(Gabriele Maltinti/Getty Images)
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Serie A, le cose di cui parlare

In stadi semivuoti si è disputata la giornata che verrà ricordata di meno in questa stagione: le squadre della metà alta della classifica hanno vinto, quelle dell'altra metà hanno perso

(Gabriele Maltinti/Getty Images)

La 24ma giornata di Serie A si può definire una giornata di transizione. Non è successo niente di rilevante e la classifica non è cambiata nella sue zone più interessanti. Lazio e Milan, che giocheranno stasera l’ultima partita del turno, potrebbero renderla più movimentata, e ci sono tutti i presupposti del caso: la Lazio, nonostante le due sconfitte subite a fine gennaio, è ancora una delle squadre più difficili contro cui si possa giocare in questa stagione mentre il Milan si presenterà all’Olimpico con ben sette titolari indisponibili, e rischia di staccarsi dalla zona europea della classifica, forse definitivamente. Fra venerdì e domenica le prime undici squadre della classifica hanno vinto (tranne Milan e Lazio), mentre le ultime nove hanno perso.

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Mertens e Higuain sono i più in forma d’Europa?
Secondo i dati Opta, nessun giocatore nei principali campionati europei ha segnato tanti gol nel 2017 quanti ne ha fatti con la Juventus Gonzalo Higuaín, che con la doppietta di Cagliari è arrivato a 8. Oltre a essere il miglior marcatore europeo del 2017, Higuaín è anche il capocannoniere della Serie A con 18 gol, a pari merito con Edin Džeko della Roma, che nonostante i gol segnati non è esattamente l’immagine di un centravanti in perfette condizioni. Higuaín si era presentato a inizio stagione lontano dalla sua forma migliore, ma ultimamente si sta riavvicinando all’Higuaín visto a Napoli nella passata stagione.

Dries Mertens invece è in perfette condizioni da mesi e in questa Serie A ha partecipato attivamente a 20 gol: ne ha segnati 16 e ha realizzato 4 assist decisivi per i compagni. Nelle ultime dieci partite disputate è stato coinvolto in un’azione da gol ogni 42 minuti, cosa che non è riuscita a nessun altro calciatore in Europa.

mertensLe ultime dieci partite di Mertens.


Centravanti di cui sentiremo parlare
Giocano quasi tutti per squadre che occupano posizioni da metà classifica in giù, ma da quello che stanno facendo vedere in questa stagione ci sono ottime probabilità di vederli con squadre più blasonate fra qualche mese. Sono Ilija Nestorovski, Patrik Schick e Giovanni Simeone.

Nestorovski è probabilmente una delle vere sorprese di questa stagione. È macedone ed è arrivato in Italia a 26 anni, dopo aver segnato circa 70 gol in 90 partite con l’Inter Zaprešić, squadra croata di metà classifica. È stato comprensibilmente sottovalutato, in quanto giocatore semi sconosciuto proveniente da una piccola squadra di un campionato poco competitivo. I nove gol segnati finora li ha distribuiti in nove partite, ma quello per cui bisogna dargli più credito sono i suoi movimenti in campo: raramente si fa anticipare dagli avversari, gioca di sponda come pochi altri e spreca pochissimi palloni.

Un mese fa, contro il Sassuolo.

Poi c’è Patrik Schick, centravanti praghese con caratteristiche molto simili a quelle di Nestorovski, che però ci ha messo qualche settimana in più ad ambientarsi al campionato italiano. Il suo allenatore, Marco Giampaolo, al termine della vittoria contro il Bologna ha detto scherzosamente di volerlo tenere di più in panchina, perché se continua a giocare così qualche grossa squadra vorrà acquistarlo presto. Simeone invece, a 21 anni, ha già segnato 10 gol alla sua prima stagione di Serie A ed è diventato il centravanti titolare del Genoa. Continua a segnare nonostante gli evidenti problemi della sua squadra, ed ha margini di miglioramenti molto ampi. È il figlio di Diego Simeone, allenatore dell’Atletico Madrid e grande ex centrocampista di Lazio e Inter.

Tanti posti vuoti, ancora
Facciamo tutte le premesse del caso. Prima di tutto il calcio è uno sport, il più popolare fra gli sport. Ci sono delle squadre da tifare, delle partite da godersi e dei gol per cui esultare. Agli appassionati interessa soprattutto questo, e non che le maglie della propria squadra siano di qualche marca particolare o che gli stadi abbiano il riscaldamento sotto i seggiolini. Ma il calcio è anche un’industria strategica da anni, e nel caso italiano è un’industria strategica che non funziona come dovrebbe da un po’ di tempo, e sicuramente è gestita peggio che in Inghilterra o in Germania, per dirne due.

In Italia continuiamo a produrre probabilmente i migliori allenatori al mondo e i giocatori che vengono a giocare in Serie A migliorano tatticamente più che in ogni altro campionato. Ma mettetevi nei panni di un tifoso, preferibilmente straniero, che ieri pomeriggio, per i due motivi citati, ha deciso di guardarsi una partita di Serie A. Parte da Torino, dove giocano Torino e Pescara: vede centinaia di posti vuoti, e magari si chiede perché.

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Dopo qualche minuto passa su Inter-Empoli, dove la situazione è completamente diversa e almeno dalla televisione gli spalti sembrano pieni. Ma posti vuoti ce ne sono anche qua.

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Da Inter-Empoli poi passa a Palermo-Atalanta: un sacco di seggiolini verdi senza nessuno sopra, gruppetti di spettatori sparsi qua e là. Non sapendo che il Palermo è vicino alla retrocessione, si chiede perché.

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Se si sintonizza su Sassuolo-Chievo va ancora peggio.

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A Crotone va decisamente meglio ma c’è la Roma che gioca, e sono i posti a sedere a sembrare pochi.

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Se si riguarda le immagini di Fiorentina-Udinese, si chiede chi mai prenderà un biglietto per dei posti laterali, cinque metri dietro la porta e con un palo che ostacolo la visuale. Ma soprattutto, perché ci sono dei posti là in fondo?

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Ricapitolando:


Com’è cambiata la classifica
Prendete la classifica dell’ultima giornata, aggiungete tre punti a nove delle undici squadre partendo dall’alto e lasciate le ultime nove così come sono.

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