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  • Lunedì 25 gennaio 2016

Le critiche alla Grecia sui migranti

Diversi paesi europei la accusano (forse a ragione) di non fare abbastanza, ipotizzando una sua uscita da Schengen: la Commissione Europea però ha smentito tutto

(AP Photo/ Yorgos Karahalis)
(AP Photo/ Yorgos Karahalis)

Da lunedì 25 gennaio è in corso ad Amsterdam una riunione informale di ministri degli Interni e della Giustizia europei per parlare della stabilità del trattato di Schengen, che permette la libera circolazione di tutti i cittadini dell’Unione Europea attraverso gli stati membri, e la gestione dell’enorme flusso di migranti in arrivo dal Medio Oriente iniziato la scorsa estate. Uno dei temi di cui si è più parlato prima della riunione, e che verosimilmente sarà anche affrontato nei prossimi giorni, è la gestione da parte del governo greco dei migranti che arrivano dalla Turchia, da mesi criticata per la sua scarsa efficienza.

Nelle ultime settimane diversi paesi europei hanno accusato la Grecia di non fare abbastanza per gestire e moderare l’arrivo dei richiedenti asilo: i governi di Austria, Germania e Svezia – i tre paesi che insieme hanno accolto il 90 per cento dei richiedenti asilo arrivati in Europa nel 2015 – si sono lamentati del fatto che la Grecia non registri tutti i richiedenti asilo che arrivano nel proprio territorio come sarebbe richiesto dagli accordi di Dublino, e che abbia attivato dei controlli alle frontiere troppo blandi. Due funzionari europei hanno detto al Wall Street Journal che alcuni governi europei stanno valutando la possibilità di escludere temporaneamente la Grecia dal trattato di Schengen. L’Austria ha esplicitamente citato questa ipotesi. Il ministro degli Interni svedese ha detto a Reuters che «se un paese non rispetta gli obblighi a cui è sottoposto, dovremo limitare i suoi legami con l’area Schengen». Lunedì pomeriggio gli allarmismi sulla possibile uscita della Grecia da Schengen sono stati smentiti dalla portavoce della Commissione Europea Natasha Bertaud, che su Twitter ha fatto sapere che «nessuno sta parlando di “una sospensione di” o dell'”esclusione da” Schengen»: ma le critiche nei confronti della Grecia restano valide.

Solamente nel 2015, in Grecia sono arrivati dalle coste turche più di 850mila migranti. Gli accordi di Dublino sull’immigrazione, stipulati nel 1990, stabiliscono che a doversi occupare della domanda di un richiedente asilo debba essere il primo paese in cui questa persona mette piede. Secondo diversi giornalisti ed esperti di immigrazione dall’inizio di questo nuovo flusso la Grecia ha spesso evitato di registrare i richiedenti asilo che arrivavano sul proprio territorio, lasciandoli proseguire agilmente verso altri paesi facendo finta di nulla. La cosa, infatti, non conveniva né a loro né ai migranti: la Grecia avrebbe dovuto impegnare decine se non centinaia di impiegati o membri delle forze armate per effettuare il processo di registrazione e per esaminare le domande di asilo, con un notevole consumo di risorse. La stragrande maggioranza dei migranti inoltre non vuole fermarsi in Grecia – un paese che da anni è in profonda crisi economica – ed è restia a dare le proprie impronte digitali prima di arrivare in Austria o in Germania.

A dicembre la Grecia si è accordata con la Commissione Europea per aumentare la collaborazione con la polizia di frontiera europea per il controllo dei confini, e la Commissione ha promesso 80 milioni di euro di aiuti al suo governo per creare nuovi alloggi temporanei per i migranti. Al contempo la Grecia ha stretto un accordo con Frontex, l’agenzia europea che coordina il controllo delle frontiere dell’Unione, per impiegare personale aggiuntivo dell’agenzia nella gestione dei processi di registrazione al confine con la Macedonia. Il governo greco ha anche accettato l’arrivo di forze armate da paesi stranieri per sorvegliare le proprie frontiere. Il Wall Street Journal spiega che la Grecia nelle ultime settimane ha effettivamente aumentato i processi di registrazione e i controlli di frontiera, ma che secondo alcuni paesi questo non è abbastanza. Reuters scrive che secondo diversi paesi europei la Grecia non sta usando a sufficienza i soldi che le sono stati messi a disposizione, e fa notare che dei cinque “hotspot” – cioè centri di accoglienza e registrazione rapida per i migranti – da costruire in territorio greco, solo uno è operativo.

Ioannis Mouzalas, il ministro greco per l’Immigrazione, ha ammesso che il suo paese ha gestito il flusso di migranti con difficoltà, ma ha fatto notare che gli altri stati dell’Unione non hanno aiutato la Grecia a sufficienza. Associated Press ha scritto che parlando con i giornalisti, Mouzalas ha fatto notare che il governo greco aveva chiesto a Frontex 1.800 agenti ma che ne ha ottenuti 800, e che delle 28 navi richieste per la guardia costiera ne ha ricevute solo 6.

Contrariamente alle previsioni fatte da molti esperti nell’estate del 2015, questo inverno il traffico di migranti dal Medio Oriente verso l’Europa non è calato sensibilmente come accaduto negli anni precedenti. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, da quando è iniziato il 2016 «poco meno di 37mila migranti e richiedenti asilo sono arrivati in Italia e in Grecia via mare, una cifra circa dieci volte superiore a quanti erano arrivati nel 2015 considerando lo stesso periodo».