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  • Martedì 30 maggio 2017

In Venezuela ogni giorno è uguale all’altro

Migliaia di persone continuano a manifestare e scontrarsi con la polizia: il capo dell'opposizione ha denunciato di essere stato picchiato e derubato dai militari

Proteste e scontri a Caracas, 29 maggio 2017 (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)
Proteste e scontri a Caracas, 29 maggio 2017 (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)

Lunedì 29 maggio gli oppositori del presidente venezuelano Nicolás Maduro, accusato di avere trasformato il Venezuela in una dittatura con leggi e riforme che hanno rafforzato il suo controllo sulle istituzioni, hanno marciato ancora a migliaia nella capitale Caracas. L’obiettivo delle proteste, che proseguono da due mesi, è sempre lo stesso: aumentare la pressione su Maduro e fermare il suo progetto di riforma costituzionale. I manifestanti chiedono anche elezioni anticipate, libere e democratiche che pongano fine all’attuale presidenza.

Il presidente socialista Maduro (del Partito Socialista Unito del Venezuela e al potere dal 2013 dopo la morte di Hugo Chávez) accusa invece le opposizioni di fomentare la popolazione contro di lui con «atti di terrorismo» e con l’obiettivo di realizzare un colpo di stato. Per questo motivo da settimane sostiene che siano necessarie nuove modifiche alla Costituzione. Nel frattempo, la situazione economica e politica del Venezuela è disastrosa: si stima che entro fine anno l’inflazione possa raggiungere il 720 per cento, con aumenti fuori controllo dei prezzi dei beni di prima necessità.

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(Proteste e scontri a Caracas, 29 maggio 2017 – AP Photo/Fernando Llano)

Lunedì 29 maggio, nella parte orientale della capitale, i manifestanti hanno cercato di raggiungere gli uffici del Difensore del Popolo, autorità che deve sorvegliare e garantire il rispetto dei diritti umani e che è però accusata dalle opposizioni di essere al servizio del governo. I manifestanti sono stati fermati dalla polizia che ha fatto uso di cannoni ad acqua e gas lacrimogeni a cui alcuni gruppi di giovani hanno risposto con bombe molotov.

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(Un uomo porta lontano dagli scontri un ragazzino che piange, Caracas, 29 maggio 2017 – AP Photo / Fernando Llano)

Il principale leader dell’opposizione, Henrique Capriles, ex candidato alla presidenza del paese, ha denunciato che lui e le persone che erano con lui sono state picchiate e derubate dai soldati della Guardia Nazionale (il corpo militare che sarebbe deputato a sedare le sommosse) mentre lasciavano la manifestazione a causa dei gas lacrimogeni. Durante una conferenza stampa Capriles ha raccontato: «Ci hanno circondati e messi all’angolo, ci hanno colpiti e ci hanno rubato tutto: i nostri orologi, le nostre radio, le nostre maschere antigas. Quando ho chiesto che cosa stava accadendo, la reazione è stata di colpirmi sulla faccia. Volevano ucciderci?». Nella manifestazione di ieri sono state ferite in totale 16 persone.

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(Il leader dell’opposizione Henrique Capriles assistito da due persone mentre lascia la manifestazione durante la quale sono stati lanciati dei gas lacrimogeni contro i manifestanti anti-governativi, Caracas, 29 maggio 2017 – Foto: LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)

Ci sono stati degli scontri anche in altre zone di Caracas. L’opposizione dice che 257 persone sono rimaste ferite e che tra loro c’è anche il deputato Carlos Paparoni che è stato colpito alla testa da un gas lacrimogeno. I manifestanti hanno poi assicurato che i poliziotti e i militari hanno sparato con i fucili: da tempo denunciano la violenta repressione delle forze dell’ordine che in quasi due mesi di proteste, dal primo aprile, ha causato la morte di 60 persone e un migliaio di feriti, secondo l’ultimo rapporto della procura. Circa tremila persone sono state invece arrestate.

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(Una persona ferita durante le proteste, Caracas, 29 maggio 2017 – AP Photo/Fernando Llano)

Una serie di dimostrazioni si è svolta anche in altre città, come per esempio a San Cristobal, al confine con la Colombia, dove due taxi e un autobus sono stati bruciati per bloccare le strade. Quella di lunedì è stata la prima manifestazione dei cosiddetti “anti-chavisti” (dal nome dell’ex presidente Hugo Chávez) dopo che domenica 28 maggio è stato lanciato un appello per “rafforzare” i movimenti di protesta e impedire il progetto di riforma della Costituzione voluto da Maduro attualmente in discussione. I leader dell’opposizione non hanno spiegato nei dettagli a cosa porterà questo “rafforzamento”, ma Henrique Capriles ha parlato di grandi scioperi e picchetti per le strade che sarebbero durati più a lungo. Ha anche annunciato una nuova manifestazione per oggi, martedì 30 maggio, verso il Ministero dell’Interno, nel centro della città, per dimostrare il rifiuto della «repressione» attuata dal governo e dalla polizia.

Martedì 23 maggio Maduro ha firmato un decreto che contiene la modalità di elezione dei 540 membri di un’Assemblea Costituente convocata per redigere una nuova Costituzione e per “definire il futuro del Venezuela”. Maduro ha spiegato che 176 membri dell’Assemblea saranno nominati tra i vari gruppi sociali che l’opposizione accusa però di essere a servizio del presidente stesso, mentre gli altri 364 membri saranno selezionati nei vari distretti municipali. Il presidente socialista ha detto anche che l’Assemblea costituente entrerà a far parte del Parlamento, l’unica istituzione controllata dall’opposizione dal 2015. L’impressione di osservatori e oppositori è però che Maduro voglia guadagnare tempo, ritardando le elezioni il più possibile per rimanere al potere.