Di chi sono i diritti di una foto di un’opera d’arte?

Sono degli artisti, secondo la Corte Suprema della Svezia, che ha condannato Wikimedia per averle messe online gratuitamente

(Ronaldo Schemidt/AFP/Getty Images)
(Ronaldo Schemidt/AFP/Getty Images)

Lunedì 4 aprile la Corte Suprema della Svezia, il più alto organo giudiziario del paese, ha stabilito che la divisione svedese di Wikimedia viola le attuali leggi sui diritti d’autore, mettendo a disposizione gratuitamente nel proprio database fotografie protette da copyright. Wikimedia è la fondazione che gestisce, tra i suoi vari progetti, l’enciclopedia online Wikipedia e il database Wikimedia Commons. Fu fondata dall’imprenditore Jimmy Wales nel 2003, ed è un’organizzazione senza fini di lucro. La divisione svedese di Wikimedia era stata denunciata in un tribunale di Stoccolma dal Bildupphovsrätt (BUS), un’organizzazione che rappresenta circa 8.500 fotografi, pittori e designer svedesi, perché nel suo database erano state messe a disposizione foto che mostravano opere protette dai diritti d’autore mentre erano esposte in luoghi pubblici, senza il consenso degli autori delle opere.

La Corte Suprema della Svezia ha detto che è permesso scattare foto di questo tipo al pubblico, ma metterle a disposizione in maniera gratuita e illimitata su un database è tutta un’altra questione: la Corte ha spiegato che «un database di questo tipo può avere un valore commerciale non insignificante. La Corte ritiene che questo valore sia di proprietà degli artisti». Anna Troberg, direttrice della divisione svedese di Wikimedia, ha detto: «Siamo naturalmente molto delusi. La riteniamo un’interpretazione delle leggi sul copyright anacronistica e restrittiva. E va anche contro le linee guida della Corte europea dei Diritti Umani». Troberg ha spiegato che prima di decidere cosa fare, Wikimedia svedese consulterà gli avvocati della divisione americana. L’ammontare dei danni che Wikimedia svedese deve pagare al BUS sarà stabilito da un tribunale di Stoccolma.

In un comunicato, la fondazione ha scritto che «la decisione della Corte Suprema mostra che abbiamo una legge sul copyright non al passo con i tempi, e che non fa sufficientemente i conti con la realtà digitale in cui viviamo», sostenendo che allo stesso modo potrebbero essere perseguiti per violazione dei diritti d’autore i turisti che si scattano i selfie davanti a opere d’arte, diffondendoli poi sui social network. Il BUS invece si è difeso dicendo di aver proposto un accordo economico a Wikimedia svedese – nell’ordine di «diverse migliaia di corone svedesi all’anno» (una corona equivale a circa dieci centesimi di euro) – che però la fondazione aveva rifiutato, scegliendo invece di spendere «centinaia di migliaia di corone in avvocati».

Quello dei diritti d’autore delle foto che mostrano opere d’arte (o monumenti) è un tema controverso e discusso da molti anni: spesso è esteso dai musei anche ai quadri che espongono, consentendo alle agenzie fotografiche di fotografarli solo nel contesto più ampio della sala in cui sono appesi. Questo tra le altre cose ha generato un genere fotografico particolare e riconoscibile: quello delle foto di “gente che guarda quadri”.