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  • Giovedì 4 febbraio 2016

La conferenza sulla Siria è già stata sospesa

Dopo meno di una settimana e prima ancora che si iniziasse a discutere davvero di qualcosa: l'ONU dice che non è un fallimento ma la distanza tra ribelli e governo rimane enorme

Staffan de Mistura a Ginevra (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)
Staffan de Mistura a Ginevra (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)

La conferenza di pace sulla Siria iniziata venerdì scorso a Ginevra, in Svizzera, è già stata sospesa. Staffan de Mistura, l’inviato speciale dell’ONU per la Siria e primo promotore dei colloqui di pace, ha detto che «c’è ancora molto lavoro da fare, non solo da parte nostra ma anche da parte dei partecipanti». De Mistura ha detto ai giornalisti che l’ostacolo più grande ai colloqui è stato il rifiuto del regime di Bashar al Assad di eliminare o alleviare l’assedio mantenuto dai soldati siriani a diverse città controllate dai ribelli. In molti casi l’assedio ha comportato un blocco totale o parziale dei rifornimenti di cibo e di medicine, creando crisi umanitarie come quella di Madaya, di cui si è parlato anche sui giornali italiani. Per la delegazione di ribelli presenti a Ginevra la rimozione totale o parziale dell’assedio era la precondizione per iniziare i colloqui.

De Mistura ha anche specificato che la decisione di sospendere i colloqui non deve essere interpretata come la fine o il fallimento dei negoziati di pace, e ha aggiunto che i lavori riprenderanno non oltre il 25 febbraio. Il New York Times ha scritto che «di fatto de Mistura ha passato la palla ai paesi che sostengono ciascuna parte della guerra in Siria», visto che i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Russia e diversi altri paesi mediorientali si incontreranno giovedì prossimo in Germania. Già nella fase precedente all’inizio dei colloqui c’era stati parecchi problemi a mettere d’accordo tutti gli stati coinvolti nella guerra in Siria: per esempio la Turchia aveva chiesto e ottenuto che non fossero invitati i curdi siriani, che combattono lo Stato islamico (o ISIS) nel nord della Siria ma che allo stesso tempo sono visti come uno dei principali pericoli per la sicurezza dal governo turco.

A Ginevra, oltre alla delegazione che rappresenta il regime di Assad, era anche arrivato un gruppo di ribelli dell’High Negotiation Committee, una coalizione di opposizioni siriane appoggiata dall’Arabia Saudita. Tra le due delegazioni rimangono ancora moltissime differenze e al momento sembra difficile che possano essere superate, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite. Il tema più grande è l’eventuale permanenza di Assad al potere: finora l’High Negotiation Committee, l’Arabia Saudita e la Turchia sembrano intenzionati ad accettare solo un accordo che includa un processo di transizione politica e la fine della presidenza di Assad. Intanto i ribelli hanno scritto che non ritorneranno a Ginevra finché «non vedranno progressi sul campo».