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  • Venerdì 21 aprile 2017

Cosa sappiamo dell’attentato di Parigi

I giornali francesi dicono che l'uomo che ieri ha ucciso un poliziotto e ne ha feriti altri due sugli Champs-Elysées si chiamava Karim Cheurfi e aveva precedenti penali

(Jeff J Mitchell/Getty Images)
(Jeff J Mitchell/Getty Images)

Ieri notte a Parigi un uomo ha sparato contro un furgone della polizia uccidendo un agente e ferendone gravemente altri due, che non sono comunque in pericolo di vita. La sparatoria è avvenuta sugli Champs-Elysées, uno dei viali più ampi e famoso della città, su cui affaccia l’Arco di Trionfo. Tra pochi giorni in Francia si voterà per il primo turno delle elezioni presidenziali.

Stando alle ricostruzioni del ministero dell’Interno francese, intorno alle 9 di sera un uomo ha parcheggiato la sua automobile a poca distanza da un furgone della polizia, in quel momento pieno di agenti. Dopo essere uscito dalla sua auto, l’uomo ha iniziato a sparare con un’arma automatica uccidendo un agente che si trovava nel veicolo e ferendone altri due sul marciapiede, prima di essere ucciso dagli altri poliziotti. L’autore dell’attacco è stato identificato esaminando alcuni documenti che aveva con sé, ma per motivi di sicurezza per ora la sua identità non sarà rivelata, ha spiegato il procuratore di Parigi per l’antiterrorismo, François Molins. Oggi il ministro degli Interni belga ha detto che l’uomo era un cittadino francese. Attraverso le indagini si vuole anche chiarire se l’attentatore avesse o meno dei complici. Intanto sono state arrestate tre persone, mentre un altro uomo ricercato si è presentato alla polizia ad Anversa questa mattina; non è ancora chiaro se e che ruolo abbiano avuto nell’attacco.

Lo Stato Islamico (o ISIS) ha rivendicato la responsabilità dell’attacco a Parigi attraverso un comunicato diffuso da Amaq, la sua agenzia di stampa, e ha identificato l’attentatore solo con il nome Abu Yusuf al Beljiki (al Beljiki significa che l’uomo proveniva dal Belgio, o a un certo punto aveva vissuto in Belgio). La stampa francese ha ricondotto al Beljiki a Karim Cheurfi, un uomo noto da tempo alle forze di sicurezza del paese. Nel 2001 Cheurfi stava guidando un’auto rubata quando tamponò una macchina guidata da un agente di polizia. Ne iniziò un lungo inseguimento, al termine del quale entrambe le auto finirono in un fosso e Cheurfi tentò di uccidere sia l’agente che la persona che era a bordo dell’auto con lui. Due giorni dopo, mentre era in custodia delle autorità, Cheurfi rubò la pistola a un agente che era entrato nella sua cella e gli sparò tre volte prima di essere bloccato. Per questi tre tentati omicidi, Cheurfi fu condannato a 15 anni di carcere, che però non scontò tutti. A febbraio Cheurfi era stato interrogato dalle autorità perché considerato un potenziale pericolo – non è chiaro di che tipo – ma poi è stato rilasciato per mancanza di prove. 

Per il momento non è chiaro che tipo di legame l’uomo avesse con lo Stato Islamico, ma diversi analisti si sono stupiti della tempestività della rivendicazione (anche il fatto che sia stata Amaq a diffondere il nome dell’attentatore è stata una cosa del tutto inusuale). Il gruppo potrebbe avere voluto sottolineare l’esistenza di un qualche tipo di legame con l’attentatore.

Il presidente francese, François Hollande, ha detto che l’attacco è stato “di natura terroristica” e ha promesso che nei prossimi giorni sarà mantenuta la massima attenzione, in modo da garantire un regolare svolgimento delle elezioni presidenziali. Questa mattina si è tenuto una riunione sulla sicurezza per analizzare la situazione e rafforzare i piani di controllo in Francia. Negli ultimi giorni nel paese sono state condotte numerose perquisizioni e altre attività di polizia, che martedì scorso hanno portato all’arresto di due persone sospettate di stare preparando un attacco imminente a Marsiglia, nel sud della Francia, proprio in vista delle elezioni. Nel loro appartamento sono stati trovati esplosivo e armi. L’esplosivo, ha detto la polizia, era il TATP, lo stesso usato negli attentati di Parigi del novembre 2015 e in quelli di Bruxelles del marzo 2016, che è stato definito il “marchio di fabbrica” dello Stato Islamico. Al momento non ci sono però elementi per collegare la vicenda di inizio settimana con l’attacco di ieri notte lungo gli Champs-Elysées.