La crisi di governo, spiegata per punti

Cosa bisogna sapere su quello che sta succedendo in questi giorni: dalle dimissioni di Renzi alla risposta del presidente della Repubblica

(AP Photo/Gregorio Borgia)
(AP Photo/Gregorio Borgia)

In seguito alla vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni. Il Post segue tutti gli aggiornamenti mano mano che arrivano con un live blog. Qui trovate le cose essenziali da sapere.

Renzi è ancora in carica
Matteo Renzi è ancora presidente del Consiglio e rimarrà in carica probabilmente fino a venerdì, quando sarà terminata in Senato l’approvazione della legge di bilancio. Probabilmente dopo l’approvazione Renzi presenterà le sue dimissioni al presidente della Repubblica, che le accetterà con riserva. Renzi a quel punto resterà in carica – “per il disbrigo degli affari correnti”, come da prassi – fino alla nomina del suo successore.

Perché Renzi si dimette?
Il presidente del Consiglio diceva da mesi che la sua intenzione era dimettersi in caso di vittoria dei No alla riforma più importante del suo governo. Negli ultimi tempi aveva leggermente temperato le sue dichiarazioni in merito, ma l’ampiezza della vittoria dei No ha reso molto difficile qualunque ipotesi di rimanere al governo (che Renzi aveva comunque escluso, dichiarando di non voler guidare un “governicchio”). Renzi aveva detto che si sarebbe dimesso lunedì, nel corso del suo discorso alla mezzanotte di domenica, dopo l’uscita dei primi exit poll che mostravano una netta vittoria del No.

Ma Renzi ha ancora una maggioranza in Parlamento?
In teoria sì. Alla Camera, Renzi sembra avere ancora una maggioranza sicura, mentre al Senato la situazione è più incerta (lo è dall’inizio della legislatura, a dire il vero). Il numero di voti, però, non sembra essere molto importante perché l’attuale crisi di governo è una crisi “extraparlamentare”, cioè non è iniziata in seguito a un voto di sfiducia del Parlamento.

L’intervento di Mattarella
Renzi e Mattarella si sono incontrati ieri per due volte. Il primo incontro è stato informale ed è avvenuto intorno alle 8 di mattina. Secondo le indiscrezioni, Mattarella avrebbe chiesto a Renzi di restare in carica fino all’approvazione della legge di bilancio (secondo altre indiscrezioni, Mattarella non avrebbe apprezzato l’annuncio di dimissioni di domenica notte). Alle 18.30 Renzi ha riunito il Consiglio dei ministri e poi è tornato per una seconda volta dal presidente della Repubblica. Dopo l’incontro Renzi non ha fatto dichiarazioni ufficiali ma secondo le indiscrezioni avrebbe accettato la richiesta di Mattarella. Dopo l’incontro il Quirinale ha pubblicato un comunicato ufficiale.

Perché la legge di bilancio è importante?
L’approvazione della legge di bilancio è un momento delicato perché autorizza il governo a raccogliere entrate e a pagare le spese per l’anno successivo. Se la legge di bilancio non viene approvata entro il 31 dicembre, il Parlamento può votare l’esercizio provvisorio, un mandato con cui autorizza il governo a comportarsi come se la legge di bilancio fosse stata approvata per un periodo massimo di quattro mesi.

Perché Mattarella ha chiesto di ritardare le dimissioni?
La legge di bilancio viene approvata dal Parlamento nel corso di un processo che vede la partecipazione attiva del governo, che propone emendamenti, partecipa alle commissioni e, se necessario, pone la questione di fiducia per accelerare l’approvazione della legge. Per questo motivo, in passato i presidenti della Repubblica hanno sempre fatto pressioni affinché i presidenti del Consiglio rimanessero in carica con i pieni poteri fino all’approvazione della legge di bilancio. È accaduto nel 2011, con il governo Berlusconi, e nel 2012, con il governo Monti, entrambi dimissionari negli stessi giorni in cui in Parlamento si discuteva la legge di bilancio.

L’ordinaria amministrazione
Un presidente del Consiglio che ha presentato le sue dimissioni si considera “dimissionario”, anche se formalmente il presidente della Repubblica non accetta le sue dimissioni fino a che non è pronto a incaricare un successore (nell’ordinamento italiano non è previsto che il paese possa restare senza governo). Un governo “dimissionario” si considera per prassi costituzionale (cioè per “abitudine”) dotato dei soli poteri per esercitare l’ordinaria amministrazione. Non è scritto da nessuna parte quali siano i limiti di un governo dimissionario, che quindi, in teoria, può esercitare tutti i poteri di un governo pienamente in carica. Sarebbe però considerato un grave strappo alla “cortesia istituzionale” se un governo di questo tipo dovesse compiere atti come porre la questione di fiducia su un provvedimento.

Perché le dimissioni sono state sospese?
Se anche Mattarella avesse accettato le dimissioni di Renzi, incaricare un nuovo governo avrebbe richiesto diversi giorni e Renzi si sarebbe comunque trovato a dover gestire l’approvazione della legge, con in più il problema di doverlo fare mentre si trova nella condizione di presidente dimissionario. In quel caso, se fosse stato costretto a porre questioni di fiducia o a compiere altri interventi, sarebbe stato molto criticato per essere uscito dal perimetro degli “affari correnti” e dell’ordinaria amministrazione. Sospendere le dimissioni, quindi, è potenzialmente vantaggioso anche per lui.

Chi sostituirà Renzi?
Al momento circolano principalmente quattro nomi, ma la scelta finale potrebbe essere completamente diversa. Il candidato più “istituzionale” e neutro è Piero Grasso, presidente del Senato, la carica a cui tradizionalmente il presidente della Repubblica assegna il compito di verificare se è possibile trovare una nuova maggioranza in caso di crisi complesse. Un altro candidato è Pier Carlo Padoan, attuale ministro dell’Economia. I giornali parlano molto anche dell’attuale ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini, e del ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio. Sono entrambi esponenti del PD, ma mentre Franceschini è considerato un leader con un certo seguito all’interno del partito e autonomo da quello di Renzi, Delrio è più vicino a Renzi e dotato di minore autonomia rispetto a Franceschini.

Quale sarà la nuova maggioranza?
È probabile che il nuovo governo sarà sostenuto da gran parte dell’attuale maggioranza. È praticamente impossibile formare un nuovo governo senza il sostegno del PD, che quindi sarà ancora molto importante nel decidere il futuro delle prossime settimane e dei prossimi mesi. Silvio Berlusconi ha detto poco pubblicamente nelle ultime ore, ma ha lasciato intendere che potrebbe essere disponibile ad appoggiare un nuovo governo guidato dal PD, in particolare se il suo scopo sarà scrivere una nuova legge elettorale.

Cosa c’entra la legge elettorale?
È il problema principale che governo e Parlamento dovranno affrontare nei prossimi mesi. Attualmente Camera e Senato hanno due leggi elettorali completamente diverse, e inoltre la prima potrebbe essere stravolta da una sentenza della Corte Costituzionale attesa per gennaio. Alcuni partiti, come Area Popolare, Lega Nord e Movimento 5 Stelle, vorrebbero andare al voto con la legge attuale, ma la maggioranza del Parlamento, PD e Forza Italia in particolare, vogliono modificarla prima di andare a nuove elezioni. Si tratta di una questione complessa che sarà probabilmente al centro del dibattito nel prossimo futuro: qui avevamo spiegato le cose essenziali da sapere.