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  • Giovedì 20 aprile 2017

Sarà più difficile diventare cittadini australiani

Il primo ministro ha annunciato una restrizione delle procedure per richiedere la cittadinanza, generando proteste e accuse di strumentalizzazioni

(SAEED KHAN/AFP/Getty Images)
(SAEED KHAN/AFP/Getty Images)

Il primo ministro australiano Malcolm Turnbull ha annunciato che il suo governo intende rendere più difficile ottenere la cittadinanza australiana, modificando i requisiti e il test per richiederla. Le modifiche principali saranno l’allungamento del periodo minimo di residenza per avanzare la richiesta – che da un anno passerà a quattro – e un test più difficile per valutare le competenze nella lingua inglese. I critici del governo e del partito di Turnbull – cioè il Partito Liberale, di centrodestra – sostengono che la misura sia stata pensata per ridurre l’immigrazione di qualsiasi tipo. Qualche giorno fa Turnbull aveva già annunciato la chiusura di un programma per attirare lavoratori stranieri qualificati, che sarà sostituito da un meccanismo di permessi temporanei.

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L’Australia è citato spesso come uno dei paesi con le leggi più rigide sull’immigrazione ma anche un modello positivo di coabitazione pacifica fra persone immigrate: il 27 per cento della popolazione australiana è nata altrove, circa il doppio di un altro paese interessato da ingenti flussi migratori come gli Stati Uniti. Da qualche anno a questa parte, però, come in molti altri paesi occidentali, si è diffusa una certa insofferenza verso gli immigrati, sia regolari sia irregolari. I governi conservatori hanno provato ad assecondarla: nel 2013 il nuovo governo di centrodestra di Tony Abbott avviò “Sovereign Borders”, una dura operazione politico-militare che aveva lo scopo di respingere o deportare in altri paesi tutti i migranti che arrivavano illegalmente via mare in Australia. L’operazione funzionò, ma il governo si attirò molte critiche da ONG ed esperti di immigrazione. Nel 2016 il Guardian ha pubblicato una lunga inchiesta sugli abusi nel centro di detenzione di Nauru, un piccolo stato insulare dove da alcuni anni il governo australiano trasferisce i migranti che tentano di arrivare illegalmente in Australia.

Oltre a un periodo più lungo di residenza e a un test più difficile, le nuove misure prevederanno che i richiedenti forniscano prove del loro inserimento nella società, e la loro adesione ai “valori australiani”. Rispondendo a una domanda su questo tema, Turnbull ha detto che i migranti dovranno dimostrare di condividere i valori della liberà di culto e dell’uguaglianza fra uomini e donne, scrive BBC News. I suoi critici però lo accusano sostanzialmente di strumentalizzare la delicata questione dell’accoglienza ai migranti per il proprio tornaconto politico, adottando una retorica così dura. Il New York Times fa notare che già oggi sono previste misure simili a quelle proposte da Turnbull:

In Australia ai migranti è già richiesto di avere una conoscenza significativa della lingua inglese e dell’educazione civica. Il complesso test per la cittadinanza può essere compilato solo in inglese, e include domande sulla libertà di espressione e altri valori democratici. Sono previsti anche controlli sui precedenti penale dei richiedenti, e i migranti che ricevono il più comune dei permessi di studio o lavoro deve firmare una “carta dei valori”.

Il giornalista dell’Australian David Crowe ha commentato che le persone più colpite dalle nuove misure saranno probabilmente «le più vulnerabili»: «quelli che stanno fuggendo dalle guerre civili in Africa o dal terrorismo nel Medio Oriente potrebbero avere poche competenze di alfabetizzazione, e avere difficoltà con un esame scritto, a prescindere dal loro desiderio di ottenere la cittadinanza». Crowe ha aggiunto che il test sui cosiddetti “valori australiani” sarà ancora più problematico, perché «nessun governo può davvero istituire un esame del genere: se un richiedente vuole passare il test, dirà quello che è necessario per farlo». Non è ancora chiaro quando le nuove norme entreranno in vigore.