Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto a Matteo Renzi di sospendere le dimissioni finché non verrà approvata la legge di bilancio, che al momento si trova in Senato. Prima di andare al Quirinale, Renzi aveva convocato e presieduto l’ultimo Consiglio dei ministri del suo governo: la riunione era durata circa dieci minuti.
Renzi aveva annunciato di volersi dimettere poco dopo la mezzanotte di lunedì 5 dicembre, in seguito alla sconfitta del Sì al referendum costituzionale, che ha sancito la fine della riforma che il suo governo aveva approvato in Parlamento e promosso durante la campagna referendaria. Il No ha vinto con il 59,11 per cento, mentre il Sì si è fermato al 40,89 per cento. Toccherà al presidente della Repubblica determinare tempi e modalità per la formazione di un nuovo governo. Nel suo discorso, Renzi ha detto che le responsabilità sul da farsi spettano ora alle eterogenee forze parlamentari di opposizione che hanno fatto campagna per il No.
Durante la serata, a Porta a Porta, Angelino Alfano – ministro dell’Interno e leader di Area Popolare – ha detto che questa legislatura ha esaurito il suo percorso e se dovesse «puntare un euro» lo punterebbe sul voto a febbraio, senza cercare un’improbabile modifica della legge elettorale in Parlamento. Lo stesso ha detto Matteo Salvini, leader della Lega Nord. Il Movimento 5 Stelle oggi ha ribadito di voler andare a votare il prima possibile, con l’Italicum alla Camera – è una novità: avevano sempre criticato molto quel sistema – ed estendendolo anche al Senato. Intanto la riunione della direzione del PD, durante la quale si capirà l’orientamento del partito di maggioranza relativa in Parlamento, è stata rinviata a mercoledì alle 15. Se volete orientarvi meglio nella discussione sulla legge elettorale, leggete qui.
Nel corso della giornata, istituti e centri di ricerca hanno pubblicato numerose analisi sul voto di ieri. Sono dati da prendere ancora con cautela: per il momento, sembra che i più giovani abbiano votato in maggioranza per il No, mentre gli anziani sembra che si siano divisi in maniera più equilibrata tra No e Sì. Secondo l’Istituto Cattaneo, una percentuale significativa degli elettori di centrosinistra ha votato per il No, mentre una percentuale inferiore di elettori di centrodestra ha votato per il Sì. Gli elettori del Movimento 5 Stelle hanno invece votato compatti per il No.
Di seguito, tutte le notizie della giornata.
Vi ricordate quando prima del voto si leggeva con certezza che l'affluenza all'estero aveva «superato il 40 per cento»? Gli insulti, gli attacchi e le polemiche che seguirono quel dato di oscura provenienza, come le accuse di «voti comprati»? A futura memoria: era falso.
Roberto Speranza del PD, uno dei dirigenti del partito che ha fatto campagna per il No, dice in sostanza: la maggioranza parlamentare che sosteneva il governo esiste ancora, cerchi una «larga convergenza» per fare una nuova legge elettorale. Speranza dice anche che il PD non dovrebbe lasciare a Salvini le critiche al governo sulla scuola e il lavoro e che al partito serve tempo per ricostruire un rapporto col suo elettorato. Insomma, la minoranza del PD non sembra entusiasta rispetto all'idea di votare presto.
Successo poco fa a Porta a Porta:
– Vespa: «Lo Stato deve intervenire per salvare le banche, eventualmente?»
– Salvini: «Ovviamente sì. Ovviamente sì»
Sempre Alfano: «Sono convinto che questa legislatura volga al termine». Alfano ha detto che si può andare a votare con le leggi elettorali in vigore, cioè l'Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato. «In tutta Europa si governa per grandi coalizioni».
(qui una guida alla questione legge elettorale)
Angelino Alfano dice che secondo lui – «se dovessi puntare un euro» – si va a votare a febbraio 2017.
I risultati di un sondaggio svolto da Quorum per SkyTg24 domenica 4 dicembre su un campione di 1.500 elettori, rappresentativi per sesso, età, livello di istruzione e area geografica. Metodologia CATI (cioè interviste telefoniche).
Ettore Rosato, capogruppo del PD alla Camera, ha detto a Porta a Porta che l'ipotesi che Renzi si dimetta da segretario del PD è «fuori dalla realtà».
Pagella Politica e l'AGI hanno fatto un fact-checking del discorso di domenica notte di Matteo Renzi, che almeno da quel punto di vista ne viene fuori piuttosto bene.
In tutto questo, è ufficiale che il PD riunirà la sua direzione nazionale mercoledì alle 15. Sarà interessante seguire i lavori non tanto per capire che fine farà il governo, bensì un'altra cosa che ancora non è chiara: Renzi si dimetterà anche da segretario del PD? Dato che il PD è ancora il partito di maggioranza relativa in Parlamento, è un passaggio fondamentale per capire che esiti potrà avere la crisi di governo.
Come ci siamo detti più volte oggi, il futuro della politica italiana nei prossimi mesi passerà da una discussione – parlamentare e non – sulla nuova legge elettorale (se vi state chiedendo "ma non c'è già l'Italicum?", leggete qui). In questo senso la posizione politica più sorprendente è quella espressa dal Movimento 5 Stelle, che solo pochi mesi fa dell'Italicum pensava questo:
"L’Italicum va cancellato tout court in quanto non è una legge migliorabile perché è antidemocratica e incostituzionale. Il Governo Renzi sembra composto da un gruppo di dilettanti allo sbaraglio perchè non è stato neanche in grado di scrivere una buona legge elettorale, dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta. Non ci piace l’Italicum, a prescindere dal fatto che possa farci vincere le elezioni o meno, perché a noi sta di più a cuore l’interesse dei cittadini, che devono essere adeguatamente rappresentati in Parlamento sia alla Camera che al Senato”. E’ quanto affermano i deputati M5S della commissione Affari costituzionali della Camera, commentando il testo della mozione M5S sull’Italicum, depositato questa mattina.
Questo invece è quello che ha scritto Beppe Grillo dopo l'esito del referendum:
La cosa più veloce, realistica e concreta per andare subito al voto è andarci con una legge che c'è già: l’Italicum. Abbiamo sempre criticato questa legge, ma questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l'insediamento di un governo tecnico alla Monti. Per quanto riguarda il Senato, proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità alla legge che c'è già: il Consultellum. Ci vogliono cinque giornate di lavoro.
Oggi due deputati del Movimento 5 Stelle sul blog di Grillo hanno ribadito che il partito intende votare con l'Italicum alla Camera, ed estenderlo al Senato correggendo l'attuale sistema.
Ora ci troviamo con due leggi elettorali tra Camera e Senato molto diverse. Alla Camera è l'Italicum. La nostra soluzione è applicare la stessa legge al Senato su base regionale.
È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l'approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni. La legge recepirà in automatico le indicazioni della Consulta che si pronuncerà a breve. Dopo di che avremo una legge elettorale costituzionale pronta all'uso evitando mesi di discussioni e mercato delle vacche dei partiti.
Silvio Berlusconi ha detto che adesso si aspetta che il PD formi un nuovo governo visto che ha ancora la maggioranza in Parlamento. Berlusconi ha anche aggiunto che ora bisogna approvare la legge di bilancio e una nuova legge elettorale.
Intorno alle 18, anche il leader della minoranza del PD, Pierluigi Bersani, schierato a favore del No, ha commentato l'esito del referendum.
https://www.facebook.com/PierLuigiBersani.PaginaUfficiale/posts/10153994701967097
Il momento in cui Matteo Renzi è arrivato al Quirinale (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Il colloquio tra Matteo Renzi e Sergio Mattarella è terminato e il presidente del Consiglio è tornato a Palazzo Chigi.
Secondo alcune agenzia di stampa, Renzi non avrebbe formalizzato le sue dimissioni durante il Consiglio dei ministri, ma avrebbe annunciato che si dimetterà soltanto dopo l'approvazione della legge di bilancio. Come sempre, queste indiscrezioni vanno prese con molta cautela. Renzi si trova al Quirinale e dovrebbe parlare al termine dell'incontro con il presidente della Repubblica.
In teoria, la legge di bilancio può essere approvata anche da un governo dimissionario, ma se la legge dovesse essere approvata rapidamente, da un governo in difficoltà, diverse misure potrebbero non trovare più spazio. Ad esempio, il governo aveva promesso di introdurre durante l'esame in Senato una norma per ridurre il numero di slot machine.
I capigruppo di Forza Italia, Paolo Romani in Senato e Renato Brunetta alla Camera, hanno detto che non faciliteranno l'approvazione della legge di bilancio e che Renzi deve dimettersi immediatamente. Intorno alle 18 erano circolate voci di una sospensione delle dimissioni di Renzi fino all'approvazione della legge che, utilizzando lo strumento della fiducia, potrebbe essere approvata già venerdì.
Renzi ha lasciato Palazzo Chigi, sede del governo, per recarsi al Quirinale, dove si trova il presidente della Repubblica.
Il Consiglio dei ministri è iniziato alle 18 e 50 ed è terminato dieci minuti dopo.
Corriere della Sera e Repubblica scrivono che Renzi potrebbe rimandare le sue dimissioni fino a venerdì, in modo da approvare in tempi molto rapidi la legge di bilancio in Senato, mentre si trova ancora in possesso dei cosiddetti "pieni poteri". Repubblica scrive che sarebbe stato lo stesso presidente Mattarella a chiederglielo, nel corso del loro incontro informale di questa mattina. Si tratta di indiscrezioni da prendere con cautela. Renzi non ha rilasciato alcuna comunicazione nel corso della giornata. In questi minuti dovrebbe essere in corso un consiglio dei Ministri, ma non ci sono notizie più precise.
• Questa mattina, dopo la sconfitta del Sì al referendum costituzionale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato ricevuto per circa un’ora dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per un incontro informale. Renzi non ha ancora presentato le sue dimissioni.
• Alle 18 e 30 è previsto un Consiglio dei ministri straordinario, durante il quale, probabilmente, Renzi comunicherà la sua decisione di rassegnare le dimissioni.
• Non è chiaro se dopo il Consiglio dei ministri Renzi andrà da Mattarella o se la presentazione delle sue dimissioni è rimandata a domani.
• Per martedì era programmata la direzione nazionale del PD, ma secondo alcune indiscrezioni raccolte da Repubblica, la riunione è stata rimandata a mercoledì.
• Nel corso della giornata, istituti e centri di ricerca hanno pubblicato numerose analisi sul voto di ieri. Sono dati da prendere ancora con cautela: per il momento, sembra che i più giovani abbiano votato in maggioranza per il No, mentre gli anziani sembra che si siano divisi in maniera più equilibrata tra No e Sì.
• Secondo l'Istituto Cattaneo, una percentuale significativa degli elettori di centrosinistra ha votato per il No, mentre una percentuale inferiore di elettori di centrodestra ha votato per il Sì. Gli elettori del Movimento 5 Stelle hanno invece votato compatti per il No.
Il Movimento 5 Stelle scrive che la sua legge elettorale ideale è l'Italicum, ma modificato in modo da applicare il sistema del ballottaggio a tutte le regioni per l'elezione del Senato (complicatissimo, ma teoricamente possibile). A occhio e croce, sembra che da quelle parti si legga il Post.
Ora che è finita come sappiamo è abbastanza strano rileggere la storia di come siamo arrivati al voto di ieri (ve li ricordate i "saggi di Napolitano"?).
Anche l'ANSA ha intervistato il vicepresidente del CNEL, che ha risposto ad alcune domande sul futuro dell'istituzione (un po' più serie di quelle sui trenini di questa mattina).
Per chi era preoccupato per la stabilità dell'area euro in caso di vittoria dei No (tipo alcuni giornalisti del Financial Times), per il momento l'euro sta guadagnando 1,89 per cento sul dollaro rispetto a stamattina (ieri sera aveva perso leggermente).
Nelle ultime settimane di campagna elettorale si è parlato molto di una registrazione in cui si sentiva il presidente della Campania Vincenzo De Luca invitare alcuni sindaci della regione a fare ogni sforzo possibile per far vince il Sì. Ad un certo punto si sentiva De Luca rivolgersi a Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, un piccolo comune in provincia di Salerno, indicandolo come un esempio da seguire: «Lui sa fare la clientela bene, come Cristo comanda, in maniera organizzata, scientifica, razionale. Ah, queste cose belle». Qualcosa nei loro piani, però, sembra non aver funzionato.
Dopo le prime analisi realizzate da YouTrend, anche quelle di Info Data - Sole 24 Ore, sembrano indicare che i giovani abbiano votato in prevalenza per il No, mentre tra i più anziani sembra esserci parità o un leggero vantaggio del Sì. Si tratta di analisi, per quanto realizzate con metodi differenti, ancora provvisorie. Per aver dati più certi dovremo aspettare i prossimi giorni.
L'Istituto Cattaneo, uno dei principali istituti di ricerca elettorale in Italia, ha pubblicato una prima analisi dei flussi elettorali, basata su un sistema statistico che analizza le variazioni di voto nei singoli seggi (e che quindi, come ammette lo stesso istituto, ha alcuni margini di incertezza). Secondo questa analisi, tra il 20 e il 40 per cento dell'area di centrosinistra-PD ha votato No, contro le indicazioni della maggioranza del partito.
Nel centrodestra, percentuali inferiori, intorno al 20 per cento, hanno votato Sì, sempre contrariamente alle indicazioni dei partiti di riferimento. L'elettorato che si è dimostrato più compatto è quello del Movimento 5 Stelle, che ha votato in maniera massiccia per il No, seguendo le indicazioni dei leader di partito.
Il referendum del 4 dicembre sarà ricordato per la dura sconfitta subita da Matteo Renzi, ma non bisogna dimenticare che è stato anche quello dell'improbabile polemica sulle matite cancellabili.
Se arrivate soltanto adesso e siete un po' spaesati, qui trovate un riassunto di cosa succederà nei prossimi giorni, ora che ha vinto il No e che Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni.
Il Fattoquotidiano.it ha chiesto a Gian Paolo Gualaccini, vicepresidente del CNEL (un organo consultivo del Parlamento che avrebbe dovuto essere abolito in caso di vittoria del Sì), come avesse reagito alla vittoria del No. Nel corso della serata di ieri, molti avevano scherzato, ipotizzando grandi festeggiamenti a Villa Lubin, a Roma, dove ha sede il CNEL. Gualaccini ha risposto in maniera abbastanza netta, spiegando che non c'è stato «nessun festino, né trenini, né champagne. Noi qui non prendiamo indennità da quasi due anni».
I prossimi giorni saranno probabilmente caratterizzati da numerose indiscrezioni e suggerimenti su chi sarà incaricato di formare un nuovo governo e quali saranno i suoi ministri. Gran parte di queste voci non hanno possibilità di realizzarsi e servono più che altro ad animare il dibattito nei talk show e sulle pagine dei giornali. Tra le ipotesi che già oggi si possono probabilmente inserire in questa categoria c'è quella che in queste ore ha suggerito Paolo Flores D'Arcais, direttore della rivista MicroMega: un governo Rodotà-Zagrebelsky, in attesa di nuove elezioni.
Matteo Renzi ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una specie di video nostalgico che riassume i suoi mille giorni (circa) al governo.
https://www.facebook.com/matteorenziufficiale/videos/10154370626669915/
La reazione della borsa alle dimissioni del governo è, per il momento, piuttosto contenuta. Il FTSE MIB, principale indice della borsa italiana, sta perdendo l'1,24 per cento. Lo spread tra titoli di stato tedeschi e italiani si è alzato leggermente, ma è ancora molto sotto il livello che aveva toccato due settimane fa, quando i timori di una sconfitta del Sì si erano fatto molto concreti.
Una mappa che mostra la distribuzione del voto a Roma e che somiglia molto alla distribuzione dei voti tra PD e Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative.
È simile anche a quella del risultati del referendum a Milano, con il centro città a favore del Sì e, grossomodo, le periferie e la provincia a favore del No.
Ora che con il referendum abbiamo chiuso, preparatevi perché si comincerà molto presto a parlare di legge elettorale: qui trovate uno spiegone semplice, con le cose essenziali da sapere.
La cancelliera tedesca Angela Merkel «ha preso nota con dispiacere delle dimissioni del presidente del Consiglio italiano», ha detto il suo portavoce Steffen Seibert.
Alberto Infelise ha scritto sulla Stampa un commento su quella che ha definito la vittoria del Centrosinistra "nel buttare giù un governo di Centrosinistra", per la terza volta.
Dal giorno stesso in cui Matteo Renzi si era insediato a Palazzo Chigi dopo la non vittoria di Bersani alle Politiche del 2013 e il conseguente governo Letta, gli sconfitti nel Pd, D’Alema e Bersani, hanno lavorato per ottenere il loro risultato: la caduta di chi aveva sottratto loro guida del Paese e del partito. Risultato ottenuto. E infatti ieri notte brindavano, ridevano, si congratulavano. Tutto un darsi pacche sulle spalle e ridere di fronte alle telecamere rivendicando la vittoria contro il segretario del loro partito, avendo almeno il buongusto di non nominare nemmeno la questione referendaria, la vittoria era su Renzi: «Voleva rottamarci, è stato rottamato» esultava garrulo D’Alema.
Questa mattina il presidente della Repubblica ha ricevuto Renzi per un colloquio informale, cioè non quello "ufficiale" in cui Renzi presenterà le sue dimissioni (che si prevede avverrà stasera, dopo la riunione del consiglio dei Ministri). Nel primo pomeriggio, Mattarella ha diffuso un breve comunicato sull'incontro.
Il consiglio dei Ministri è stato convocato per questa sera alle 18 e 30.
Questa mattina, dopo la sconfitta del Sì al referendum costituzionale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato ricevuto per circa un’ora dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. L’incontro era informale e nelle prossime ore ci sarà la visita ufficiale durante la quale Renzi formalizzerà le sue dimissioni, dopo un breve Consiglio dei ministri finale. Il suo governo è durato 2 anni e 10 mesi.
Oggi, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha annullato il suo viaggio a Bruxelles, dove avrebbe dovuto partecipare all’Eurogruppo: secondo alcuni potrebbe essere affidato a Padoan l’incarico di formare un nuovo governo, ma circolano anche altri nomi. Qui, una breve guida con le cose sicure che invece si sanno.
Per domani è in programma una direzione nazionale del Partito Democratico e si potrebbe parlare anche del prossimo congresso del PD e dell’elezione del segretario. Per quanto riguarda l'andamento dei mercati le previsioni più allarmistiche non si sono per ora verificate. Nel frattempo, sono arrivati i dati definitivi sul voto.
ANSA riferisce che questa mattina il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è stato ricevuto per circa un'ora dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al palazzo del Quirinale. L'incontro era informale, ma nelle prossime ore è attesa una nuova visita ufficiale nella quale Renzi formalizzerà le sue dimissioni.
Dopo il risultato del referendum, alcuni partiti che sostenevano il No hanno chiesto di andare subito al voto, nonostante non sia così semplice e scontata questa conseguenza: in questo momento in Italia sono in vigore due leggi elettorali diverse (tra Camera e Senato) e dovrebbe essere il Partito Democratico con Area Popolare a decidere se sostenere o meno un altro governo. Nel 2017, si andrà comunque al voto in Francia, Paesi Bassi e Germania.
Francia
Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi si terrà il prossimo 23 aprile; l’eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati sarà il 7 maggio. Nell’ultimo mese si sono chiarite diverse cose: ci sono state le primarie del centrodestra (vinte dal candidato più di destra François Fillon), il Front National si presenterà con Marine Le Pen, dalla quale ci si aspetta un grande risultato almeno al primo turno, e Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia nel governo di centrosinistra, ha annunciato che si presenterà come indipendente. La situazione più confusa resta a sinistra e all’interno del Partito Socialista attualmente al governo: il presidente in carica François Hollande ha deciso di non candidarsi per un secondo mandato e i sondaggi in questo momento indicano il PS come il quinto partito del paese.
Paesi Bassi
Nei Paesi Bassi si voterà il 15 marzo. Secondo i sondaggi il Partito per la Libertà (PVV), il movimento di estrema destra, xenofobo ed euroscettico guidato da Geert Wilders, ha percentuali di consenso simili a quelle del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), di centrodestra ed europeista, del primo ministro Mark Rutte. Il PVV è cresciuto molto negli ultimi anni: alle ultime elezioni politiche, nel 2012, prese circa il 10 per cento dei voti – fu il terzo partito più votato – e oggi ha 12 seggi alla Camera.
Germania
In Germania si voterà tra settembre e ottobre. La cancelliera Angela Merkel ha annunciato che si candiderà per un quarto mandato. Il suo partito, la centrista CDU, è ancora il primo del paese anche se ha subito un calo dei consensi a causa della cosiddetta “politica della porta aperta” nei confronti dei migranti. Lo scorso marzo in Germania si sono tenute le elezioni per rinnovare le assemblee legislative di tre stati federati – o Länder: il Baden-Württemberg, la Renania-Palatinato e la Sassonia-Anhalt. In quell’occasione Alternativa per la Germania (AfD, il partito più rappresentativo della mozione antieuropeista) è riuscito a entrare per la prima volta nei tre parlamenti e la CDU ha perso in due dei tre Länder: contro i Verdi in Baden-Württemberg e contro i socialisti della SPD in Renania-Palatinato.
Il presidente francese François Hollande ha diffuso un breve comunicato nel quale dice di prendere atto delle dimissioni di Matteo Renzi, riconoscendo al presidente del Consiglio uscente italiano “le sue qualità messe al servizio di riforme coraggiose per il suo paese”.
Di quanti voti ha vinto il No e chi ha vinto all'estero, nelle varie regioni e nelle grandi città
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Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier - che si trova ad Atene per un incontro con Alexis Tsipras - ha commentato il risultato del referendum dicendo che la Germania è «preoccupata» dalla crisi di governo che si è aperta in Italia: «Credo che Renzi abbia fatto la cosa giusta e necessaria, ma che gli elettori non lo abbiano sostenuto. Non si tratta di una crisi dello stato, ma è una crisi di governo che dovrà essere risolta. Non è un messaggio positivo per l'Europa in un periodo così difficile».
Matteo Salvini, segretario della Lega Nord il cui mandato scadrà il prossimo 16 dicembre, ha parlato questa mattina durante una conferenza stampa: ha ripetuto di voler attendere la sentenza della Consulta sulla legge elettorale e di voler poi andare subito a votare «con una qualsiasi legge elettorale». Ha detto che Renzi «ha lasciato l'Italia in ginocchio», ma non è chiaro su che basi e dati, e che due delle leggi più importanti approvate negli ultimi mesi dovranno essere riviste ("Jobs Act" e "Buona Scuola") e ha concluso spiegando di non aver ancora sentito Silvio Berlusconi. Ha anche detto di aver chiesto un incontro a Beppe Grillo, ma di non aver ricevuto risposta.
Dopo un’apertura in negativo, la borsa di Milano è tornata in positivo: 0,25 per cento.
Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, scrive su Facebook:
Peccato. Avevamo immaginato un altro risveglio: istituzioni più semplici in Italia, paese più forte in Europa. Non è andata così. Ha vinto il no, punto. Adesso al lavoro per servire le Istituzioni. Mettiamo al sicuro questa legge di bilancio. Poi pubblicheremo il rendiconto delle tante cose fatte da questo Governo. A tutti i comitati, a tutti gli amici e le amiche che ci hanno dato una mano, grazie. Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione. Un abbraccio.
Questa mattina sul blog di Beppe Grillo è stato pubblicato un post in cui si dice che comincia la discussione online del «programma di governo del MoVimento 5 Stelle». Si dice anche che nei prossimi giorni si inizierà a votare. Il primo argomento di discussione è l'energia: «Entro il 2025 faremo questa transizione dal fossile alle rinnovabili».
Cosa succede con un governo dimissionario?
Anche dopo che Matteo Renzi avrà presentato le sue dimissioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il suo governo continuerà a restare in carica fino alla nomina di un successore. La Costituzione italiana, infatti, non prevede che il paese possa rimanere senza governo e il presidente della Repubblica accetta formalmente le dimissioni di un presidente del Consiglio soltanto subito prima di conferire l'incarico a un successore. Per prassi istituzionale (non è scritto nella Costituzione, quindi), un governo che ha presentato le dimissioni può occuparsi soltanto degli "affari correnti" e della "ordinaria amministrazione". Da nessuna parte, però, è specificato cosa siano questi affari correnti. Alcuni governi hanno adottato "direttive" specifiche per definire gli "affari correnti" di cui si sarebbero occupati fino alle dimissioni, ma in teoria i poteri di un governo che abbia presentato le sue dimissioni sono limitati soltanto dalla sensibilità istituzionale dei suoi componenti.
Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici e monetari, ha commentato il risultato del referendum italiano entrando questa mattina all’Eurogruppo di Bruxelles, la riunione dei ministri dell’economia e delle finanze dei paesi che adottano l’euro. Ha detto: «Siamo stati tutti toccati dall'esito del referendum, Renzi ha scelto di dimettersi, voglio dire che è stato un buon premier che ha fatto importanti riforme sociali ed economiche. Abbiamo fiducia nelle autorità italiane, è un Paese solido su cui possiamo contare».
Il Sole 24 Ore sull'andamento dei mercati:
«Piazza Affari affronta senza scomporsi la vittoria del "no" al referendum costituzionale e le annunciate dimissioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Dopo un avvio in rosso il FTSE MIB milanese ha recuperato terreno e ora si è allineato al generale rialzo delle altre Borse europee (qui l'andamento degli indici principali).
Sui mercati, secondo gli operatori, si è diffuso il sollievo per aver evitato la tempesta perfetta, dato che l'altro appuntamento elettorale della domenica, le elezioni presidenziali austriache, si sono chiuse con un risultato, la vittoria dell'ecologista europeista Alexander Van Der Bellen, che pone un freno alla speculazione sulla tenuta dell'Eurozona».
(Continua a leggere sul Sole 24 Ore)
Le prime pagine internazionali sulla sconfitta di Renzi al referendum. Le trovate tutte qui.
Cosa si dice sui giornali stranieri
La maggior parte dei giornali internazionali si occupa questa mattina in prima pagina del risultato sul referendum costituzionale in Italia: l'interpretazione più diffusa è quella che su cui stanno insistendo anche diversi editoriali in Italia e che cioè si sia trattato di una vittoria di Beppe Grillo, di Matteo Salvini e in generale dei "populisti" e che Renzi abbia "personalizzato" troppo il voto.
Il Wall Street Journal scrive ad esempio che «gli italiani hanno respinto i cambiamenti costituzionali sostenuti dal governo, spingendo il primo ministro Matteo Renzi ad annunciare le sue dimissioni e consegnando ai populisti la vittoria nel cuore d'Europa». Anche il New York Times cita «l'onda populista», la «rabbia anti-establishment» e riporta un tweet di Matteo Salvini in cui il segretario della Lega Nord dice "Viva Trump, viva Putin, viva la Le Pen". Scrive poi che l'opposizione alle proposte del governo «centrista» di Renzi è venuta da quelle forze politiche che sono «scettiche con la globalizzazione e con l'apertura delle frontiere». Il New York Times dice infine che se si andasse ad elezioni anticipate, il 2017 sarebbe un anno fondamentale per la storia dell'Unione Europea: «Francia, Germania e Paesi Bassi andranno alle urne con forti candidati euroscettici e populisti in corsa».
Il Financial Times parla di «pesante sconfitta» e dice che il risultato «fa cadere l'Italia in una crisi politica e solleva timori di turbolenze nel suo sistema bancario». Dice anche che «la coalizione del No non era composta esclusivamente da populisti. Includeva anche altri ex primi ministri italiani come Mario Monti e Massimo D'Alema, così come una serie di giuristi di alto livello che hanno creduto che le riforme fossero mal realizzate e che concentrassero troppo potere nelle mani nell'esecutivo».
Il quotidiano spagnolo El País dice che Renzi, «che solo pochi mesi fa sembrava invincibile», ha commesso un errore di calcolo «attribuibile al suo eccesso di fiducia» e ha trasformato il referendum in un voto sulla sua leadership. El País scrive poi che i partiti di opposizione, «sempre in lotta tra loro, questa volta hanno saputo unirsi in un fronte comune». Il Guardian e la BBC parlano di «pesante» e «chiara» sconfitta. Il Guardian, in particolare, cita il tweet di Matteo Salvini su Trump e Le Pen («sufficiente a far venire un brivido lungo la schiena a qualsiasi democratico liberale») e ricorda che l'Italia sta affrontando una serie di problemi «che non erano tecnicamente sulla scheda elettorale»: la crisi dei migranti, una crisi bancaria non risolta, l'alta disoccupazione e un alto debito pubblico «con nessuna soluzione in vista». Il Guardian ricorda anche che gli oppositori alla riforma non erano solo Matteo Salvini e Beppe Grillo, ma parte dello stesso Partito Democratico e gli elettori di sinistra «che hanno sfidato il premier per tutta una serie di motivi».
Le Monde ricorda che Renzi aveva fatto della riforma una «questione personale» e che «è stato costretto ad ammettere il suo fallimento». Il quotidiano della sinistra francese Libération commenta che il risultato «punisce sia la sua persona che le sue politiche. Nonostante le promesse di trasformare il paese in pochi mesi e nonostante un elenco di riforme approvate, l'Italia è ancora impantanata nella crisi economica e nella disoccupazione, in particolare nel Mezzogiorno». Libération conclude riportando l'opinione di «diversi editorialisti della stampa italiana: "Il vento di destra che ha soffiato in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi mesi è arrivato in Italia"».
Il tedesco Die Welt ha un lungo articolo in cui racconta il discorso delle dimissioni di Renzi, Spiegel parla della disoccupazione e della crisi economica dell'Italia e cita, tra gli altri, Rossana Rossanda che spiega come per il No ci fosse gran parte della sinistra del paese.
Sui social network sta circolando molto questa fotografia scattata ad Hannover, in Germania, lo scorso 25 aprile. Dei cinque leader solamente Angela Merkel, cancelliere della Germania, è ancora pienamente al governo: David Cameron (Regno Unito) si è dimesso dopo il risultato di Brexit, Barack Obama (Stati Uniti) è alla fine del suo mandato, François Hollande (Francia) ha annunciato che non si ricandiderà alle presidenziali del prossimo anno, Matteo Renzi ha annunciato per oggi le sue dimissioni da presidente del Consiglio.
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Nel suo editoriale di oggi, il direttore di Repubblica, Mario Calabresi, attribuisce buona parte della sconfitta del Sì alla decisione di Renzi di "trasformare il referendum costituzionale in un plebiscito su se stesso", per lo meno nei primi mesi della campagna referendaria.
Un anno fa il premier ebbe la malaugurata idea di trasformare il referendum costituzionale in un plebiscito su se stesso, in una sorta di nuova incoronazione, sperando nel bis delle Europee del maggio 2014, non rendendosi conto che non esiste governo nelle democrazie occidentali che sopravviverebbe a un voto secco dopo mille giorni. Nemmeno Merkel ne uscirebbe con una vittoria. Guardate ai presidenti o ai premier che ci sono in giro, nessuno governa con un consenso superiore al 40 per cento. E a nessuno di loro viene in mente di sfidare la sorte permettendo alle opposizioni e ai malumori di sommarsi e di contarsi.
Il messaggio che è arrivato, seppur nella sua pluralità di significati, è chiaro e ha avuto la conseguenza di portare Renzi alle dimissioni. Un passo inevitabile visto il fatale combinato di un’affluenza altissima e di un No nettissimo. Renzi lo ha riconosciuto con un discorso di grande onestà e chiarezza, in cui non ha cercato scusanti e si è assunto la responsabilità della sconfitta. Il premier non poteva che lasciare Palazzo Chigi. Se non lo avesse fatto immediatamente sarebbe stato accusato di voler restare incollato alla poltrona e ogni uscita pubblica, dibattito o proposta politica sarebbero diventati un calvario.
Nelle ultime ore si è dimesso anche un altro capo di governo, ma dall'altra parte del mondo.
La Borsa di Milano ha aperto con il suo indice principale, il FTSE MIB, in perdita dell’1,23 per cento: è la più consistente tra quelle delle borse europee, quasi tutte in negativo. I titoli che influenzano di più l’andamento del FTSE MIB sono quelli bancari.
Investitori e giornali internazionali sono preoccupati per il futuro di 8 banche italiane che si trovano in difficoltà e che nei prossimi mesi dovranno procedere a complicati aumenti di capitale. Il Monte dei Paschi, in particolare, sta tentando di portare a termine un’operazione difficile. È difficile prevedere cosa accadrà, ora che Renzi ha annunciato le sue dimissioni, ma in molti ritengono che lo scenario peggiore – ossia un fallimento dell’operazione più importante, quella di Unicredit che dovrà raccogliere 13 miliardi di euro – sia ancora abbastanza remoto.
In ogni caso, nei prossimi giorni è probabile che l’euro subirà delle perdite rispetto al dollaro e che lo spread tra i titoli di stato italiani e i bund decennali tedeschi continui a rialzarsi, come ha fatto nelle ultime settimane: in estrema sintesi vorrà dire che per lo Stato italiano prendere soldi in prestito sarà più costoso.
I risultati regione per regione:
• Abruzzo Sì 35,61 - No 64,39
• Basilicata Sì 34,11 - No 65,89
• Calabria Sì 32,98 - No 67,02
• Campania Sì 31,48 - No 68,52
• Emilia-Romagna Sì 50,39 - No 49,61
• Friuli-Venezia Giulia Sì 39,03 - No 60,97
• Lazio Sì 36,68 - No 63,32
• Liguria Sì 39,92 - No 60,08
• Lombardia Sì 44,51 - No 55,49
• Marche Sì 44,95 - No 55,05
• Molise Sì 39,22 - No 60,78
• Piemonte Sì 43,53 - No 56,47
• Puglia Sì 32,84 - No 67,16
• Sardegna Sì 27,78 - No 72,22
• Sicilia Sì 28,42 - No 71,58
• Toscana Sì 52,51 - No 47,49
• Trentino-Alto Adige Sì 53,87 - No 46,13
• Umbria Sì 48,83 - No 51,17
• Valle d’Aosta Sì 43,25 - No 56,75
• Veneto Sì 38,06 - No 61,94
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha annullato il suo viaggio a Bruxelles, dove avrebbe dovuto partecipare all’Eurogruppo di oggi, la riunione dei ministri dell’economia e delle finanze dei paesi che adottano l’euro. Secondo alcuni osservatori, potrebbe essere affidato a Padoan l’incarico di formare un nuovo governo, ma al momento sono valutazioni piuttosto premature. La cancellazione è dovuta alla necessità di partecipare al Consiglio dei ministri indetto per oggi da Renzi, l’ultimo della sua esperienza di governo.
Il Sole 24 Ore ha un'analisi sulle conseguenze del voto per i mercati, lo spread e più in generale l'economia italiana.
Per il rendimento dei BTp e lo spread, inizia da oggi una fase di nuova volatilità, di sali e scendi: ma se i mercati dopo una prima fase di incertezza troveranno nuove certezze, lo spread tornerà a stringersi nel medio-lungo termine. Il rendimento dei titoli di Stato decennali è salito con il crescente rischio politico del referendum e con l’arrivo di Trump, dall’1,20% di questa estate ha superato il 2% poi pre-voto è tornato sotto questa soglia, sorretto anche da alcuni importanti sostegni tecnici : le aste 2016 sono terminate, il 15 dicembre il Tesoro rimborsa un maxi-BTp, la Bce può decidere di concentrare in questi giorni di turbolenze il suo intervento mensile sui titoli di Stato italiani ( la cosiddetta chiave capitale assegna all’Italia il 18% della torta QE cioè 12 miliardi circa al mese di acquisti). E l’8 dicembre sono attese novità su acquisti più a lungo o nuove modalità nel programma PSPP della Banca, altro supporto tecnico in arrivo per i BTp.
I dati del voto all'estero:
Europa Sì 62,42 - No 37,58
Russia Sì 43,83 - No 56,17
Norvegia Sì 48,41 - No 51,59
Francia Sì 66,81 - No 33,19
Regno Unito Sì 62,70 - No 37,30
Spagna Sì 54,73 - No 45,27
Germania Sì 61,02 - No 39,98
Svizzera Sì 64,25 - No 35,75
Grecia Sì 56,19 - No 43,81
Turchia Sì 59,98 - No 40,02
America settentrionale e centrale Sì 62,24 - No 37,76
Canada Sì 67,10 - No 32,90
Usa Sì 58,87 - No 41,13
Giamaica Sì 40 per cento - No 60 per cento (Hanno votato 30 persone)
Messico Sì 62,39 - No 37,61
America meridionale Sì 71,93 - No 28,07
Colombia Sì 76,14 - No 23,86
Brasile Sì 84,23 - No 15,77
Venezuela Sì 61,72 - No 38,28
Africa, Asia, Oceania, Antartide Sì 59,68 - No 40,32
Sudafrica Sì 62,41 - No 37,59
Australia Sì 64,35 - No 35,65
India Sì 49,39 - No 50,61
Arabia Saudita Sì 51,63 - No 48,37
Repubblica Popolare Cinese Sì 57,67 - No 42,33
Giappone Sì 44,23 - No 55,77
L'Italia si appresta ad avere il suo quattordicesimo cambio di governo in 25 anni. Il governo Renzi è durato 2 anni e 10 mesi.
Per domani è in programma una direzione nazionale del Partito Democratico, nella quale si deciderà la linea del partito dopo le dimissioni di Renzi da presidente del Consiglio. Nella riunione il confronto potrebbe anche essere sul prossimo congresso del PD e sull'elezione del segretario.
I risultati del referendum in alcune delle principali città italiane:
• Milano Sì 51,13 - No 48,87
• Torino Sì 46,42 - No 53,58
• Genova Sì 41,04 - No 58,96
• Firenze Sì 56,29 - No 43,71
• Bologna Sì 52,23 - No 47,77
• Verona Sì 45,66 - No 54,34
• Roma Sì 40,58 - No 59,42
• Venezia Sì 40,89 - No 59,11
• Napoli Sì 31,72 - No 68,28
• Cagliari Sì 30,29 - No 69,71
• Palermo Sì 27,53 - No 72,47
• Bari Sì 31,65 - No 68,35
La conferenza stampa tenuta poco dopo la mezzanotte da Matteo Renzi, durante la quale ha annunciato le sue dimissioni da presidente del Consiglio.
https://www.youtube.com/watch?v=k9dNw94QvhM
Se lo chiedono in molti e anche noi: abbiamo dato una prima risposta.
Come da prassi, il presidente della Repubblica accetterà le dimissioni del governo Renzi e gli chiederà di restare in carica dimissionario per occuparsi dei cosiddetti “affari correnti” fino all’insediamento del nuovo governo. Poi il presidente inizierà le consultazioni per capire se in Parlamento esista una maggioranza di deputati e senatori interessata a sostenere un nuovo governo, ed eventualmente chi possa guidarlo: Sergio Mattarella vedrà i leader di partito e i capi dei gruppi parlamentari, e poi prenderà una decisione. Potrebbe decidere a quel punto di affidare a qualcuno l’incarico di formare un governo, se una parte maggioritaria del Parlamento dovesse manifestare questa intenzione, oppure sciogliere le camere, porre fine alla legislatura e indire le elezioni anticipate.
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Beppe Grillo sul suo blog ha scritto che il Movimento 5 Stelle è favorevole a tornare al voto con l'Italicum, la legge elettorale approvata dal governo Renzi e che il M5S ha sempre criticato duramente dicendo tra le altre cose che avrebbe portato a una nuova dittatura (nelle ultime fasi della sua approvazione i suoi parlamentari parlarono esplicitamente di "fascismo"). La legge, scrive Grillo, può essere applicata per la Camera, mentre per il Senato propone alcuni aggiustamenti del cosiddetto Consultellum, ovvero la precedente legge elettorale (Porcellum) modificata in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale che la definì in parte incostituzionale. L'Italicum non prevede l'elezione dei senatori, perché la riforma costituzionale bocciata dal referendum prevedeva una modalità diversa per la loro elezione.
Gli italiani devono essere chiamati al voto al più presto. La cosa più veloce, realistica e concreta per andare subito al voto è andarci con una legge che c'è già: l’Italicum. Abbiamo sempre criticato questa legge, ma questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l'insediamento di un governo tecnico alla Monti. Per quanto riguarda il Senato, proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità alla legge che c'è già: il Consultellum. Ci vogliono cinque giornate di lavoro. La nostra proposta a tutti è di iniziare a lavorarci domani e avere la nuova legge elettorale in settimana. Non si può bloccare il Parlamento discutendo una nuova legge elettorale. Si deve votare il prima possibile. I partiti faranno di tutto per tirarla per le lunghe e arrivare a settembre 2017 per prendere la pensione d'oro. Non glielo permetteremo e l'unica soluzione è quella che proponiamo.
Le prime pagine dei giornali di oggi raccontano la sconfitta di Renzi al referendum: "onda del No", "trionfa il No", "No a valanga". Le trovate tutte qui.
http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2016/12/stampa4.jpg
Il risultato finale del referendum costituzionale, il dato comprende anche l'estero dove il Sì ha vinto con il 64,7 per cento.
E buon inizio settimana dalla redazione del Post, cominciamo.