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  • Mercoledì 1 febbraio 2017

Neil Gorsuch alla Corte Suprema

Trump ha scelto un giudice di 49 anni con idee conservatrici ma soprattutto considerato un "originalista", i Democratici si opporranno ma non riusciranno a fermare la sua nomina

Neil Gorsuch con Donald Trump. (AP Photo/Carolyn Kaster)
Neil Gorsuch con Donald Trump. (AP Photo/Carolyn Kaster)

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scelto il giudice federale Neil Gorsuch, 49 anni, per il seggio vacante della Corte Suprema, il più importante organo giurisdizionale americano. Il seggio era vacante dalla morte del giudice conservatore Antonin Scalia e per via dell’ostruzionismo del Partito Repubblicano il Senato non aveva mai esaminato e ratificato la nomina del giudice Merrick Garland, che era stato scelto dal presidente Barack Obama. Stavolta non andrà così, salvo sorprese: Trump ha davanti un mandato pieno e non pochi mesi, i Repubblicani hanno la maggioranza al Senato, e ci si aspetta che Gorsuch attiri i voti favorevoli anche di qualche senatore Democratico.

Originario del Colorado e laureato alla Columbia, ad Harvard e a Oxford, alcune delle migliori università al mondo, Gorsuch era compagno di Barack Obama alla Law School ed è diventato giudice federale su nomina del presidente George W. Bush nel 2006, nomina che fu ratificata senza alcun voto contrario del Senato, Democratici compresi: ha idee conservatrici ma è considerato soprattutto un “originalista” o un “letteralista”, cioè un giudice che tende ad applicare una versione letterale della Costituzione invece che cercare di interpretarla alla luce dei cambiamenti della società. Questo lo ha portato in passato anche a difendere i diritti degli afroamericani, degli immigrati e delle minoranze religiose; e per questo tra i più entusiasti per la sua nomina ci sono alcuni Repubblicani particolarmente ostili a Donald Trump, come il senatore e docente universitario Ben Sasse del Nebraska o la rivista National Review. Più in generale, la scelta di Gorsuch è considerata dalla stampa politica statunitense – anche con una certa sorpresa – una nomina da “normale presidente Repubblicano”.

Ciononostante Gorsuch rimane un conservatore, e la sua nomina determinerà gli equilibri della Corte per decenni, visto che l’incarico di giudice dura a vita – salvo morte o dimissioni – e lui ne diventerà il giudice più giovane. Oggi alla Corte Suprema ci sono quattro giudici di orientamento progressista e quattro di orientamento conservatore (e molti fanno notare che Gorsuch è stato assistente e ha un ottimo rapporto col giudice Anthony Kennedy, nominato da Ronald Reagan ma col tempo diventato sempre meno conservatore, e si chiedono se Gorsuch non possa convincerlo a votare più spesso con i conservatori). Con la sua nomina l’equilibrio della Corte tornerebbe 5-4 per i conservatori, ma non sempre i giudici votano su due blocchi così rigidi: gli equilibri teorici erano questi anche quando la Corte ha deciso a favore dei matrimoni gay o della riforma sanitaria di Obama, per esempio (entrambe le volte anche grazie al voto di Kennedy).

Nel recente passato Gorsuch ha scritto documenti giuridici, opinioni e sentenze argomentando che l’obbligo per le assicurazioni sanitarie di coprire i costi della contraccezione calpesta la libertà religiosa; nel 2006 ha scritto un libro contro il suicidio assistito; crede che si debbano limitare i poteri del governo federale; non ha mai espresso le sue posizioni sull’aborto ma è considerato pro-life. Gorsuch è apprezzato per il livello di profondità intellettuale e giuridica delle sue sentenze, e per la qualità della sua scrittura: anche per questo alcuni giornali scrivono che potrebbe essere l’erede del giudice Scalia anche dal punto di vista intellettuale. Scalia, di cui Gorsuch era amico, era considerato il leader morale e intellettuale della corrente giuridica conservatrice statunitense.

La nomina di Gorsuch dovrà essere ratificata dal Senato, dove i Repubblicani oggi hanno 52 seggi e i Democratici 48. I regolamenti del Senato però permettono in teoria alla minoranza di fare un ostruzionismo praticamente insuperabile, a meno che la maggioranza non riesca a trovare 60 voti favorevoli: quindi è possibile che almeno all’inizio ci sia una fase di stallo, anche perché alcuni Democratici vogliono ricambiare il trattamento subìto ai tempi della nomina di Garland e rifiutarsi di prendere in considerazione la nomina di Gorsuch. È difficile che la tattica funzioni, però, perché Trump ha quattro anni di mandato davanti e non qualche mese come fu per Obama, peraltro mesi di campagna elettorale; e perché Gorsuch potrebbe attirare i voti di qualche senatore Democratico.

Neal K. Katyal, consulente giuridico della Casa Bianca di Obama e docente di giurisprudenza, ha scritto un editoriale sul New York Times per spiegare «perché quelli di sinistra dovrebbero sostenere Gorsuch», citando alcune sue sentenze pro-immigrati e sostenendo che «i precedenti dicono che non metterà mai la fedeltà al presidente che lo ha nominato davanti ai suoi principi e allo stato di diritto»; Norm Eisen, anche lui compagno di college di Obama e Gorsuch, e responsabile etico alla Casa Bianca di Obama, ha scritto su Twitter che Gorsuch è «un gran tipo». Altri Democratici hanno fatto capire di non considerare scandalosa la nomina di Gorsuch ma di voler ripagare i Repubblicani per il trattamento del giudice Garland scelto da Obama. Di sicuro i senatori Democratici più in vista (Bernie Sanders, Elizabeth Warren) o con ambizioni presidenziali (Cory Booker, Sherrod Brown) non voteranno a favore della sua nomina, non fosse altro che per non mettersi contro la base del partito, che non tollererebbe a prescindere un voto favorevole al giudice scelto da Trump. Qualora i Democratici dovessero fare ostruzionismo, comunque, i Repubblicani hanno minacciato di cambiare le norme sull’ostruzionismo al Senato.

Quello che non è stato del tutto normale è il modo in cui il presidente Trump ha organizzato l’annuncio, promettendolo su Twitter, facendo trapelare alla stampa l’esistenza di alcuni giudici “finalisti”, poi invitando gli americani a seguire una diretta su Facebook per apprendere la sua decisione e infine addirittura facendo arrivare a Washington un altro giudice oltre a Gorsuch – il giudice Thomas Hardiman – per creare incertezza e attesa. Trump «ha portato i reality show alla Casa Bianca», ha scritto Politico.