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  • Mercoledì 20 aprile 2016

La Lettonia vuole vietare il niqab (alle tre donne che lo indossano)

È una storia buffa ma indicativa di un fenomeno più ampio

Riga, Lettonia (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
Riga, Lettonia (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Il governo della Lettonia vuole approvare una legge che vieti alle donne musulmane di indossare nei luoghi pubblici il niqab, cioè il velo che copre tutta la faccia. Secondo il ministro della Giustizia, Dzintars Rasnacs, è un provvedimento necessario per proteggere la cultura lettone e rispondere alle preoccupazioni di sicurezza emerse con gli straordinari flussi migratori degli ultimi due anni. È un tipo di legge che hanno approvato o stanno discutendo diversi paesi dell’Europa orientale e centrale (il Tagikistan se l’era presa con la barba, per esempio), dove ci sono molte resistenze all’accoglienza di migranti di religione musulmana. In Lettonia, comunque, c’è una situazione molto particolare: il New York Times scrive che le donne che indossano il niqab in tutto il paese sono su per giù tre, su una comunità musulmana che conta in tutto circa mille persone.

Rasnacs fa parte di Alleanza Nazionale, un partito di estrema destra che alle ultime elezioni ha ottenuto otto seggi al Saeima, il Parlamento unicamerale della Lettonia. Secondo Rasnacs, la legge sul niqab otterrà un’ampia maggioranza in Parlamento ed entrerà in vigore dal gennaio del 2017.

Negli ultimi mesi è cresciuta l’ostilità di molti lettoni nei confronti della comunità musulmana, soprattutto verso le tre donne che indossano un niqab. Una di loro, Liga Legzdina, 27 anni, ha raccontato al New York Times di subire sempre più spesso violenze verbali. Legzdina non è una migrante: è nata in Lettonia, ha cittadinanza lettone e si è convertita all’Islam quando era adolescente, dopo un viaggio in Egitto. In diverse occasioni è stata insultata e aggredita verbalmente sui mezzi pubblici di Riga, la capitale della Lettonia e la città dove vive. Legzdina ha raccontato che le persone le urlano “torna da dove sei venuta!”, reagendo però con imbarazzo quando lei risponde in perfetto lettone.

La Lettonia non è stata coinvolta finora nei flussi migratori: il New York Times scrive che «difficilmente può essere considerata una destinazione privilegiata per i migranti, dati i suoi inverni gelidi e il suo logoro sistema di welfare». Il governo lettone, di centrodestra, è stato molto riluttante ad accettare il ricollocamento di un certo numero di migranti arrivati in territorio europeo entrando dall’Italia e dalla Grecia. Rispondendo alle richieste dell’Unione Europea, ha accettato di accogliere 776 richiedenti asilo tra il 2016 e il 2017: il piano sta andando però molto a rilento e finora sono arrivati in Lettonia solo sei richiedenti asilo (è un problema che comunque riguarda diversi paesi europei, favorevoli sulla carta al ricollocamento ma restii a metterlo in pratica). Il governo sembra non volere pagare il costo politico che deriverebbe dall’accoglienza di richiedenti asilo – soprattutto siriani e iracheni – anche per l’intensa campagna portata avanti dalle forze di estrema destra su una presunta “invasione islamica” e sull’enfatizzazione dei pochissimi casi di “foreign fighters” lettoni andati a combattere con lo Stato Islamico in Siria.