Otto risposte sul caso ong

Di cosa è accusata, da chi e come si difende la nave ong sotto sequestro

ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images
ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

Una piccola ong tedesca è sotto indagine, e la sua imbarcazione è stata sequestrata: dopo mesi di ipotesi e di indagini che non hanno prodotto risultati, oggi sembra che ci sia qualcosa di più solido, e si è tornato molto a parlare delle ong che salvano i migranti nel Mediterraneo centrale e del loro rapporto con gli scafisti.

1. Chi è coinvolto?
Una piccola ong tedesca, Jugend Rettet, fondata da un gruppo di studenti e ragazzi tedeschi, è sospettata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dai magistrati di Trapani; la sua imbarcazione, il piccolo peschereccio Iuventa, è stata sequestrata. Secondo i magistrati, in tre distinte occasioni la Iuventa ha caricato a bordo migranti che si trovano in imbarcazioni che non erano in immediato pericolo di affondare e che erano scortate da vicino da quelli che sembravano degli scafisti e da imbarcazioni della Guardia costiera libica, che sembravano non interferire nell’operazione.

2. Di cosa è accusata?
Secondo i magistrati di Trapani, che indagano sulla ong da maggio, l’equipaggio della Jugend Rettet avrebbe commesso il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché in tre occasioni avrebbe caricato a bordo dei migranti non in situazioni di pericolo, ma durante quello che ai magistrati è sembrato uno “scambio” con gli scafisti. In una delle tre occasioni sembra che l’equipaggio della Iuventa abbia riportato vicino alle acque territoriali libiche le imbarcazioni su cui si trovavano i migranti in modo che potessero essere recuperate.

3. Come è iniziata l’indagine?
L’intera indagine è partita in seguito alla denuncia di alcuni addetti alla sicurezza che lavorano a bordo della nave di un’altra ong, Save the children. Secondo diverse testimonianze da parte del personale di altre ong e di ex membri dell’equipaggio della stessa Iuventa, Jugend Rettet era una delle ong più spericolate e determinate nel suo lavoro, al punto da avere un rapporto conflittuale con la Guardia costiera italiana e tutte le altre autorità ufficiali, accusate di non voler davvero aiutare i migranti. Per questa ragione l’ong era vista con sospetto anche dagli altri operatori umanitari.

4. Che prove ci sono?
Al momento non ci sono moltissime informazioni sull’indagine. La procura di Trapani ha fatto una conferenza stampa e diversi giornalisti hanno ottenuto accesso all’ordinanza con cui si dispone il sequestro della Iuventa, un documento nel quale i magistrati hanno inserito parte di quello che hanno scoperto. Gli elementi principali sembrano essere le fotografie e le testimonianze di un poliziotto in borghese imbarcato sulla nave dell’ong Save the children, che ha fotografo i tre incontri sospetti della Iuventa con gli scafisti. Ci sono anche diverse intercettazioni ambientali e telefoniche, in cui membri di Jugend Rettet parlano della loro ostilità nei confronti delle autorità italiane e internazionali e del fatto che non intendono collaborare alle indagini della magistratura italiana sugli scafisti.

5. Jugend Rettet era d’accordo con gli scafisti?
Al momento non è chiaro fino a che punto l’ong tedesca fosse d’accordo con gli scafisti. Per il momento non sembra ci siano prove di contatti telefonici diretti tra gli uni e gli altri, né di scambi di denaro. Oggi i giornali parlano di un’ipotetica chat di WhatsApp condivisa da diversi team di soccorso in cui, secondo alcune testimonianze, sarebbero comparse anche segnalazioni di partenze di migranti. Non è chiaro però se questa chat esistesse veramente, né come e quando sia stata usata né da chi. Nella conferenza stampa il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio ha detto che, a suo avviso, la ong tedesca operava al limite delle regole per ragioni ideologiche – salvare più persone possibile – e per ottenere maggiori donazioni con cui proseguire il suo lavoro.

6. Come si difendono le ong?
Jugend Rettet non aveva una buona fama tra le altre ong e in questi giorni sono state pubblicate diverse testimonianze di persone che si dicevano preoccupate dal suo modo di operare. Save the children, per esempio, ha sottolineato che restituire le imbarcazioni è sbagliato e che gommoni e altre imbarcazioni andrebbero affondati dopo il recupero; una pratica però non condivisa da tutte le ong. Per quanto riguarda i trasferimenti di migranti in situazioni “non di emergenza”, molti hanno ricordato, anche nei mesi scorsi quando iniziò la polemica, che qualsiasi imbarcazione carica oltre i limiti di sicurezza è da considerare in una situazione di emergenza. Se le ong aspettassero per intervenire solo il momento in cui le imbarcazioni cominciano ad affondare, il bilancio dei morti sarebbe ancora più grave. In altre parole, a meno che non si trovino le prove di un accordo tra scafisti e ong, sostengono, la questione del “favoreggiamento” è più ambigua di quanto si potrebbe pensare.

7. Cosa c’entra il codice delle ong?
In un primo momento era sembrato che la Iuventa fosse stata fermata per non aver firmato il codice delle ong, un regolamento scritto dal governo italiano e appoggiato dall’Unione Europea in cui si impongono una serie di comportamenti alle ong. Soltanto quattro ong sulle dieci che operano regolarmente a largo della Libia lo hanno firmato. Dopo il fermo però è arrivato l’ordine di sequestro dei giudici di Trapani. Sembra che quindi il codice con questo episodio non c’entri nulla.

8. Aveva ragione il pm Zuccaro?
Del caso ong si era parlato soprattutto alcuni mesi fa, quando il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro diede diverse interviste e dichiarò nel corso di alcune audizioni di avere prove «non giudiziarie» di comportamenti scorretti da parte delle ong, di collaborazioni, anche economiche, tra scafisti e ong, e del suo sospetto che le ong potessero essere in combutta con gruppi di interesse che hanno lo scopo di usare i migranti allo scopo di «destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi». Per il momento non sono emerse prove di questo tipo di legami.