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  • Martedì 4 luglio 2017

Liu Xiaobo non è libero

L'attivista cinese premio Nobel per la pace è stato scarcerato perché ha un cancro in fase terminale, ma non può andare all'estero per farsi curare

Manifestanti con la maschera di Liu Xiaobo, Hong Kong, 27 giugno 2017 (AP Photo/Vincent Yu)
Manifestanti con la maschera di Liu Xiaobo, Hong Kong, 27 giugno 2017 (AP Photo/Vincent Yu)

Lo scorso 26 giugno i giornali internazionali hanno dato grande risalto alla notizia della scarcerazione dello scrittore e attivista cinese Liu Xiaobo, premio Nobel per la Pace nel 2010, dopo una diagnosi di tumore al fegato. Le condizioni di salute di Liu Xiaobo sono gravi, ma nonostante le notizie sulla sua uscita dal carcere il governo cinese non gli ha concesso una reale libertà e il permesso di andare all’estero per essere curato in modo adeguato, come aveva chiesto la moglie. Quella di Liu Xiaobo sarebbe quindi una libertà condizionale per motivi sanitari. Sia lui che la moglie restano sottoposti a una costante vigilanza da parte dei funzionari del carcere.

Sabato primo luglio – per l’anniversario del passaggio di Hong Kong dall’amministrazione del Regno Unito a quella parziale della Repubblica Popolare Cinese – per le vie della città hanno marciato almeno 60 mila persone a favore della democrazia e molte di loro tenevano in mano foto e striscioni di Liu Xiabo.

Liu Xiaobo ha 61 anni ed è un attivista e intellettuale laureato in letteratura. È da molti anni impegnato per la difesa dei diritti umani e civili in Cina e nel 1989, tornato dagli Stati Uniti, aveva partecipato alle manifestazioni in piazza Tiananmen. Per il suo coinvolgimento in quegli eventi era stato accusato di voler sovvertire il regime e condannato a tre anni di lavoro in un campo di rieducazione per «disturbo della quiete pubblica» per aver criticato il Partito comunista cinese. Dopo la liberazione gli fu impedito di pubblicare dei libri e di tenere lezioni pubbliche in Cina: diverse ambasciate gli offrirono asilo politico, ma lui si rifiutò preferendo continuare a occuparsi di diritti umani e civili e a pubblicare articoli su Internet.

In occasione del sessantesimo anniversario dell’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, a dicembre del 2008 Liu Xiaobo aveva sottoscritto il manifesto Charta 08 in cui chiedeva riforme in senso democratico dello stato cinese. Il manifesto venne pubblicato online da oltre 300 intellettuali e attivisti cinesi, ma due giorni prima della pubblicazione Liu Xiaobo fu arrestato: dopo mesi di prigionia, nel giugno del 2009 gli inquirenti confermarono il suo arresto per atti sovversivi contro il governo e nel dicembre dello stesso anno, Liu Xiaobo fu condannato a undici anni di reclusione, una sentenza molto criticata all’estero e contro la quale si erano mossi gli Stati Uniti e altri paesi, senza ottenere però alcuna apertura da Pechino. Nel 2010 a Liu Xiaobo venne assegnato il premio Nobel per la Pace, ma il regime di Pechino non gli consentì di andare a ritirarlo. Anche sua moglie, Liu Xia, si trova da anni agli arresti domiciliari a Pechino.

Liu Xiaobo era imprigionato in un carcere della provincia nord orientale di Liaoning e circa un mese fa si era diffusa la notizia della sua malattia, già in fase terminale. La situazione è molto grave e in un video condiviso da un amico della coppia si spiega che i medici «non possono operarlo, non possono fare radioterapia né chemioterapia». Liu Xiaobo è stato trasferito in un ospedale di Shenyang, capoluogo della provincia del Liaoning, ma non gli è stato concesso il rilascio definitivo. La scorsa settimana il suo avvocato ha dichiarato che le autorità si rifiutano di permettergli di viaggiare all’estero per ricevere delle cure. L’ambasciata degli Stati Uniti ha chiesto che a Liu Xiaobo e alla moglie venga data «una vera libertà», ma il ministero degli Esteri cinese ha risposto che «nessun paese ha il diritto di interferire e di fare commenti irresponsabili sugli affari interni» della Cina.

Le autorità cinesi hanno anche fatto sapere che Liu è curato in modo adeguato e che comunque le sue condizioni non permetterebbero il suo trasferimento. Nel frattempo, per dimostrare che Liu Xiaobo si trova in una situazione in cui è opportunamente assistito, sono stati anche pubblicati foto e video che lo mostrano all’interno dell’ospedale. Alcune persone a lui vicine hanno però spiegato che quei video dimostrano anche che le sue condizioni non sono peggiorate e che può dunque essere portato all’estero. A Liu Xia, moglie di Liu Xiaobo, è permesso di andare a trovare il marito in ospedale, ma lei – ha spiegato Amnesty International – resta tuttora agli arresti domiciliari e non può muoversi liberamente.