situazioni molto specifiche di degrado e povertà (gli sfratti dalle case popolari o le condizioni di vita dei clochard nelle stazioni) e quelle delle vicende di grandi gruppi bancari».

Secondo gli autori del rapporto è «una scelta dell’informazione italiana di “prendere le distanze dalla realtà”, dando visibilità a crimini, come gli omicidi per esempio, che, secondo le statistiche Istat, sono in costante calo».