La società di servizi statistici Nielsen – una di quelle che mettono insieme le classifiche dei libri più venduti – ha presentato il suo rapporto sull’andamento del mercato editoriale nel 2016 fatto per l’Associazione Italiana Editori (AIE). I risultati dell’analisi di Nielsen sono stati spiegati durante la fiera Più libri più liberi, in corso a Roma fino all’11 dicembre. Il rapporto, Il mercato del libro. Piccoli e grandi a confronto, non contiene grosse sorprese: dice cose che per lo più erano già state raccontate. La principale è che il mercato del libro nel 2016 ha tenuto essenzialmente grazie all’aumento del prezzo medio dei libri. Un altro fattore che ha contenuto la crisi sono le promozioni, cioè sconti e libri venduti a pacchetto. Le grandi case editrici continuano a essere in crisi e le piccole continuano a incrementare le proprie quote di mercato, ma non in proporzioni tali da insediare le grandi. (Si considerano piccole o indipendenti quelle che hanno un fatturato inferiore ai 16 milioni di euro all’anno). Le reti della grande distribuzione organizzata – grandi catene di librerie, supermercati – continuano a essere in crisi: la diminuzione del numero complessivo di libri venduti si vede soprattutto in questi canali.
Qui abbiamo riassunto i principali dati mostrati dal rapporto in sei punti. Tutti i dati non tengono conto dei libri venduti attraverso la grande distribuzione organizzata, cioè nei supermercati, negli autogrill e nelle grandi catene di librerie in cui il tipo di libri proposti è deciso dall’alto e non dal singolo negozio.
Il prezzo medio dei libri continua ad aumentare
Il numero di libri venduti dal 3 gennaio al 5 novembre 2016 è calato del 3,2 per cento rispetto a quelli venduti nello stesso arco di tempo nel 2015: sono stati 66 milioni e 846mila contro 69 milioni e 50mila. A questo calo corrisponde, però, un aumento di fatturato dello 0,2 per cento delle case editrici, evidentemente dovuto all’aumento del prezzo di copertina medio dei libri: le vendite a valore, cioè il denaro incassato, sono infatti cresciute delle 0,2 per cento. Ad aumentare di più il prezzo non sono stati i grandi editori, forse perché possono fare con facilità politiche di promozione, ma gli indipendenti: le vendite a valore segnano +1,6 per cento per i grandi e 2,5 per cento per gli indipendenti.
Se nel 2015 un libro pubblicato da una grande casa editrice costava in media 16,2 euro, nel 2016 il valore medio si è alzato a 16,4; per le piccole case editrici si è passati da 12,8 a 13,1 euro. Dal 2011 al 2015 il prezzo medio dei libri era sempre calato, è dall’anno scorso che la tendenza si è invertita.
Le piccole case editrici crescono (grazie a Elena Ferrante)
Per i piccoli editori le cose vanno bene. Non solo è cresciuto il loro fatturato complessivo – da 289milioni e 259mila euro nel 2015 a 311 milioni e 193mila euro nel 2016, un aumento del 7,6 per cento – ma è anche cresciuto il numero di copie vendute: dai 17 milioni e 904mila del 2015 ai 18 milioni e 956mila del 2016 finora.
A determinare la crescita delle piccole case editrici nel 2016 sono stati alcuni successi, su tutti i romanzi di Elena Ferrante, pubblicati da E/O: in particolare la quadrilogia composta da L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta e Storia della bambina perduta. Questi libri continuano a essere presenti nelle classifiche dei libri più venduti da più di un anno. L’effetto del successo internazionale di Ferrante ha fatto sì che nel 2015 E/O chiudesse con un fatturato di 20 milioni di euro, più del doppio rispetto agli anni precedenti.
La crescita delle piccole case editrici però è dovuta anche a un genere letterario specifico, secondo i dati Nielsen: il numero di libri gialli e thriller venduti nel 2016 dai piccoli editori è cresciuto dell’1,43 per cento rispetto al 2015.
Cresce anche il successo dei libri per ragazzi
Tra i vari generi editoriali gli unici che continuano a crescere da anni sia per fatturato delle case editrici sia per numero di libri venduti dal 2014 sono la narrativa italiana, i libri di cucina, dieta o self help e i libri per bambini e ragazzi. Non è un fenomeno solo italiano, ma mondiale. Nel 2014 la percentuale di libri per ragazzi sul totale dei libri venduti in Italia era pari al 15,6 per cento: nel 2016 finora è stata pari al 17,3 per cento. Per quanto riguarda i ricavi, i libri di questo genere hanno contribuito al 22,8 per cento del fatturato complessivo dell’editoria italiana nel 2016; nel 2014 invece rappresentavano il 20,5 per cento del fatturato.
L’unica controtendenza è quella che riguarda i libri per bambini e ragazzi pubblicati dalle piccole case editrici: sebbene il numero di copie vendute sia aumentato nell’ultimo anno, i ricavi sono diminuiti dell’1,2 per cento, un probabile segno di una politica di prezzi contenuti.
Le grandi case editrici sono in crisi
Mentre in generale le piccole case editrici sono cresciute, in media le grandi – in pratica quelle appartenenti ai gruppi Mondadori-Rizzoli, Feltrinelli, Giunti e GeMS – stanno vivendo un brutto periodo. Rispetto al 2015 è diminuito sia il loro fatturato complessivo (-1,5 per cento) sia il numero di libri venduti tra quelli che hanno pubblicato (-3,9 per cento). È un dato – calcolato tendendo conto anche la grande distribuzione organizzata – che sconta in particolare le difficoltà del gruppo Mondadori-Rizzoli e il rallentamento dovuto alla fusione: ad attutire le perdite è il buon andamento di alcuni dei marchi del gruppo, come Einaudi, che tiene, e soprattutto Piemme e Sperling&Kupfer.
La crisi dei grandi editori è attutita dalle promozioni
Un modo in cui le grandi case editrici stanno cercando di risolvere i loro problemi sono le cosiddette “abbinate”, cioè le promozioni con cui i libri vengono venduti, per esempio l’iniziativa Mondadori Bravo 2 libri a 15 euro. Nel 2016 il numero di libri venduti in questo modo è arrivato a essere pari al 2,2 per cento del mercato, dallo 0,5 per cento che era nel 2015. Contribuiscono all’1 per cento del fatturato.
La narrativa straniera va male, mentre quella italiana benino
Un ultimo dato del rapporto Nielsen è quello sulla narrativa straniera: è ancora il genere editoriale più venduto in Italia – è pari al 23,7 per cento dei libri venduti nel 2016 ed è responsabile del 22,5 per cento del fatturato complessivo dell’editoria italiana – ma rispetto all’anno scorso è diminuito il suo peso, come già era accaduto dal 2014 al 2015. Nel 2015 un libro su quattro venduto in Italia era tradotto, quest’anno la percentuale è scesa. C’è invece stata una crescita per quanto riguarda i libri di narrativa italiana: nel 2016 hanno contribuito al 15,9 per cento delle vendite, un dato maggiore rispetto al 2015 dello 0,4 per cento. Anche per quanto riguarda il fatturato c’è stato un aumento: sono passati dal 14,9 per cento dei ricavi al 15,3.