• Sport
  • Lunedì 22 agosto 2016

I brasiliani sono stati antipatici?

Il pubblico delle Olimpiadi ha fischiato ripetutamente tantissimi atleti stranieri, per i motivi più svariati: alcuni dicono che la colpa sia del calcio

(Clive Mason/Getty Images)
(Clive Mason/Getty Images)

Le Olimpiadi sono, tra le tante cose, un’occasione per mostrare spirito sportivo e fair play, non solo per gli atleti ma anche per il pubblico: ne fu un esempio quello di Londra nel 2012, che fece il tifo per tutti gli atleti e non soltanto per i britannici. Al contrario, molti hanno notato che il pubblico delle Olimpiadi di Rio ha adottato raramente un simile atteggiamento, e si è dimostrato più volte rumoroso, maleducato e indifferente alle richieste di silenzio degli atleti. Soprattutto ha fischiato più volte, fino a metterli a disagio, i concorrenti che per qualche ragione riteneva antipatici: perché giocavano contro il Brasile o ne erano i rivali storici, come per esempio l’Argentina, o perché erano i favoriti per la vittoria.

BBC distingue sei diverse tipologie di fischi del pubblico brasiliano: per divertirsi; contro i favoriti alla vittoria di una gara; contro tutti gli atleti russi, per lo scandalo del doping; contro i politici, come quando hanno costretto il presidente brasiliano ad interim Michel Temer a ridurre a un’unica frase il suo discorso alla cerimonia di apertura dei Giochi; a favore dei loro connazionali e contro chiunque si trovasse ad affrontarli; contro i giudici di gara quando non erano d’accordo con le loro decisioni.

Quartz aggiunge a questa lista gli atleti spagnoli, in quanto simbolo del colonialismo in America Latina, e raccoglie alcuni episodi significativi. Per esempio il tifo contro la nuotatrice russa Yulia Efimova, che nel 2013 era stata squalificata per 16 mesi per doping, ma che aveva poi ottenuto il permesso di partecipare a Rio dal Tribunale Arbitrale dello Sport: è stata fischiata sia alla cerimonia di apertura dei Giochi sia nella batteria e nella finale dei 100 metri dorso, in cui ha vinto l’argento.

Il francese Renaud Lavillenie, grande favorito nel salto con l’asta, è stato fischiato sia durante la gara che alla cerimonia di premiazione – ha vinto l’argento – per aver rivaleggiato con il brasiliano Thiago Braz, che ha vinto l’oro. Nella conferenza stampa dopo la gara, Lavillenie aveva paragonato il suo trattamento a quello ricevuto dal corridore nero Jesse Owens dal pubblico dei nazisti alle Olimpiadi di Monaco del 1936, ma si era poi scusato per il commento aggiungendo: «Se non vieni rispettato alle Olimpiadi, dove?».

Lavillenie ha poi partecipato alla premiazione in lacrime – lo hanno fischiato anche lì – portando il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach a criticare il comportamento del pubblico brasiliano e definirlo «inaccettabile per le Olimpiadi».

lavillenie Renaud Lavillenie sul podio (FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)

Alla fine anche Thiago Braz ha cercato di consolarlo (o è stato invitato a farlo), come mostra una foto diffusa poi dal Comitato olimpico.

Durante una partita di beach volley tra Brasile e Repubblica Ceca, il pubblico è stato talmente molesto che l’annunciatore lo ha invitato a non fischiare gli avversari. Durante una gara di pistola da 10 metri, il pubblico fischiava ogni volta che gli atleti stranieri premevano il grilletto per cercare di deconcentrarli. Una partita di tennis tra l’argentino Juan Martín del Potro e il portoghese Joao Sousa è stata interrotta da una lite tra tifosi sugli spalti, dopo che i brasiliani avevano fischiato a lungo gli argentini che facevano il tifo per Del Potro.

In un’altra partita di tennis, il pubblico ha fischiato a lungo il tennista tedesco Dustin Brown perché stava giocando contro il brasiliano Thomaz Bellucci, e ha continuato a farlo anche quando Brown è caduto, si è fatto male alla caviglia e si è dovuto ritirare: soltanto quand’è uscito dal campo è stato applaudito o forse, scrive l’Independent, i brasiliani erano solo felici che il loro connazionale avesse passato il turno e applaudivano per quello.

Tennis - Olympics: Day 2 Dustin Brown e Thomaz Bertolucci (Cameron Spencer/Getty Images)

In alcuni casi il pubblico brasiliano non stava tifando contro qualcuno, ma era semplicemente rumoroso e disinteressato a cosa facevano gli atleti, come durante la gara di sollevamento pesi di venerdì 12 agosto: mentre gli atleti cercavano di concentrarsi, i brasiliani scherzavano tra loro, mangiavano e facevano rumore, finché alcuni tifosi ucraini li hanno invitati bruscamente a tacere. Lo stesso ha fatto il giocatore cinese di tennis tavolo Zhang Jike, che a un certo punto ha chiesto platealmente al pubblico di fare silenzio.

Jike Il cinese Zhang Jike chiede al pubblico di tacere (JUAN MABROMATA/AFP/Getty Images)

Altre volte i brasiliani si sono infervorati senza ragione per un concorrente o una nazionale e hanno preso a fare un tifo sfegatato, come quando si sono schierati per l’Australia nella partita di badminton contro la Malesia.

Il portavoce delle Olimpiadi, Mario Andrada, durante i Giochi ha difeso lo spirito «passionale» dei brasiliani ma allo stesso tempo li ha invitati a «rispettare l’avversario. Le Olimpiadi non sono partite di calcio». Commentatori e sociologi hanno collegato infatti l’atteggiamento dei brasiliani alla cultura del calcio, molto popolare in Brasile, dove tifare con foga contro l’avversario è la norma. Secondo altri, come il sociologo dello sport Mauricio Murad, questa veemenza riflette i tempi difficili che stanno passando i brasiliani, dalla crisi economica, alla corruzione, all’impeachment del presidente Dilma Rousseff: i fischi e il tifo sarebbero un modo di sfogarsi. Secondo Ronaldo Lemos, direttore dell’Istituto di tecnologia e scienze sociali a Rio de Janeiro, il problema è anche che i brasiliani conoscono poco il mondo e sono poco rispettosi delle abitudini e usanze altrui, convinti che le loro siano universali. Un’ultima opinione riportata da Quartz è quella dell’editorialista Marcos Sergio Silva: il comportamento del pubblico rifletterebbe la tendenza dei brasiliani a drammatizzare il mondo e vederlo come una sorta di telenovela dove il bene e il male sono nettamente divisi, e dove esiste per forza un eroe e un cattivo.