Vivendi sta scalando Mediaset

Il gruppo del finanziere francese Vincent Bolloré è arrivato al 20, Berlusconi non è per niente d'accordo, il governo ha parlato di «scalata ostile»

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)

Aggiornamento – Nella serata di ieri, la società francese Vivendi è arrivata a controllare circa il 20 per cento delle azioni di Mediaset. Dopo la chiusura della borsa, il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda ha detto che quello in corso da parte di Vivendi è «un tentativo, del tutto inaspettato, di scalata ostile a uno dei più grandi gruppi mediatici italiani» e che non si tratta del «modo più appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia». Il vicesegretario del PD, Lorenzo Guerini, ha detto che il governo metterà in campo «azioni per mettere in sicurezza Mediaset».

***

Nella serata di martedì la società francese Vivendi ha annunciato di aver comprato il 12,32 per cento delle azioni Mediaset e di voler arrivare a una quota tra il 10 e il 20 per cento del suo capitale azionario. Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla Mediaset, ha risposto denunciando l’operazione alla CONSOB, l’autorità garante della borsa, e acquistando a sua volta azioni della società, facendo salire il suo pacchetto dal 34 a quasi il 40 per cento delle azioni con diritto di voto.

Vivendi, di proprietà del finanziere francese Vincent Bolloré, ha detto che la sua operazione non è ostile, cioè non è stata compiuta contro il volere dell’azionista di riferimento, cioè Fininvest. La famiglia Berlusconi, però, non è d’accordo e in un comunicato ha scritto che «si tutelerà in tutte le sedi e con tutti i mezzi per bloccare quello che ritiene non una normale operazione di mercato ma un gravissimo inganno che delle leggi del mercato fa scempio». Fininvest ha depositato una denuncia contro l’operazione presso la CONSOB e il tribunale di Milano.

p_48_77_azionariato_it_foto_it

Con una quota del 12,32 per cento, Vivendi è già diventato il secondo socio di Mediaset, in grado di influenzare considerevolmente il consiglio di amministrazione della società e quindi le sue strategie industriali. In teoria è possibile che, arrivando fino al 20 per cento, Vivendi possa accordarsi con gli altri azionisti per rovesciare il controllo della società che, fino dalla quotazione nel 1996, si trova nelle mani di Fininvest e della famiglia Berlusconi. Per il momento si tratta ancora di uno scenario abbastanza remoto. Secondo gli ultimi dati disponibili, il 45 per cento delle azioni della società è di proprietà di azionisti istituzionali, grandi società e fondi di investimento, mentre il 15 per cento è in mano ad azionisti privati, i cosiddetti “retail”.

Le voci della “scalata” di Vivendi hanno fatto salire in borsa il titolo di Mediaset che è cresciuto nella giornata di ieri del 31,8 per cento, arrivando al suo record storico. Oggi i giornali calcolano che questo aumento abbia fatto salire di circa 300 milioni di euro il valore della partecipazione di Fininvest nella società televisiva.

Bolloré, 64 anni, nato nella regione della Bretagna, è uno dei più noti finanzieri francesi. Tra le principali società controllate dal suo gruppo ci sono Havas, una multinazionale che si occupa di pubblicità e pubbliche relazioni, e Vivendi, che possiede CANAL +, la principale pay tv francese. Bolloré da tempo ha fatto importanti investimenti in Italia, dove siede nel consiglio di amministrazione di Mediobanca.

Non è la prima volta che Bolloré si scontra con la famiglia Berlusconi. Nei primi mesi del 2016 i due gruppi avevano deciso di stabilire un’alleanza, scambiandosi il 3,5 per cento del capitale azionario. Vivendi avrebbe dovuto avere un’opzione per salire fino al 5 per cento di Mediaset. In cambio Bolloré si era impegnato ad acquistare l’89 per cento delle azioni della pay tv Mediaset Premium. A luglio, Vivendi ha fatto sapere di rinunciare all’accordo perché i conti di Premium non apparivano più così buoni. La nuova proposta di Bolloré prevedeva un acquisto di non più del 20 per cento di Premium e un aumento della sua partecipazione in Mediaset fino al 15 per cento in tre anni. Mediaset e la famiglia Berlusconi hanno attaccato duramente la decisione di Bolloré e hanno citato Vivendi in tribunale chiedendo due miliardi di danni per il suo ritiro dall’accordo.