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  • Mercoledì 16 novembre 2016

Emmanuel Macron si è candidato alle presidenziali francesi

L'ex ministro dell'Economia si presenterà con un suo partito di centro: sarà un problema soprattutto per i socialisti

Emmanuel Macron a Bobigny, 16 novembre 2016 (AP Photo/Thibault Camus)
Emmanuel Macron a Bobigny, 16 novembre 2016 (AP Photo/Thibault Camus)

Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia francese nel governo di centrosinistra, ha detto che si presenterà da candidato indipendente alle elezioni presidenziali del prossimo anno. «Finalmente», commentano diversi giornali, visto che se ne parlava ormai da mesi in modo sempre più insistente. Macron, che ha 38 anni, ha fatto il suo annuncio a Bobigny, nel dipartimento della Senna-Saint-Denis. Ha parlato per 20 minuti criticando quelli che ha chiamato «blocchi» e che, secondo lui, paralizzano la Francia: «Il sistema ha smesso di proteggere coloro che doveva proteggere (…) La politica vive ormai per se stessa ed è più preoccupata della propria sopravvivenza che non degli interessi del paese». Per giustificare la sua candidatura fuori dai partiti tradizionali, l’ex ministro ha evidenziato la «speranza» che intende rappresentare, in particolare tra i giovani: «Il mio obiettivo non è quello di riunire la destra o la sinistra, ma di riunire i francesi», ha spiegato.

Come moltissimi altri dirigenti politici e amministrativi francesi, Macron si è formato alla École nationale d’administration, concludendo gli studi nel 2004. Successivamente ha lavorato come dirigente per il ministero dell’Economia e per un breve periodo nella divisione francese della banca Rothschild. Dal 2006 al 2015 è stato iscritto al Partito Socialista. Macron era diventato ministro dell’Economia nel 2014, su indicazione del presidente francese François Hollande. Fu nominato dopo una crisi di governo abbastanza complessa, causata principalmente dalle divergenze di opinioni in materia economica tra i ministri dell’ala più moderata del partito socialista e quelli dell’ala più di sinistra. In quei mesi di forte crisi il presidente Hollande aveva nominato un nuovo governo: Manuel Valls era stato confermato primo ministro ma Arnaud Montebourg, fino ad allora ministro dell’Economia, era stato sostituito da Macron.

Macron era stato definito da diversi giornali francesi «il più liberale della squadra di governo» e la sua prima proposta di legge sulle liberalizzazioni aveva da subito fatto molto discutere. Il suo nome è infatti legato alla legge che avrebbe dovuto mettere fine alla settimana lavorativa di 35 ore in Francia, che però poi è stata ammorbidita a tal punto da far scrivere allo storico François Huguenin su Le Figaro che «la sua timidezza ha tradito ogni pretesa di riforma». Macron si è poi dimesso dalla carica di ministro il 30 agosto 2016. Dopo le dimissioni ha fondato un suo partito di centro che si chiama En Marche! (In marcia). Un recente articolo di Bloomberg tradotto dal Post aveva parlato di Macron in questo modo:

«Giovane, carismatico, pianista e oratore di talento, è stato definito il “Mozart dell’Eliseo” e ha ispirato paragoni con John F. Kennedy, anche se il “Tony Blair della Francia” sarebbe un parallelo più calzante. Come Blair, anche Macron – che ha 38 anni – mescola apprezzamenti alle riforme di mercato con appelli all’unità sociale. Ma l’analogia non è del tutto azzeccata: Blair era membro a pieno titolo del Labour Party che avrebbe poi guidato, mentre Macron non è un uomo di partito».

Secondo i sondaggi Macron è un pericolo soprattutto per i candidati di sinistra. A una settimana dalle sue dimissioni dal governo, e senza nemmeno essersi candidato, era al terzo posto nelle intenzioni di voto al primo turno delle elezioni presidenziali, dietro a Marine Le Pen e al candidato dei Repubblicani (Nicolas Sarkozy o Alain Juppé). Macron era invece davanti rispetto ai potenziali candidati di sinistra ed estrema sinistra, ed era dato tra il 15 e il ​​20 per cento delle intenzioni di voto a seconda delle varie combinazioni. I sondaggi hanno continuato ad essere buoni per lui, anche in quelli che misurano la popolarità.

Per sperare di vincere, dicono gli osservatori, Macron ha un’unica strategia: affrettarsi a convincere il “campo progressista” degli elettori e delle elettrici che non si identifica in modo monolitico né con la destra né con la sinistra. Si tratta del 30 per cento dei francesi che dichiarano di non sentirsi più vicini ad alcun partito politico, ma che probabilmente non intendono votare per il Front National di Marine Le Pen. Macron ha in programma due o tre comizi la settimana entro la fine dell’anno, ciascuno su un tema specifico. La sua candidatura è arrivata a quattro giorni dalle primarie dei Repubblicani dove molto probabilmente si giocheranno la candidatura l’ex presidente Nicolas Sarkozy e l’ex premier Alain Juppé.