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  • Venerdì 4 novembre 2016

Le foto dello sgombero del campo migranti di Stalingrad, a Parigi

Era nel nord della città, e dopo la chiusura della “Giungla” di Calais era arrivato a ospitare quasi 4000 persone, che sono state trasferite in altri centri di accoglienza


(AP Photo/Thibault Camus)
(AP Photo/Thibault Camus)

La mattina di venerdì 4 novembre è stato sgomberato il campo migranti di Stalingrad, a Parigi, vicino all’omonima stazione della metropolitana tra il X e l’XI arrondissement, nel nord della città. Il campo era il più grande di Parigi, e ci vivevano 3852 persone, secondo la prefettura dell’Ile-de-France. Lo sgombero è iniziato prima delle sei di mattina, si è svolto pacificamente, ed è stato coordinato da circa 600 poliziotti: le strade intorno al campo sono state chiuse, circa ottanta autobus hanno portato i migranti in vari centri di accoglienza nella regione dell’Ile-de-France, e a mezzogiorno tutti erano stati spostati. Il prefetto Jean-François Carenco ha spiegato che un migliaio saranno ospitati in un’unica palestra, dicendo di sapere bene «che queste sistemazioni in palestra sono criticate, ma a torto»: ha spiegato che in questo modo i migranti possono essere indirizzati verso la struttura in cui vogliono andare senza che tornino nel campo sgomberato. I migranti potranno fare richiesta di asilo nei centri in cui sono stati trasferiti, ha detto una portavoce della prefettura.

Lo sgombero del campo di Stalingrad arriva poco più di una settimana dopo quello della “Giungla” di Calais, nel nord della Francia, che ospitava circa seimila persone. Il campo si trovava tra Avenue de Flandres e il Bassin de la Villette, in un quartiere tradizionalmente di sinistra, cosa che aveva reso possibile una maggiore collaborazione e solidarietà tra chi viveva nel campo e gli abitanti della zona. I migranti si fermavano a Stalingrad come tappa intermedia del viaggio dall’Italia o dalla Grecia verso il Regno Unito. Il campo era già stato sgomberato a luglio e settembre, ma si era affollato dopo le notizie circa l’imminente chiusura del campo di Calais, che aveva sostanzialmente bloccato la strada per attraversare la Manica. Come ha scritto BBC, «il tappo era Calais, il collo della bottiglia era Stalingrad».