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  • Giovedì 12 maggio 2016

Ci sono altri due pezzi del volo MH370

Quelli trovati a marzo "quasi certamente" appartenevano al Boeing 777 scomparso l'8 marzo 2014, dicono gli esami australiani

L’Australian Transport Safety Bureau (ATSB), l’agenzia federale australiana che si occupa di incidenti su mezzi di trasporto, ha confermato che due rottami ritrovati a fine marzo in Mozambico e Sudafrica “quasi certamente” appartengono al volo MH370 di Malaysia Airlines, partito l’8 marzo 2014 con 239 persone a bordo da Kuala Lumpur, in Malesia, e scomparso durante il volo in quello che è stato in questi due anni il più grande mistero del volo aereo. Finora sono stati ritrovati in tutto cinque pezzi quasi certamente appartenuti al volo MH370, senza che però si sia chiarito cosa sia successo all’aereo, un Boeing 777: al momento l’ipotesi più probabile è che sia precipitato in una zona remota e meridionale dell’Oceano Indiano – molto più a sud della sua destinazione originaria: l’aeroporto di Pechino, in Cina – ma la causa dell’incidente è tuttora ignota.

I due pezzi recentemente identificati dall’ATSB sono stati trovati a circa una settimana di distanza: il 21 marzo un archeologo sudafricano trovò un pezzo di metallo con disegnato il logo dell’azienda produttrice di motori Rolls-Royce. L’ATSB ha detto che “quasi certamente” appartiene alla cappottatura – cioè alla cassa di protezione – del motore del volo MH370.

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Il 30 marzo è stato invece trovato nell’isola di Mauritius l’altro rottame che “quasi certamente” appartiene alla cabina dei passeggeri dell’MH370. Il Guardian scrive che «stando agli investigatori australiani, il disegno, il colore e la consistenza del pannello interno corrispondono a quelli usati solamente da Malaysia Airlines sui Boeing 777 e 747».
In precedenza, le autorità australiane avevano ritrovato tre pezzi quasi certamente appartenuti all’MH370: un pezzo dell’ala e due appartenenti allo stabilizzatore dell’aereo. Le ricerche dei resti dell’aereo stanno proseguendo: BBC scrive che se ne stanno occupando Australia, Malesia e Cina, che finora hanno coperto un’area superiore ai 105mila chilometri quadrati. I tre paesi, aggiunge BBC, si sono detti d’accordo a interrompere le ricerche nel caso che entro la metà del 2016 non vengano trovate “nuove credibili informazioni” sulla sorte del volo.